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Margarita, il polso e la classe in gabbia

Margarita Nazarowa

Ancora a proposito degli animali nel circo e del giudizio che se ne fa chi di circo sa poco o nulla. La memoria mi riconduce a una serata al Circo di Mosca che aveva piantato lo chapiteau a Milano nel 1969. Margarita Nasarowa, ex danzatrice che era passata alle belve, offriva un numero misto (leoni, tigri, cavalli) in cui traspariva l’antica inclinazione russa al gusto della pantomima. In un certo momento del numero, si mostrava stizzita con un leone facendo roteare uno sgabello che raggiungeva il bersaglio vivente. Era chiaramente un gesto previsto dal copione, ma quando mi accadde di intervistare l’artista – dotata, è doveroso dirlo, di una “coquetterie” vincente agli occhi di un uomo – sentii urgente il bisogno di domandarle se non fosse una violenza inutile. Mi rispose in due modi. Attraverso la studentessa italiana che traduceva dal russo, mi disse che non era un vero atto di violenza e che il leone lo accettava così come tutto il resto del “lavoro”. Ma mi rispose anche con una mimica significativa: si batté una mano sulla coscia e fece una smorfia per dire che per il felino questo era poco più di una carezza. Potei accertare quanto questo fosse vero qualche anno dopo, quando mi trovai a carezzare le cosce di un leone di Darix Togni ovviamente sotto narcosi. Carne e ossa come le avvertiamo noi fragili umani? Piuttosto, la sensazione di carezzare un carro armato! Il discorso mi conduce a come possano le anime belle (nonché verderosse) travisare l’uso della frusta quando vedono quelli che nel circo la usano (non tutti e non sempre, per verità) come strumento di lavoro. Sulla frusta nel circo si potrebbe scrivere un libro. Diciamo qui, in sintesi, che è strumento per garantire all’uomo la sua dominanza e per aggiungere un tocco in più al ritmo musicale dello spettacolo. Del secondo, non c’è qui spazio per parlare. Del primo si può dire in questa sede che l’animale in esibizione nel circo si trova lì perchè questa dominanza l’ha da tempo recepita per attitudine di specie e per abitudine di convivenza con l’uomo. Certo avvengono gli incidenti – “Sempre per errore umano!”, mi diceva drastico un maestro come Eugen Weidmann – ma in quei casi non è uno schiocco di frusta a risolvere la situazione. Scienziati stranieri hanno studiato con attenzione il rapporto di dominanza uomo-animale al circo. Non mancano gli studiosi che potrebbero farlo anche in  Italia, ma preferiscono stare acquattati nel coro. Col politicamente corretto la carriera rischi non ne corre.

Ruggero Leonardi

Short URL: https://www.circo.it/?p=1697

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