Questa colorata esposizione prende il nome di Paper Cirkus ed è soltanto l’ultima creazione di questa artista e artigiana di Montalcino alla quale la luce e il colore della sua terra sicuramente hanno donato quell’energia e quel tocco di solarità che i suoi lavori esprimono.
Da mio padre, lui mi ha insegnato l’amore per il fare. In casa abbiamo sempre avuto una stanza dove creare e disegnare, io, lui e le mie due sorelle. Lui ha sempre spaziato molto tra varie tecniche e materiali: pelle, argilla, cuoio, fotografia, pietra, olio, legno.
Paper Cirkus è la tua prima prova di sapore circense o rispecchia una qualche tua passione latente?
Entrambe le cose: per ragioni logistiche sono vissuta a Montalcino fino ai vent’anni per cui non ho avuto molti incontri ravvicinati con il circo durante l’infanzia, anche se da ragazzina vidi il Cirque du Soleil a Chicago e ne rimasi affascinata. La curiosità di interpretare il circo mi è venuta apprezzando la bellezza e la magia delle opere d’arte di chi lo ha rappresentato in arte, primo tra tutti il grande Alexander Calder. E’ suo il circo che mi ha incantato.
Leggendo vari libri sul circo e documentandomi. L’idea delle sculture “volteggianti” è arrivata cercando un fil rouge che mi legasse ancora di più al grande artista al quale la mostra è collegata, avendo avuto l’onore di esporre nei foyer dei teatri coinvolti dalla tournée italiana di Arturo Brachetti. Lo spunto l’ho colto da una frase del grande Federico Fellini che metteva a confronto l’Augusto con il clown bianco… da lì mi si è accesa la lampadina delle sculture double face!
Qual è il pezzo della serie al quale sei più legata?
Il trampoliere e il nano. Poi c’è il leone al quale sono legata… sentimentalmente!
Da dove è nata l’occasione di esporre in concomitanza con lo spettacolo di Brachetti?
E che cosa significa per te poter esporre un lavoro circense nei grandi teatri visitati da Brachetti?
Non posso dire che sia un sogno perchè non ero neppure arrivata a pensare a una cosa del genere. Di sicuro rappresenta un’opportunità unica per mettere alla prova il mio lavoro e la mia creatività in qualcosa di gigante, perchè le mie opere dovevano almeno un minimo reggere il confronto con un grandissimo artista quale è Brachetti. E poi rappresenta ovviamente una chance splendida per far vedere il mio lavoro a un pubblico vastissimo visto che nella torunée sono passati davanti ai miei circensi una media di 1600 spettatori a serata, un pubblico certamente attento e sensibile
Per adesso sono tutti solo di cartapesta, ma anche fil di ferro e assemblaggi di materiali diversi che mi affascinano molto. Sono una persona che purtroppo si annoia facilmente e fare tante cose diverse e con differenti materiali tiene viva la mia curiosità. Il grande Calder è un maestro che mi piacerebbe omaggiare sperimentando qualche nuovo circense multimateriale.
C’è qualcosa che non hai ancora realizzato e che ti piacerebbe fare?
Si! Il funambolo in primis. Non l’ho fatto solo perchè nei foyer sarebbe stato difficile collocarlo date le svariate situazioni che ho incontrato. E poi mi piacerebbe fare anche l’elefante equilibrista, i trapezisti e tutto il pubblico intorno con le varie espressioni incantate. Presto il mio Paper Cirkus avrà nuovi elementi, è sicuro. Anche per questo non ho venduto i pezzi, perchè sono solo all’inizio.
Direi che provo a interpretare la vita, le persone e le storie che mi capita di “raccontare” con la leggerezza dei bambini, e in questo la mia formazione di illustratrice è piuttosto evidente se non anche invadente. E cerco di realizzare anche i piccoli lavori di artigianato che riempiono la mia bottega con originalità, divertimento e quando ci riesco con un po’ di poesia.
Stefania Ciocca