di Alessandro Serena
Un affetto smisurato. La scomparsa di Nando Orfei ha confermato quello che già si sapeva, ovvero che Nandino è stato fra i personaggi circensi più amati dai suoi colleghi e da tutti gli italiani.
La notizia della morte dopo lunga malattia ha fatto il giro dei notiziari di tutti i principali canali radiotelevisivi e di tutti i quotidiani, spesso con richiami in prima pagina. In un momento in cui i direttori delle testate di informazione stanno bene attenti a dare notizie che abbiano una base di attenzione elevata. In questo caso era palese che questo annuncio avrebbe scosso l’immaginario collettivo. Era forse dagli anni della scomparsa di Darix Togni che non si registrava un’attenzione e un cordoglio del genere.
Ogni testata ha ricordato la straordinaria carriera dell’artista, domatore, imprenditore che nel corso della sua vita terrena aveva raccolto straordinari successi, con pochi eguali nel circo italiano. Forse meglio di tutti l’ha raccontata Raffaele De Ritis su questo sito, con la sensibilità e la competenza che gli sono propri.
Ma durante le esequie nella chiesa Nereo e Achilleo di viale Argonne a Milano, gremita di gente del viaggio, quello che è emerso è il lato umano di questo straordinario personaggio. Prima attraverso il discorso per niente formale e molto sentito di Don Piergiorgio Saviola, poi con le parole rotte dal pianto della sorella Liana e dei figli Ambra, Paride e Gioia che hanno provocato una reazione degli intervenuti sempre commossa e spontanea.
È emersa la personalità estroversa ma sempre dolce ed affettuosa del Nando fratello maggiore (ma di soli otto anni) che, solo per fare un esempio, accudisce la piccola sorella Liana nel corso di 24 lunghi mesi di malattia. Il lato sempre propositivo del Nando papà è stato ricordato da Gioia. Mentre Paride ha ricordato con orgoglio anche un papà forte e vincente.
Ambra ha parlato (con gli occhi in lacrime) del grande amore che Nando aveva per i bambini (non solo i suoi figli), suoi prediletti, ai quali sempre riservava regalini e cercava di nascondere le piccole marachelle. Ma anche il particolare affetto per gli animali, non solo quelli con i quali divideva la pista ma anche quelli da fattoria e da compagnia.
L’ultimo intervento è stato quello di Antonio Buccioni, presidente dell’Ente Nazionale Circhi, ma del tutto fuori dal suo ruolo ufficiale. Ha ricordato anche lui la persona, l’amico, l’uomo che, pur indaffarato riusciva a trovare il tempo per le attività “normali” come quella di andare allo stadio a portare bene alla Lazio, alla quale pare portasse bene. E in questo frangente essere fermato ogni metro da suoi ammiratori entusiasti di vederlo, di farsi una foto insieme, di chiedere un autografo, che lui dava sempre volentieri dedicando anche ore a questa attività. Una generosità che gli italiani hanno sempre ricambiato con lui.
Tutti hanno anche ricordato il Nando amico, sempre pronto, di certo, a qualche riunione conviviale, qualche cena allargata, ma anche a correre in aiuto di colleghi colpiti da qualche sfortuna di qualsiasi tipo o bisognevoli di aiuto sia dal punto di vista professionale che personale. In particolare queste parole hanno mosso un sentimento di commozione quasi tangibile fra gli amici intervenuti davvero numerosi, tanto che nel tentare un elenco rischieremo di far torto a qualcuno.
Nando era rimasto socievole fino ai suoi ultimi giorni, ma si faceva in particolare riferimento ad anni in cui ogni visita di colleghi veniva salutata con una spaghettata celebrativa, spesso a fine spettacolo, spesso in compagnia di amici celebri di altre discipline dello spettacolo (quasi scontato menzionare l’amico Federico Fellini), tutti a festeggiare insieme in una maniera che oggi è diventata rara. Anni in cui tutto il settore viveva un momento diverso da quello attuale, di minori problemi burocratici e maggiore prosperità economica e di conseguenza maggiore serenità. L’impressione è che forse tutti i presenti abbiano in qualche modo avvertito la scomparsa di Nandino come quella di un mondo che sta scomparendo. Con lui forse se ne vanno gli anni d’oro del circo italiano. Chi non li ha vissuti non li vivrà più. A chi non ha avuto in sorte di essere contemporaneo di Nando Orfei non resta che ascoltare i racconti mitologici di quando il Circo si sentiva e forse era il centro felice del mondo.