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Patch Adams

 

Servizio e fotografie di Stefania Ciocca

Il Milano Clown Festival si è aperto quest’anno il 9 marzo, e rispetto agli altri anni ha contato un giorno di più, per un totale di quattro giornate.
L’appuntamento aggiuntivo che ha tenuto a battesimo l’inaugurazione dell’edizione 2011 si chiama “Patch Day”, dal nome del celebre ospite, Patch Adams.

Patch Adams alla Casa della Carità

Hunter “Patch” Adams (1945) è celebrato dai più come il fondatore della clown terapia, ma in verità lui non ama questa parola, così come non la ama in generale applicata a qualsiasi altro vocabolo (a ben vedere oggi abbiamo una seria inflazione di terapie di svariato tipo o provenienza). E’ molto difficile, dopo aver sentito parlare Patch Adams, ricondurre per rigore di sintesi la sua figura a una definizione o anche solo ad un’ideologia. Adams si afferma un sovvertitore del capitalismo, ma in realtà non ha stima per nessun tipo di governo, e quando si definisce comunista lo fa per provocazione alla sua patria natìa, proponendosi comunista esattamente come lo era Gesù. Vuole sovvertire il capitalismo (quando dice ciò fa una risata satanica) e sta combattendo la dura lotta per ottenere, negli Usa, l’assistenza sanitaria gratuita per tutti.
Forse l’unica definizione che concede di sé è quella che lo vede nei panni di un umanista, e cioè di colui che ama l’umanità. Ed è una persona felice (disgustosamente felice, dice di sé: “Se qualcuno nei paraggi è determinato a sentirsi miserabile io posso diventare molto pericoloso”) in quanto ha scelto di essere tale come atto politico.
Per chi ha già familiarità con questa figura non è una novità sapere qual è stata la causa che lo ha portato al famoso bivio, davanti al quale prima o poi tutti ci troviamo, dove la scelta diventa una questione di vita o di morte. Figlio di un membro dell’esercito americano, Patch vive infanzia e adolescenza girando da una base militare all’altra, finché, quando ha 16 anni, il padre muore. Da quel momento comincia a realizzare che la realtà disumanizzata in cui si trova è davvero terribile, e ciò si acuisce dopo che con la madre e il fratello fa ritorno negli Usa, più precisamente nel sud del paese, dove all’epoca erano in corso le lotte della popolazione nera per avere il riconoscimento dei diritti primari.

Alla conferenza stampa

Patch Adams, adolescente sensibile e fragile, finisce così per tre volte in clinica psichiatrica dopo aver tentato il suicidio svariate volte. E in clinica, a 18 anni, ha una sorta di “illuminazione” che gli permette finalmente di capire che può decidere cosa fare della sua vita e, soprattutto, chi essere. E’ stato lì, in quel momento, che ha deciso di essere felice. E insiste proprio sul fattore decisionale: tutti noi, esattamente come scegliamo che vestito indossare al mattino, possiamo scegliere che Io essere. La chiave sta nel dire “Io sarò felice”, e non cedere a facili concessioni come “potrei, sarei, dovrei….”. Una ferma decisione come atto politico.
Questo è il contenuto, vasto, di cui Patch ha parlato la mattina di martedì 9 marzo, ospite alla Casa della Carità costruita per volontà di Don Colmegna, presente all’evento. Dopo aver incontrato e parlato con gli ospiti della Casa, per l’occasione riuniti nell’Auditorium dove si teneva uno spettacolo offerto dai Pic (ovvero: Pronto Intervento Clown, i volontari che animano il Milano Clown Festival), Patch Adams insieme all’assessore alla cultura Massimiliano Finazzer Flory, all’organizzatore del festival Maurizio Accattato (conosciuto come il clown Moriss) e a Don Virginio Colmegna incontra la stampa, e le domande diventano una sorta di pretesto per l’esternazione di alcuni suoi pensieri e principi cardine: essere felice sempre e comunque, essere infinitamente grato per milioni di motivi, l’amore per la vita e consapevolezza (per nulla pessimistica, dato il soggetto, ma semplicemente realista) che il nostro ambiente ci sta dicendo lentamente addio e che noi non sopravvivremo al secolo in corso. Un altro motivo per essere felici e grati di esserci qui e ora.

L'incontro col pubblico

Un altro elemento per descrivere se stesso è l’aggettivo femminilità: “Se voi mi amate così come sono è perché vive dentro di me una componente femminile, grazie a mia madre”; a tal proposito cita una serie di esempi che dimostrano come le brutture del nostro mondo siano imputabili per la completa totalità all’uomo inteso come maschio, troppo impegnato ad inseguire il potere e a pensare a se stesso, quando in realtà tutto ciò che le donne vorrebbero sarebbe semplicemente collaborazione. Dice: “nessuna delle nostre nazioni è sicura per le donne che la abitano, e noi uomini dobbiamo sentirci colpevoli per tutto ciò”.
Quando gli viene domandato dell’amore, cosa significhi essere amorevoli, Patch Adams cita Alda Merini (curioso pensare che per gran parte della sua vita la poetessa milanese sia stata considerata una pazza, e che a dispetto di tutto abbia saputo dire “Io la vita l’ho amata perché l’ho pagata cara”) come sua poetessa italiana preferita e come autentico cantore dell’amore.
L’intervento dell’assessore Finazzer Flory insiste molto su un elemento fondamentale che nella nostra cultura occidentale è imperante: la scissione di corpo e anima. E afferma inoltre che il benessere deriva da unione di elementi fisici, psichici e soprattutto relazionali. Ecco perché la valenza della prima giornata del Milano Clown Festival 2011 è stata di così grande importanza: perché prefiggendosi la possibilità di donare sorrisi senza forzature ma come stile di vita (o atto politico) si ha la possibilità di coltivare il rapporto con l’altro per poter scardinare l’aridità che oggi è ormai quotidiana. A Milano anche troppo. Ed è a Milano, la città dove tutti si prendono troppo sul serio, che Moriss in conclusione della conferenza stampa lancia un appello: di non consumare anche questi momenti di incontro e testimonianza così come si è abituati a consumare voracemente tutto il resto. Di saper imparare e trarre del buono fermandosi ad ascoltare.
Per ascoltare viene offerta l’opportunità ai cittadini di poter incontrare dal vivo Patch Adams. Infatti la sera stessa, il medico clown ha incontrato presso lo chapiteau del Circo Pic (per la cui collocazione è stata appositamente scelta la fermata della metropolitana “Gioia”) i comuni cittadini milanesi e gli esponenti delle più importanti associazioni di Clownterapia (Dottor Sorriso, Fondazione Theodora, Ettore Sacchi, Roberto Pavan, e ClownOne che insieme a Patch Adams sta organizzando un workshop aperto a tutti per la prossima estate negli Stati Uniti) dando il via anche a un dibattito in cui a tutti è stata offerta la possibilità di far domande e chiedere come davvero si possa riuscire ad essere felici.
Il come Patch lo ha spiegato più volte durante la sua giornata, ed è esemplificativa l’affermazione “anche quando nessuno lo sarà, io continuerò ad essere felice. Scusate….”.