di Francesco Mocellin
La famiglia Casartelli coltiva con grande dedizione sin dal dopoguerra una sorta di intrigante contraddizione: da un canto ha costantemente attinto energie ed ispirazione sia creative che organizzative dal suo carattere che potremmo definire profondamente italiano nel senso migliore del termine, mentre dall’altro ha sempre assecondato la sua fortissima vocazione internazionale. Il leggendario Leonida divenne celebre negli anni ’60 e ’70 soprattutto come impresario capace di organizzare audaci tournée anche con più unità in paesi fino a quel punto considerati assolutamente fuori dal mercato come quelli dell’Est europeo, la Turchia, Israele.
Anche i suoi figli e nipoti hanno seguito questa tendenza tanto da ridurre il periodo di permanenza in Italia in modo significativo nel corso degli ultimi quindici anni. E’ capitato molto spesso che il ritorno in patria avvenisse solo per le feste natalizie e che non si protraesse oltre la fine dell’inverno, ovviamente privilegiando i pochi centri metropolitani del nostro paese rispetto alle realtà provinciali. E’ stata una scelta che ha portato indiscutibili vantaggi: il marchio dei Casartelli ha così conquistato importanti settori del mercato internazionale consolidando la sua posizione al punto da sdoppiare sovente l’unità principale oppure realizzando joint venture con altri complessi molto vicini alla famiglia come quelli degli Alessandrini e dei Coda Prin. D’altro canto, in tal modo – con l’abbandono dei cosiddetti “giri” (ad esempio, fino all’inizio degli anni ’90, d’abitudine, il complesso che aveva le piazze del Veneto in autunno trascorreva poi il Natale a Roma) e non frequentando più le località di provincia – l’insegna “Medrano” ha perso un po’ i contatti col paese reale, si è fatta in qualche modo dimenticare da quella parte del pubblico che non risiede nelle aree metropolitane.
Consci dell’importanza che il mercato nazionale – pur tra le ben note difficoltà che lo caratterizzano – riveste per i complessi principali, i Casartelli hanno deciso di attaccarlo in modo più capillare in occasione dell’ultima stagione autunno-inverno. Dopo aver trascorso alcuni mesi in Romania, Medrano è ritornato all’inizio di ottobre entro i confini nazionali attaccando i capoluoghi del Veneto per poi trascorrere a Milano le settimane che hanno preceduto la festività di fine anno.
Per Natale il “Mandela Forum” di Firenze ha accolto lo spettacolo allestito con un eccellente riscontro di pubblico. Diversi centri della Toscana e del Nord-Est hanno costituito le tappe ulteriori del tour italiano che si è chiuso a Trieste prima del trasferimento in Slovenia e Croazia. Il bilancio di questi quasi sette mesi in patria è ampiamente positivo considerati i diversi fattori negativi della congiuntura attuale. Va sottolineato che in quasi tutte le “piazze” il trend dell’affluenza del pubblico è stato quello della crescita man mano che la permanenza si protraeva, segno indiscutibile del gradimento verso il prodotto offerto.
I Casartelli, in effetti, hanno scelto un programma di primordine sotto tutti i profili per la loro “riconquista dell’Italia”, come potremmo definirla. Ancora una volta si sono basati sulla loro forza principale, ovvero il collettivo. Non dimentichiamo che proprio il collettivo ha permesso loro di conquistare due Clown d’Oro a Monte Carlo nel 1996 e nel 2007, in entrambi i casi – di fatto – per un ensemble di numeri difficilmente riproducibile senza una simile forza di famiglia. Se la memoria non c’inganna abbiamo contato ben trentasette persone coinvolte nelle performance presentate a Monaco nel 2007. Quale altro circo al mondo oggi può contare su di un simile organico familiare?
Lo spettacolo confezionato per la tournée italiana – che si apre proprio con un colpo d’occhio sull’ultima statuetta dorata conquistata, posta al centro della pista – prevedeva appunto i numeri di famiglia a fare da struttura portante: la fantasia equestre gitana in apertura, il trapezino di Stephanie Hones, il numero aereo ai tessuti, il celebre pas de deux a cavallo di Braian ed Ingrid e il grande gruppo di animali esotici – forse il più imponente oggi in circolazione – presentato ancora da Brian con Kinereth Huesca contestualizzato spesso nella pantomima di Aladino.
Come si può constatare si tratta di un punto di partenza di tutto rispetto. La comicità ha avuto diversi volti e svariate formule espressive in contemporanea durante il tour: dalle sfumature moderne dell’emergente Dustin Nicolodi e di Lorenzo Carnevale alla dimensione caricaturale di Ottaviano Simili, fino alla classica figura dell’augusto dell’esperto Vladi Rossi. Una scelta intelligente e leggera, mai invasiva verso il pubblico.
Quanto ad attrazioni ingaggiate i Casartelli non hanno lesinato scegliendo diversi laureati alle più recenti edizioni del Festival di Monte Carlo: sostanza e prestigio in diversi settori. Si è andati dal giustamente celebrato gruppo di otarie di Roland e Petra Duss ai cani cavallerizzi di Serguei Prostezov-Mr. Dalmatin; dal grande gruppo misto di tigri e leoni maschi di Redi Montico – oggi uno dei domatori più maturi che si possono vedere in gabbia – ai motociclisti nel grande globo “Five Crazy Riders” di sicuro effetto; dai Flying Michaels, trapezisti volanti brasiliani dallo stile impeccabile, fino alla troupe Catana che offre un saggio di exploit alla bascula.
Se si mettono insieme gli ingredienti che abbiamo elencato – oltre ad un’orchestra senz’altro superiore alla media di quelle che si incontrano solitamente nei circhi – e li si amalgama nella calda atmosfera del Medrano, il risultato è pressoché certo. Ora non resta che auspicare che i Casartelli non rinuncino alla loro vocazione internazionale senza però perdere contatto col bacino d’utenza italiano, anche con quello di provincia. Gli spettatori di casa nostra impareranno presto a metabolizzare nuovamente il marchio “Medrano” associandolo all’idea della grande qualità.
© Dal mensile “Circo”, maggio 2010