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Nella foto di Christian Hamel, Redy Montico al Festival di Massy con Remy Demantes (aucirque.com)
Redy Montico è fra i più giovani ammaestratori di animali. Ha quasi 41 anni (li compirà il prossimo settembre) ed è l’esempio concreto dell’arte dell’ammaestramento in dolcezza che si è andata affermando nel corso degli anni e che oggi è diventata il linguaggio condiviso dalla nuova generazione di artisti che entra nelle gabbie e dialoga alla pari, si potrebbe dire, con leoni e tigri. La confidenza è incredibile fra essere umano e animali esotici sulla pista di segatura e l’intesa perfetta.
E’ figlio d’arte visto che il papà Gaetano è un veterano nella stessa disciplina. Ma Redy Montico non è stato spinto “in gabbia” dal padre, che anzi avrebbe preferito qualcosa di meno insidioso per il figlio. Al cuore, però, non si comanda: “in effetti mio papà non aveva piacere che io facessi l’ammaestratore, tanto è vero che aveva fatto in modo di non fare riprodurre le sue due tigri proprio perché in questo modo i domatori della famiglia Montico sarebbero andati ad “esaurimento”. Ma sfortunatamente per lui (sorride Redy, ndr) erano rimasti un maschio e una femmina, ed io li ho fatti accoppiare di nascosto… Così sono nati tre cuccioli coi quali ho iniziato a provare e alla fine l’ho messo davanti al fatto compiuto”. L’avventura in gabbia inizia dunque da tre cuccioli ammaestrati dietro le spalle di papà, che però oggi va orgoglioso del figlio, considerato nel settore uno dei migliori, premiato ai festival e sempre alle prese con nuovi numeri coi quali ammaliare il pubblico.
Redy al ventesimo Festival International du Cirque di Massy (foto Festival Massy)
Che la sua non sia stata una scelta obbligata lo conferma anche un altro dato, l’età d’inizio: “Avevo poco meno di vent’anni”, ricorda. I primi passi davanti al pubblico dello chapiteau li ha mossi come giocoliere, ma ben presto si è accorto che il talento era un altro: “Come giocoliere me la cavavo solo a livello di simpatia perché per raggiungere grandi traguardi non ero molto portato, mentre ho scoperto quasi subito di essere portato per l’addestramento, disciplina nella quale penso di avere una predisposizione naturale”.
Cavalli e felini sono la sua passione, ma – assicura Redy – “un po’ tutti gli animali mi riesce molto bene addestrarli”.
Cominciamo proprio da qui la nostra intervista: come si insegna ad una tigre a camminare in piedi sulle zampe posteriori, numero che tu hai presentato in varie occasioni, compreso a Circo Massimo su Rai3?
Premetto che all’epoca una sola tigre camminava in debout, mentre in seguito quel numero l’ho perfezionato con due tigri che si muovono in coppia in debout, e questo è un po’ il mio primato.
Come prima cosa si cura la preparazione della muscolatura dell’animale, che con il gioco viene abituato a compiere una specie di flessione: da seduto è stimolato ad alzarsi sulle zampe posteriori per prendere un pezzo di carne, in questo modo anche i muscoli della schiena si irrobustiscono e l’animale diventa in grado di eseguire esercizi senza affaticarsi e stressarsi. Una volta che ha imparato a mettersi in piedi, incomincio a insegnargli a camminare spostandogli la carne sempre un po’ più avanti, e la carne rappresenta anche il premio per i risultati ottenuti. Va detto che i felini sono animali molto intelligenti ed apprendono rapidamente.
Quindi nessun tipo di forzatura e violenza per ammaestrare un animale…
Assolutamente no, si ammaestra con metodi che escludono in qualunque modo la violenza, facendo leva sul gioco e sulla predisposizione naturale dell’animale a compiere determinati movimenti.
Quanto tempo è necessario ad esempio per preparare un numero di debout con le tigri?
Non meno di 7 o 8 mesi per avere un esercizio finito, per preparare il debout doppio ho impiegato quasi due anni.
Cosa pensi dei continui attacchi al circo da parte degli animalisti?
Credo che non siano giustificati. Gli animalisti non sanno come stiano davvero le cose… attaccano per partito preso. Se avessero coscienza di come avviene l’addestramento, dei metodi in dolcezza utilizzati, dei nostri sacrifici per farlo, del tempo che dedichiamo e soprattuto della passione e dell’impegno, cambierebbero idea. Anche chi conosce minimamente gli animali sa che sarebbe contro natura e controproduttivo far uso della violenza, perché l’animale perderebbe la fiducia nei confronti dell’uomo. Se gli animalisti, anziché sputare sentenze venissero a vedere come stanno le cose, seguissero le prove, l’addestramento… Basterebbe che ci seguissero per una settimana per rendersi conto di essere totalmente fuori strada. Purtroppo domina parecchia ignoranza e anche malafede, gli animalisti più fanatici vivono chiusi nel loro mondo fatto di convinzioni costruite senza riscontri con la realtà.
