Qual è stato il tuo approccio col circo? Tu sei stato iscritto al Club Amici del Circo, se non sbaglio?
Non ricordo bene ma devo essere rimasto iscritto al Club dal 1989 al 1992 circa, dopodiché la mia amicizia per il Circo è diventata così importante che mi sono aggregato al Circo di Moira: forse fu un segno del destino perché l’unico raduno dell’associazione a cui ho partecipato fu proprio al Circo di Moira a Bologna, se ti ricordi andammo assieme. Ho frequentato comunque altri circhi che toccavano Padova e come ben
ricordi abbiamo fatto anche alcune gite assieme.
Come ben sai la mia amicizia con la famiglia di Walter e Moira nasce qualche anno prima del 1994 quando per gioco ero venuto a passare un periodo di vacanza al Circo dopo la mia Laurea; infatti mi ero avvicinato al Cadec e alla famiglia Nones Orfei grazie a Bernhard Jostmann (fratello gemello di Theodor attualmente con noi), discendente da una famiglia tedesca di circensi e successivamente addestratori di animali per Barum, Franz Althoff, Hagenbeck e Klant; “Berni”, come veniva chiamato, infatti collaborava ancora per Walter Nones anche se gestiva il maneggio vicino a Padova che io frequentavo, proprio tramite lui mi ero avvicinato di più a questo mondo che in ogni caso amavo sin da piccolo. Mi laureai nel marzo del 1994 e poco dopo, precisamente il 31 maggio 1994, ho raggiunto il circo che si stava trasferendo a Lubiana e da lì iniziò la mia avventura.
Quali ruoli hai ricoperto all’inizio e di cosa ti occupi ora al circo?
Walter mi chiese di dare un’occhiata alla cassa assie- me all’agente che organizzava la tournee, poi piano piano gli impegni aumentarono avendo preso anche l’impegno di lavorare in ufficio; ho avuto degli ottimi colleghi che mi hanno fatto conoscere questo mondo e tanti segreti come Ugo Landi e Sergio Cardona. Casualmente poi rimanemmo scoperti con il presen- tatore e così per gioco iniziai anche questa seconda o terza attività nel marzo del 1999. Sicuramente per il pubblico sono più in vista in questa mia veste, ma ciò che mi impegna di più è il lavoro che ricopro nell’amministrazione dell’impresa.
Qual è stato il fattore che ha fatto scattare l’attrazione, il richiamo irresistibile per il circo?
In realtà la passione per il circo penso di averla avuto nel mio DNA.
Qual è il ruolo che preferisci tra quelli che ricopri attualmente al circo?
Mi attira e mi interessa particolarmente la parte artistica quindi tutto ciò che riguarda lo spettacolo, specialmente la ricerca di nuove attrazioni e tutto quanto può portare novità e successo di pubblico. Comunque, vivendo ancora il Circo da vero appassionato, mi faccio coinvolgere con entusiasmo da tutti gli aspetti che ruotano intorno a questo mondo.
Quali sono le difficoltà di gestione di un circo come quello di Moira Orfei?
Secondo me le difficoltà maggiori sono quelle legate alle grandi dimensioni di un complesso come il Nostro, quindi organizzazione del personale, alti costi di gestione, parco automezzi e naturalmente il reperimento di aree adeguate e dignitose che possano ospitare la nostra struttura. La massiccia burocratizzazione del sistema Italia crea forse i maggiori problemi organizzativi.
Come vedi l’attuale congiuntura per il circo italiano e per il vostro in particolare?
Sicuramente il periodo di crisi che sta attraversando il nostro paese crea dei risvolti pesanti anche sul nostro mondo, la gente avendo meno disponibilità va a risparmiare su tutto ciò che non è di prima necessità; a mio avviso però bisogna essere capaci di non andare mai a toccare la qualità dello spettacolo che è sempre un investimento per il futuro e un fattore che alla lunga paga anche in tempi di crisi.
Forse mi ripeto ma la qualità premia sempre: il pubblico – che per fortuna da Noi spazia in tutte le fasce d’età – deve sempre rimanere soddisfatto di ciò che vede. Solo così si crea una buona pubblicità non solo in tempi brevi ma anche per il futuro, si crea cioè quella fidelizzazione che crea un rapporto tra il circo e gli spettatori. Sono convinto che dire Moira sia un sinonimo di qualità e lo confermano i numerosi riscontri personali che ricevo dalla gente su questo tema.
Sotto il profilo umano cosa ti ha dato e cosa ti dà l’esperienza circense?
Senza timore di essere banale dico che il circo è una grande scuola di vita, bisogna gestire una vera comunità viaggiante sotto tutti gli aspetti, riuscire a risolvere tante difficoltà che si presentano tutti i giorni e del tipo più disparato. Non è facile, ma riuscire a portare avanti questo tipo di vita – per giunta non essendoci nato – mi dà grande soddisfazione.
Come vedete, quella di Giorgio Vidali è una storia esemplare, una di quelle che potrebbero fare la felicità degli agiografi del circo. Ma in realtà si tratta semplicemente del perfetto esempio di come il contributo di forze provenienti dall’esterno del mondo delle famiglie di tradizione costituisca un valore aggiunto determinante per la crescita di un’impresa circense. Se poi ci si mette anche la passione tipica di un “Amico del Circo” il valore aumenta ancora.
Francesco Mocellin
L’intervista a Giorgio Vidali è contenuta sulla rivista Circo, ottobre 2012.