Il principato di Monaco sta per celebrare la 35esima edizione del Festival Internazionale del Circo di Monte Carlo, e lo farà alla sua maniera, come d’abitudine per il regno delle favole che sorge nel sud della Francia.
Fu il compianto ed amatissimo Principe Ranieri III a volere, nel 1974, una manifestazione per riportare attenzione verso il circo, una forma di spettacolo trascurata ma da lui considerata come una pietra preziosa. Un diamante che lui stesso aveva tanto amato nella fanciullezza e di cui voleva regalare ai figli alcune pregiate schegge. E sono proprio i figli a continuare la splendida tradizione portando avanti, a cinque anni dalla sua scomparsa, la più importante manifestazione al mondo dedicata alle discipline della pista.
Ad avere ereditato la grande passione è in particolare la principessa Stephanie, che è a capo del comitato organizzativo del Festival oltre che presidente della giuria. Ma sono tutti i sudditi monegaschi a sentirsi in festa nelle due settimane in cui il piccolo Stato si trasforma nella capitale mondiale del circo. La lussuosa cittadina diventa per quindici giorni un circo a cielo aperto con numerosissime manifestazioni parallele, come mostre fotografiche o di dipinti, convegni internazionali, una fiera del circo, sfilate e spettacoli di piazza, il tutto accompagnato dagli applausi convinti dei molti appassionati in visita.
Al centro rimane pur sempre il Festival. Alla competizione partecipano una trentina di numeri provenienti da tutto il mondo e selezionati dall’esperto Urs Pilz fra i migliori di ogni genere. Trapezisti, funamboli, acrobati, ammaestratori di leoni, clown. Tutti in gara per conquistare i prestigiosi trofei con l’effige del clown: i Clown d’Oro, Argento e Bronzo.
Scopo della manifestazione è «segnalare i migliori artisti, promuovere l’immagine del circo nel mondo, aprire la pista a tutti senza distinzioni». La manifestazione è competitiva, con alcuni spettacoli di selezione e uno finale che vede la consegna dei trofei ai numeri migliori. La scelta dei premi spetta a una giuria presieduta dal principe (e in seguito anche dalla principessa Stephanie) formata in un primo tempo da importanti personalità dello spettacolo (Sean Connery, Cary Grant, Alberto Sordi e Giulietta Masina) o da colleghi e amici di Grace Kelly e in seguito da esperti direttori di circo provenienti da tutto il mondo, poi da artisti già decorati.
Il Festival ha indicato in maniera chiara la direzione della “regia di circo” dando particolare importanza alla confezione del numero, alla messa in scena, alle musiche, alle idee. Senza per questo sottovalutare l’importanza della tecnica, sempre messa in primo piano. È a Monte Carlo che, negli anni ’80, si sono rivelate le grandi troupe dei paesi più lontani e misteriosi: la Cina, la Mongolia, la Corea del Nord. È da quel sipario che ha fatto capolino l’arte circense russa, che per oltre mezzo secolo era rimasta nascosta dietro la cortina di ferro, così vicina e così lontana. Quella pista di segatura è diventata l’abbecedario dell’aristocrazia del vecchio continente, con le famiglie del circo europeo portatrici di un sapere classico ma sempre attuale. Ha saputo segnalare prima la crisi e poi la rinascita del clown. Ha palesato il paradosso del circo classico italiano, in patria spesso bistrattato, lì invece considerato fra i migliori al mondo, con un palmares inferiore solo alle grandi potenze dell’est (Cina, Russia, Corea del Nord) ma primo del mondo occidentale. Allo stesso tempo ha saputo indicare direzioni di “controtendenza”. Ha individuato e premiato artisti provenienti da “circhi di regia” come il Roncalli. Ha intuito da subito il grande potenziale del Cirque du Soleil premiando (già nel 1992) le quattro giovani contorsioniste di Nouvelle Experience. Per le quali il compianto critico del Corriere della Sera, Massimo Alberini (un maestro), ebbe a dire “sembrano coreografate da Maurice Bejart”, con notevoli doti premonitrici rispetto alle direzioni che avrebbe preso il “circo contemporaneo”.
Il Festival negli anni è diventato il principale punto d’incontro degli operatori del settore: artisti, direttori di circo, agenti, giornalisti. E soprattutto è diventata la seconda manifestazione nel principato in quanto a volume d’affari. Prima del circo solo la Formula Uno!
In 34 edizioni sono stati presentati oltre 1000 numeri per un totale che supera i 5000 artisti. Gli spettacoli sono stati visti dal vivo da più di 900.000 spettatori e in televisione da oltre un miliardo di telespettatori in tutto il mondo.
Dalla sua creazione, nel 1974, ad oggi sono stati conferiti 61 Clown d’Oro, 136 Clown d’Argento e 32 Clown di Bronzo (trofeo esistente dal 2002).
Le nazioni che hanno ricevuto il massimo premio sono Russia e Cina con 11 statuette dorate. La Corea del Nord 10 e l’Italia 6, prima fra le nazioni occidentali. Seguono gli Usa (4), Francia e Svizzera (3), Canada, Spagna e Ucraina (2). Infine con una statuetta, Argentina, Bulgaria, Inghilterra, Messico, Portogallo, Romania e Ungheria.
In quanto alle discipline, 44 Clown d’Oro sono stati conferiti a numeri di acrobazia (dei quali dodici a trapezi volanti), 13 a numeri di animali e 4 a numeri comici (Charlie Rivel, George Carl, Oleg Popov e David Larible).
In quanto ai successi nostrani, il primo Clown d’Oro per l’Italia fu vinto dal 1987 dal numero di tigri di Massimiliano Nones, del circo di Moira Orfei. Poi fu la volta della famiglia Casartelli nel 1996, con la festa del cavallo. In seguito toccò a David Larible, il clown dei clown, nel 1999. Poi ai fratelli Guido e Maycol Errani (diplomati all’Accademia del Circo di Verona), nel 2004. La famiglia Casartelli raddoppiò nel 2007, con il passo a due indimenticabile di Brian e Ingrid. Infine, nel 2008, il gradino più alto del podio fu occupato dagli statuari quattro fratelli Pellegrini, di recenti invitati anche dal Santo Padre in Vaticano.
Insomma i talenti italiani delle arti circensi, spesso bistrattate in patria, vengono invece celebrati nel principato, così come in tutto il mondo.
Quest’anno la gara si annuncia molto aspra con delle forti attrazioni acrobatiche dalla Russia, come la Troupe Vorobiev e la Troupe Khubaev. I trapezisti uzbeki The White Birds. Due le troupe cinesi, tutte al femminile, un gruppo in equilibrio sulle punte su delle ampolle di vetro ed uno, manco a dirlo, sulle biciclette. Altra presenza femminile quella della troupe del Circus Globus, romeno, con due suggestivi numeri aerei.
In gara anche il più spericolato comico del mondo, Bello Nock, un clown che mette il brivido nelle proprie performance esibendosi a grande altezza.
Quest’anno tornano in gara anche degli italiani. Il duo Royal Bros., il mano a mano dei fratelli Ronny e Devis Dell’Acqua, diplomati all’Accademia del Circo di Verona. E la gloria nazionale Flavio Togni, già vincitore di tre Clown d’Argento e quest’anno presente con cinque numeri di animali. E speriamo che faccia la parte del leone!
Appuntamento a tutti gli appassionati a Monte Carlo a tifare perché cresca il palmarés dell’Italia!
Alessandro Serena