Credi che i circhi italiani potrebbero fare qualcosa di più per far cambiare idea alle persone più prevenute?
Non credo …mia sorella Bianca col suo Movimento Giovanile sta cercando di andare in questa direzione ma non penso che si otterrano grandi risultati.
Foto di gruppo all'ultima edizione del Festival di Massy, dove Redy Montico ha conquistato l'oro
Perché?
Da parte dei tantissimi che vengono al circo c’è l’interesse a vedere l’esercizio finito, c’è fiducia nella gente del circo perché il pubblico sa che l’intesa che vede nello spettacolo fra ammaestratore e animale non può essere che il frutto di un amore quotidiano. Dunque chi viene già al circo ama questo genere di spettacolo e non ha bisogno di essere convinto di nulla. Da tempo poi i circhi hanno adottato il criterio delle “porte aperte” e chiunque può vedere come avvengono le prove con gli animali, quindi chi vuole ha modo di sincerarsi di persona. Che altro si dovrebbe fare? Purtroppo i circhi non hanno le risorse per affrontare grandi campagne di comunicazione, come invece fanno gli animalisti. E noi non veniamo nemmeno invitati dalle televisioni o contattati dai giornali, che sentono solo la campana animalista. Forse una possibilità sarebbe quella di sfruttare la rete, internet, per divulgare la vera realtà del circo con animali. Per quanto riguarda gli animalisti, come ho già detto, a loro non interessa capire veramente se le cose stiano come dicono loro oppure no, preferiscono fermarsi a qualche centinaio di metro dal tendone e lanciare le loro accuse.
Qual è il tuo curriculum di ammaestratore?
Fino alla fine degli anni 90 ho lavorato nel mio circo di famiglia, poi in vari circhi in Italia e all’estero e in numerosi festival…
Qualche nome?
Circo di Mosca, circo Faggioni in Spagna, con Daniele Orfei, Zavatta Haudibert in occasione della stagione in Grecia, sempre in Grecia con il complesso di Enis Gattolin (toccando anche l’Italia), due anni con la famiglia Carbonari, poi col Lidia Togni, Embell Riva, Medrano ed altri, compresa Francia, Bulgaria, in Germania al circo Krone… Per quanto riguarda i festival, Latina, Domont, Fête Lilloise e Massy in Francia, Olanda, Golden Circus di Liana Orfei, Circo Massimo, e poi i miei animali sono spesso in tournée con altri circhi.
In questo momento in cosa sei impegnato?
I miei animali al momento sono scritturato in vari circhi, i leoni ad esempio sono con mio fratello Denny al Royal Circus della famiglia Dell’Acqua. Io durante l’estate rimarrò a casa per preparare un nuovo numero di leoni e leontigri per la prossima stagione.
Una novità assoluta dunque…
L’idea è senz’altro una novità ma mi ha preceduto di un soffio Tommy Dieck col numero che presenta da Herman Renz.
Lo scorso gennaio hai vinto la “pista d’oro” al Festival di Massy: soddisfatto?
E’ stata una delle più belle gratificazioni. Non pensavo che avrei vinto l’oro, anche se lo speravo, e averlo fatto in un festival “specializzato” come quello di Massy è stata una bellissima soddisfazione. Fra l’altro è molto bello lavorare in Francia, l’accoglienza è eccellente, lì il pubblico e le istituzioni hanno un grande rispetto per la nostra professione, cosa che purtroppo manca un po’ in Italia. La cultura del circo in Francia, ma direi anche in Germania, Olanda, è molto sviluppata. La Francia però è quella che mi attrae di più.
(Foto Festival Massy)
Da come parli mi sembra che tu stia preparando qualcosa di importante in Francia.
La prossima stagione sarò al Cirque d’Hiver della famiglia Bouglione con un numero di tigri preparato appositamente per l’occasione.
Un giovane come te vede un futuro per il circo in Italia?
Da quando ero bambino sento dire che il circo è finito, sono passati quasi 40 anni e il circo continua a vivere bene. Sono ottimista, penso che il circo continuerà ad esistere … Nonostante la crisi che attanaglia tutti i settori dello spettacolo, il circo è quello che forse se la cava meglio. Penso che si dovrà tribolare in futuro, soprattutto a causa della burocrazia e dei soliti problemi legati alle piazze, ma il circo non finirà.
Non vorrei farti scoprire troppo le carte, ma puoi dirci qualcosa sul nuovo numero di animali che stai preparando?
Fra leoni e tigri vedrà in pista dieci felini, impegnati in debout, salti e soprattutto nel numero della ruota, con la tigre che cammina all’interno e il leone sopra. Inizierò a breve a prepararlo e il primo a portarlo in pista sarà mio fratello Denny ed io tornerò a lavorare con i leoni che al momento sono con lui.
Claudio Monti