Il saggio dell’Accademia d’Arte Circense è un evento (e il termine non è gonfiato nemmeno di mezza atmosfera) ogni anno godibilissimo, di spettacolo vero e di coinvolgimento emotivo perché esprime bravura indiscutibile ma anche il frutto di un anno di lavoro, di fatica, di conquiste, di legami maturati fra gli allievi e fra questi e i loro maestri (e anche in questo caso il termine non deborda di una mezza atmosfera da ciò che la realtà esprime).
Ieri sera si è tenuto l’ultimo dei quattro saggi che concludono l’anno accademico della scuola del circo di Verona, due riservati agli allievi esterni e due a quelli che frequentano i corsi a convitto. E il gran finale è stato appunto dedicato a questi ultimi.
Presentati da un monsieur Loyal che è ormai diventato una presenza fissa, Andrea Giachi, professionale ma allo stesso tempo divertente e divertito nel ruolo, gli allievi hanno entusiasmato il pubblico, peraltro molto qualificato in fatto di discipline della pista. C’erano infatti, Enis e Flavio Togni, Elio e Davio Casartelli, Nevio Errani, Loris Dell’Acqua, Roberto e Attilio Bellucci, Gaetano Montico, Gilberto Zavatta, Eugenio Larible, Livio e Corrado Togni, Alberto Sforzi e tanti altri.
Lo spettacolo è iniziato con il ritmo e l’eleganza del balletto, davvero un bel biglietto da visita, fresco e coinvolgente. Poi un terzetto di giocolieri (Zahara Sebbar, David Alessandrini e Sonny Caveagna) e Jennifer Nemeth alla rete aerea. Poi cinghie (Milena Michael e Stefani Stojcic, mentre Teylor Curatola a causa di una storta non ha potuto partecipare al numero senza però rinunciare a prendere parte a balletto e charivari) e filo (Zahara Sebbar, Debora Quiros, Michael Alessandrini, Eros Vinciguerra, Alessandro e Claudio Bellucci), passando per tessuti e trapezio a due (Giulia Caniato, Jennifer Nemeth, Stefani e Teresa Sojcic). Nei tre numeri che hanno chiuso la prima parte dello show si sono visti ottimi livelli di talento: Davide Campagna con la giocoleria, Dario e Michael Togni nei giochi icariani e ai pali Ljuba Medini, Sofia Prostetsova, Steve Alessandrini e Davio Anceschi.
Frizzante la seconda parte, con allievi che mostrano già una caratura artistica di rilievo, inaugurata da Claudio e Enis Togni al trampolino elastico. Poi Giulia Caniato al cerchio, buona qualità e ottima presenza, per arrivare alle verticali di Christopher Togni, fra i più applauditi insieme a Bruno Togni, promettente giocoliere (ieri sera si è destreggiato facendo roteare fino a sette palline), Adriana e Sarah Togni al trapezio a due, per approdare ad un’altra allieva di cui sicuramente sentiremo parlare ancora: Katrin Padovani (cinghie), veronese e che non appartiene ad una famiglia di circo. Charivari e gran finale per oltre due ore di spettacolo che è volato, come tutto ciò che è bello.
Va detto che il saggio di ieri sera ha visto anche un altro momento non meno significativo, anche se i protagonisti in pista non sono stati gli allievi. Ed è stato quando ha preso la parola il presidente dell’Accademia, Egidio Palmiri, per dare a modo suo “l’addio per pochi mesi a questi ragazzi che considero i miei figli”, ha detto. “Il mio più grande sbaglio è stato quando nel 1988 ho abbandonato Verona per recarmi altrove. Poi i Togni mi hanno richiamato più volte a tornare a Verona e devo ringraziarli per questo. L’assessore alla cultura della Provincia di Verona quando ha consegnato il premio a Flavio Togni, da poco tornato col Clown d’Oro da Montecarlo, ha detto che la città scaligera non ha solo due attrattive, l’Arena e il Balcone di Giulietta e Romeo, ma anche l’Accademia del Circo. Allora ho preso un impegno: Verona deve diventare la capitale circense d’Europa e vi prometto che questo impegno lo manterrò”. Applausi fragorosi hanno accompagnato queste parole. A proposito della famiglia di Enis Togni, Palmiri l’ha anche ringraziata perché – ha detto – “se stasera siete seduti qui, con palchi, luci e tutto quello che rende possibile questo spettacolo, lo dobbiamo ai Togni che ogni anno ci mettono a disposizione l’occorrente a costo zero”. E a questo punto Palmiri, come direbbe Gigi Marzullo, si è fatto una domanda e si è dato la risposta: “Mi dicono in tanti, ma chi te lo fa fare? Non sono solo i miei dipendenti, che definisco e soprattutto considero dei collaboratori, ma i genitori degli allievi di Verona, 70 dei quali hanno già iscritto i loro figli per il prossimo anno, che accompagnano tutti i giorni e li seguono con entusiasmo, sono loro che mi inducono a continuare su questa strada e mi danno soddisfazione del sacrifico che sto facendo”.
Infine i ringraziamenti ai collaboratori, dal direttore Andrea Togni a Ivana Gottani (“io sono ambidestro, non ho un braccio destro ma ne ho due”) e a “tutti gli istruttori che si dedicano, non come un lavoro ma come una missione, ad insegnare ai ragazzi quest’arte”. E tutti sono stati chiamati in pista e presentati uno ad uno, partendo dalle donne: Lillian Slavova, cerchio aereo e tessuti, Cinzia Marcantoni, verticismo, Giulia Fornaciari, contorsionismo, Katherine Kim Coll, danza classica e moderna, passando per gli istruttori: Nicolai Babacaev, giocoleria, Riccardo Macaggi, “mano a mano”, Marco Togni, trapezio e trapezino, Hristo Slavov, filo, Lachezar Yankov, acrobatica a terra e sostenuto.
Un altro colpo di scena prima di chiudere con lo spettacolo: “Adesso do una notizia e chiedo scusa di non averlo detto prima a Ivana, alla quale dico tutto”, ha detto Palmiri con un po’ di commozione: l’8 giugno, correva l’anno 1937, ho debuttato al circo Barum in Germania, e se la matematica non è un opinione, con questa sera sono 75 anni che io vivo sotto al tendone del circo. Non sarà un primato da Guinnes ma di certo un bell’obiettivo che auguro a tutti di raggiungere”. E a questo punto è arrivata la sorpresa nella sorpresa: Andrea Giachi ha chiamato in pista Antonio Buccioni, presidente dell’Ente Nazionale Circhi, che a Palmiri ha consegnato un quadro che somiglia ad un attestato: al centro una foto di Palmiri giovanissimo al circo, e la scritta: “Al Grande Ufficiale Egidio Palmiri, per i suoi primi 75 anni vissuti nel Circo e per il Circo”. Firmato: il Circo italiano. “Opportunamente abbiamo scritto per i suoi primi 75 anni”, ha sottolineato Buccioni.