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Un caffé al bar del circo è sempre un’occasione per incontrare titolari e artisti del complesso, e “sorprenderli” in uno stato d’animo più rilassato e sereno che non in specifiche fasi della loro vita professionale. Si traduce anche, quindi, nel momento più propizio per carpire loro qualche interessante rivelazione autobiografica o, più specificamente, taluni gustosi aneddoti facenti capo alla loro esperienza artistica.
Così accade anche al servizio ristoro del Circo Miranda Orfei, ancora operante in Sardegna dopo la felice permanenza a Cagliari nello scorso periodo natalizio; dove la precedenza va al garbo e all’affabilità di Isabella Beninati Montemagno, madre di Daviso e Alfredo, titolari dell’impresa e protagonisti dell’attuale produzione.
Isabella ricorda con tanto piacere il suo passato da artista, che si caratterizza per la specializzazione in varie discipline dell’acrobatica: “Assieme a mio padre Salvatore, mio marito Vittorio Montemagno e le mie sorelle, Nunzia e Pinuccia, eravamo in pista con le “scale sui piedi”, un numero oggi pressoché scomparso. Io facevo anche le pertiche, come porteur, assieme a Nunzia, la quale si esibiva inoltre alle biciclette col marito Olindo Franchetti”.
Ricordiamo pure i suoi “ragazzi”, Daviso e Alfredo, impegnati anch’essi nell’acrobatica; ora, però, si dedicano ad altri settori…
“E’ vero, hanno dovuto tralasciare i numeri acrobatici, poiché nei mesi estivi si dedicano al Motor Show, uno spettacolo in cui interpretano ruoli da “stunt men” con le automobili sportive. Non hanno perciò il tempo di provare in pista e, oltretutto, la mancanza di esercizio fa sì che dalle loro mani si riassorba quella callosità che è necessaria in parecchie specialità acrobatiche.
Daviso si è già cimentato, fra l’altro, come funambolo, equilibrista alle sfere, verticalista e addestratore di scimpanzè. Nel repertorio di Alfredo sono compresi numeri di corda bamba, pertiche, rullo e il “Tarzan” inserito nella coreografia della nostra precedente produzione”.
Anche la narrazione e i ricordi di Pinuccia sono alquanto sostanziosi:
“Oltre ai numeri messi a punto con i miei familiari, ho sperimentato pure la corda e la scala libera. Ho poi avuto modo di occuparmi degli animali: da ragazza presentavo un numero di uccelli – pappagalli e colombe – poi, con mio marito, abbiamo lavorato come artisti in Francia – con cavalli ed elefanti – nel circo di mio zio Achille Zavatta”.
Ci vuol riferire qualcosa di questo gran personaggio, che acquisì notevole fama soprattutto presso il pubblico d’oltralpe?
“Era un uomo di grande severità e di estremo rigore, molto restio a concedere confidenza ai componenti della compagnia. All’ingresso della sua carovana aveva affisso un cartello che diceva: ”Evitate di disturbare, se non per ragioni veramente importanti”. Un giorno, incontrandomi, si rammaricò, dicendomi: “Perché non vieni mai a trovarmi in carovana? Quanto mi farebbe piacere!”. Ma zio – risposi – come potrei? Davanti a quell’avviso dal tono così perentorio… “Ma quando mai!”, replicò, “Quell’avvertimento non riguarda certo te, ci mancherebbe!” Era fatto così: pareva assai scorbutico, ma con noi era molto affettuoso”.
Interviene il marito di Pinuccia, Paolino Gerardi: “Al circo di Achille Zavatta lavorammo per conto dei Casartelli, nei primi anni ’80, con un numero di tre elefanti (Jungla, Jenny e Dinky) e un mini-maxi composto da sei cavalli pezzati e sei pony; due bellissimi numeri, inseriti in un grande spettacolo, che prevedeva anche la presenza di artisti di valore assoluto, come Bertino Sforzi e Taras Bulba”.
Chiude Daniele Orfei, co-titolare dell’insegna assieme alla moglie Susanna, oramai di casa in Sardegna dopo innumerevoli tournèe di indubbio successo nell’Isola: “La piazza di Cagliari è andata più che bene, oltre le aspettative: alla fine si è deciso per la proroga, che non era affatto prevista. Lo spettacolo, dall’ impostazione tradizionale, è stato concepito appositamente per le famiglie. Il pubblico cagliaritano ha risposto felicemente e noi abbiamo lasciato il capoluogo sardo con ampia soddisfazione e gratificazione”.
Antonio Serra