Dal nostro inviato Alessandro Serena
Cosa c’è dietro e dentro ad un uomo che decide di vivere la sua vita a dieci metri di altezza? O ad una donna che decide di passarla ballando sulle punte sopra un elefante? Cosa c’è dietro a delle persone che decidono di sacrificare tutta la loro vita ad un mestiere che a volte diviene arte, ma più spesso rimane quello, un mestiere per la vita, da amare o maledire ogni giorno?
Al Festival di Monte Carlo si può cercare di scoprirlo. Quando nel 1974 il Principe Ranieri decise di fondare la kermesse di Monaco, fra i suoi scopi vi era quello di diffondere la cultura circense nel mondo. L’obiettivo è stato ampiamente raggiunto, non solo per le 36 edizioni della competizione, che comunque hanno visto scorrere i maggiori astri del circo internazionale degli ultimi 40 anni, ma per essere riuscito a donare spessore e credibilità a questo mondo. Perché il festival non è solo gara ma anche incontro con gli artisti e con l’arte del circo. Attorno ai sostanziosi spettacoli di quattro ore ciascuno si susseguono eventi collaterali significativi. Mostre d’arte, personali di fotografi, aste silenziose, mercatini di scambio fra appassionati, la partita di calcio fra circensi e amici del Principe Alberto, una cerimonia ecumenica celebrata da officianti di diverse religioni, finestre per imprenditori dell’indotto (studi grafici, costruttori di tensostrutture, etc.).
Ma fra tutte le iniziative spiccano gli incontri con gli artisti coordinati da quel personaggio unico nel panorama mondiale che è Alain Frére. Consigliere artistico del festival dalla sua fondazione, personaggio molto attivo nella politica culturale della Costa Azzurra con incarichi istituzionali, fondatore e direttore di un museo a suo nome, fra i più importanti musei privati del mondo sulle arti circensi.
Le conferenze del Dottor Frere (così è chiamato nei cinque continenti), sono diventate un’occasione unica di incontro. Ogni mattina alle 11 all’hotel Columbus (dove vive la maggior parte degli artisti), in una sala gremita, vengono convocati parte dei performer, in modo da offrire il panorama completo del cast della manifestazione.
Un’occasione unica che il Dottor Frere dirige come un maestro d’orchestra, con occhio attentissimo alla tempistica, ma anche una sensibilità rara e la capacità di mantenere alta l’attenzione sul rispetto degli artisti, della loro personalità, della loro storia. Nessun altro operatore al mondo mette insieme una competenza storica ed un’esperienza pratica come le sue, oltre ad un incredibile savoir faire.
Alle conferenze stampa i giornalisti e gli operatori del settore hanno modo di incontrare di persona e da vicino i protagonisti del festival. Conoscere i lati più tecnici dei loro mestieri, ma anche aspetti della vita privata che finiscono poi per dipingere ritratti di persone davvero singolari. Astri affermati, giovani talenti, generazioni a confronto. In alcuni casi il contrasto fra la personalità di artista e quella della vita privata è netto. Certi sono più spigliati che in pista, altri stranamente timidi, altri ancora spiritosi. L’ammaestratore di elefanti e cavalli René Casselly assicura che è più facile parlare con i suoi animali che con la suocera. In alcuni casi emerge il desiderata dell’artista, magari non percepito da tutto il pubblico.
Per esempio il discorso di Erika Lemay ha tratteggiato una personalità che anela alla sperimentazione e alla libertà creativa. E non a caso dalla platea è intervenuto Valentin Gneushev, uno dei più validi registi russi dell’ultimo quarto di secolo, con parole di apprezzamento. Si raccontano storie inedite e toccanti, come quella del giocoliere Dick Franco, già Argento nel 1980 ed ora impegnato a trasmettere il suo sapere al giovane figlio adottivo, il giapponese Ty Tojo. Si assiste alla sentita standing ovation riservata ad Eugenio Larible, che dopo aver formato il figlio David (Clown d’Oro nel 1999) e il duo Errani (Oro nel 2004) è ora al Festival con le sorelle Azzario (diplomate all’Accademia del Circo di Verona). Il ventriloquo Marc Metral spiega di aver avuto problemi con il microfono, ma anche di come ha conosciuto la moglie, figlia di un grande costruttore di attrezzi per maghi, che non era certo se lui l’avesse sposata per lei stessa o per gli attrezzi del papà. Altri raccontano delle loro storie personali, di come da ragionieri si sono trovati ad essere ammaestratori di leoni.
Le conferenze stampa sono anche l’occasione per tastare il polso del festival, capire se pubblico e critica sono d’accordo nel giudizio e aspettare, trepidanti, quello della giuria, che di solito finisce per spiazzare gli uni e gli altri.
Il festival di Monte Carlo è anche tutto questo, un mondo che gira si muove con i suoi punti di riferimento ma che una volta all’anno si ritrova in Costa Azzurra per fare il punto della situazione e per ricordare al mondo intero cosa c’è dietro ad una persona che si mette in gioco giorno dopo giorno, dietro a questi moderni sciamani che parlano con gli animali, camminano nel vuoto e muovono le persone al riso. Dietro a queste persone ci sono uomini e ci sono donne al lavoro per realizzare i propri sogni. Ogni giorno e sotto ogni tendone del mondo.