Quando la realtà, complice la neve, fa concorrenza ai sogni. Chi frequenta le sale cinematografiche non può non ricordare un film di Steven Spielberg in cui il protagonista, Tom Hanks, si vede costretto dalle circostanze a vivere all’interno di un terminal dell’aeroporto di New York senza poterne uscire. Fantasia? Mica tanto, se si pensa ai passeggeri provenienti dai paesi dell’Europa del Nord costretti a “soggiorni” fuori programma in aeroporti il cui traffico è bloccato dal maltempo. Leggo sul Corriere della Sera in data 23 dicembre che a Francoforte si è proceduto a una vera e propria organizzazione per ridurre nei limiti del possibile il disagio dei passeggeri. Quindi tende, brandine, coperte, generi alimentari. Solo questo? E no, e qui sta il punto cui volevo arrivare. Per intrattenere i bambini durante le lunghe e spossanti attese, la direzione dell’aeroporto ha predisposto anche un “servizio clown”. Sì, artisti specializzati e con la faccia dipinta che sono arrivati fin lì con le loro attrezzature predisposte a un pronto intervento risate. Ma ci rendiamo conto? E’ come dire che il recupero del sorriso viene catalogato fra i “generi di prima necessità”. Nulla di nuovo per chi, come il sottoscritto e sicuramente anche per i suoi lettori, considera da sempre il circo un genere di prima necessità per sè stesso, e per i suoi figli, e per i suoi nipoti. Ma una novità di notevole spessore per chi verso ilo circo ha sempre mantenuto un atteggiamento di distacco e sufficienza. Genere di prima necessità? Sissignori, così ha da essere quando si ha ha cuore l’igiene del viver bene. Speriamo che chi di dovere si ricordi della lezione. Perchè bisogna, assolutamente bisogna, essere consapevoli che il circo esiste anche quando la neve non intralcia il traffico aereo.
Ruggero Leonardi