Ultimo giorno a Mirabilia annuvolato, ma senza pioggia. Per le strade si respira l’aria di una festa che sta per finire, ma che ha fatto sentire vicini tutti: il pubblico, gli artisti e lo staff organizzativo. Anche quest’ultima giornata è connotata dai colori e dalle emozione che il festival è riuscito a donare. Tutta la città è un grande palco senza confini.
Alle 16 prende vita il grande Carillò della Compagnia Le Tal: come nelle favole i meccanismi si animano assumendo i connotati di personaggi fantastici, umani e straordinari, colorati, assurdi. Per Via Roma, i teatrini su due ruote della Compagnia Dottor Bostik, come velieri, fanno da palco ai pupazzi protagonisti delle opere più conosciute del repertorio classico. Sotto il campanile del Duomo, la facciata del bellissimo palazzo di piazza Manfredi si trasforma nel palco verticale di Mattatoio Sospeso, in una atmosfera musicale ed immaginifica da film muto, a confermare il valore aggiunto di un festival che ha saputo rendere omaggio alle architetture della città, valorizzandole.
A seguire nella piccola arena di piazza Vittorio Veneto si viaggia in Oriente, nell’universo delicato di Hulan: uno spettacolo delicatissimo che porta in scena, sulle note degli strumenti musicali tradizionali mongoli, la cultura di questo paese lontano. Le protagoniste trasportano il pubblico nel loro mondo fatto di costumi maestosi e colorati, di danze sciamaniche e di figure simboliche come quelle costruite dalle due bravissime contorsioniste. In piazza Castello tocca a Bus Stop del Five Quartet Trio: uno spettacolo fresco, ironico, capace di integrare l’acrobazia, la giocoleria e il teatro, alla fermata di un autobus che è luogo di incontro di tre personaggi diversissimi tra loro. Il performer di Manonuda, graziato questa volta dalle nuvole, riesce a concludere la sua danza con il fuoco nel fossato del castello e tutt’intorno, suscitando curiosità e partecipazione. L’ultima magia si consuma sotto il tendone del Grito dove va in scena 20 decibel: poetico, onirico, intenso, magico, struggente, delicato.
Prima di scappare via faccio due chiacchiere con Fabrizio Gavosto, direttore artistico del festival, felice della partecipazione calorosa dei visitatori che hanno sfidato i temporali sparsi su tutto il territorio circostante per esserci. Condividiamo la stessa percezione di un pubblico complice, capace di abbandonarsi alle magie dell’arte di strada. Un pubblico resistente, che sotto la pioggia apre l’ombrello e applaude gli artisti, per riconoscenza. Un pubblico che sta dalla parte di chi si mette in scena, che fischia a chi non sta al gioco, che ha voglia di lasciarsi trascinare nella fantasia.
A Fabrizio va il merito di aver saputo orchestrare un festival che ha costretto ad aprire un ufficio turistico in città, visto che Fossano è passata ad essere la terza città in provincia di Cuneo per numero di visitatori.
A lui il merito di aver scoperto ogni angolo di questo borgo e di averlo reso magico. A lui il merito di aver trovato la misura per un festival che dà modo di sentirsi vicini e di godere del puro spettacolo, senza affannarsi tra le mille location.
E un merito va riconosciuto agli incoscienti amministratori che lo hanno contattato per una notte bianca e si sono ritrovati nel bel mezzo di un Festival di Teatro Urbano. E un merito va riconosciuto infine a tutto lo staff, efficientissimo: a Cecilia, alla direzione organizzativa, alla Dottoressa Wanda che ha ben orchestrato i volontari della Scuola di Cirko Vertigo, all’ufficio stampa, ai giurati, agli artisti, e, soprattutto, agli spettatori.
Valentina Maggio
Tutti i servizi della nostra inviata a Fossano.