di Antonio Buccioni
Questo articolo è parte del progetto Il circo italiano a Monte Carlo, che racconta i vincitori tricolore della più importante manifestazione circense al mondo. Scopri tutti i video, gli articoli e le interviste.
Il saluto e il ringraziamento del presidente dell’Ente Nazionale Circhi alla famiglia reale di Monaco, capace di dar vita ad un sogno, di realizzare un’impresa, di dare una patria alla gente errante. E un plauso al circo italiano per avere, dapprima aiutato a costruire questa terra, poi averla abitata in modo splendido.
Tommaso Campanella è un autorevole filosofo e letterato vissuto in Italia negli anni del Rinascimento a cavallo fra XVI e XVII secolo. Formatosi dapprima presso i domenicani, ha poi affrontato da autodidatta la filosofia greca e in generale i grandi saggi di ogni tempo. Nell’ambito della sua copiosa e importante produzione artistica partorisce La città del sole, opera di stampo marcatamente utopistico in cui viene immaginato un sito perfetto che possa in qualche modo ospitare un mondo perfetto, basato sulle tre primalità su cui si incentra la metafisica campanelliana: Potenza, Sapienza e Amore. Il circo con la sua inscindibile apoteosi di gloria necessitava per lo sviluppo che aveva assunto già al tramonto del XIX secolo di una propria patria materiale. Di una propria capitale mondiale, in altre parole di una propria città del sole, dove operatori professionali ed amatori, circenses di ogni razza, di ogni religione, di ogni lingua, di ogni cultura, potessero legittimamente sentirsene cittadini a pieno titolo. Un Principe, Principe nei profondi radicati sentimenti prima ancora che nella dimensione pubblica e sociale, amante dello spettacolo nelle sue diverse varie manifestazioni, cinema, prosa, musica, danza, spettacolo viaggiante, intercettò genialmente detta aspirazione di detto popolo a realizzare il sogno più grande. E nacque il Festival Internazionale del Circo di Monte Carlo.
Molto tempo è trascorso con i propri inevitabili ineludibili passaggi di consegne e l’umana generazione che ha creato, alimentato e visto crescere la kermesse monegasca ha lasciato il posto ad una successiva generazione mentre una terza, formidabile da questo punto di vista l’introduzione in una fase avanzata del percorso, della New Generation, si propone giovane e splendida quale protagonista di una nuova fase dell’ormai lungo e consolidato cammino. Grazie Altezza Serenissima, Principe Ranieri e grazie Altezza Serenissima Principessa Grace per avere generosamente donato al mondo la “città del sole” da sempre sognata. Grazie Altezze Serenissime Principe Alberto, Principessa Carolina e Principessa Stéphanie, quest’ultima da quattro lustri autentica, prestigiosa e gratificante condottiera del Festival, per avere conservato e se possibile migliorato il rito pagano e cristiano nel contempo di un attimo di unità di una gens particolare e meravigliosa. E lode sincera, generosa, strameritata e avulsa da spirito di parte al circo italiano che il Festival ha desiderato ha contribuito in maniera decisiva ed insostituibile a veder nascere e poi a crescere con i suoi artisti mai secondi né in quantità né in qualità con i suoi direttori sempre disponibili alla collaborazione ed al sacrificio in nome di una gloria autentica e non fatua, con le sue più leggendarie famiglie indispensabili soprattutto negli anni pioneristici da un punto di vista logistico ed organizzativo.
Un uomo durissimamente provato dalle ingiustizie della vita terrena acquisì la forza della resistenza al martirio che lo vedeva ingiustamente, reiteratamente, perseguitato coniando un’espressione dal conforto e dalla forza micidiale: “il sole vince sempre”. Il circo italiano sotto la mia presidenza se ne è un po’ velleitariamente appropriato utilizzandolo in ogni positiva circostanza della difficile attività circense nell’Italia degli ultimi vent’anni. Ma è vero, semplicemente vero, strepitosamente vero: “il sole vince sempre”, la città del sole è stata realizzata, Monte Carlo ha trionfato.