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Leggo sul Corriere della Sera del 12 dicembre un breve articolo scritto da Danilo Mainardi che la dice lunga sulla sbrigatività con cui i maschi di molte specie animali risolvono i loro problemi di dominanza. Uno di quelli che davvero non fanno complimenti è l’orso bianco. E’ noto da tempo che il maschio di questa specie può uccidere i piccoli non nati da lui per procacciarsi nuovi accoppiamenti con le femmine rimaste senza prole. Adesso però pare accertato che taluni maschi si siano messi a praticare l’uccisione di piccoli per pura esigenza alimentare in carenza di altre prede riscontrabili nell’ambiente. Precisa anche, Mainardi, che l’orso bianco non è l’unico a dedicarsi a questi comportamenti orrendi (per noi umani). Al contrario, sono 1300 le specie in cui finora i ricercatori hanno individuato il fenomeno. Naturalmente, è vietato parlare di “assassini innocenti”. Un conto è la cultura umana, di tutt’altro conto è quella animale.
Perfetto così. L’orso bianco è una cosa, io sono un’altra cosa. Ho avuto diverse occasioni per accostarmi a questo animale solitario e inaffidabile, che i domatori chiamano “faccia da poker” perchè non si sa mai se abbia intenzioni aggressive oppure no. Ho raccontato a suo tempo, in un libro, la storia degli orsi bianchi del circo Triberti che – agevolati da un mio intervento presso le autorità locali – si concessero un bel bagno nell’Adriatico. Resta comunque il fatto che si tratta di un carnivoro il quale, date le condizioni di ferocia ambientale in cui vive, è condannato a una perenne aggressività pena la sua sopravvivenza. La natura è natura.
Ma da qui una mia considerazione: proprio perchè la natura è natura, e si deve accettare ma non deificare come se fosse il Paradiso Terrestre, perchè non accettare il fatto che alcuni animali siano stati inseriti nel vivere degli uomini anche a livello di divertimento come quello circense? Certo i loro ambiti sono più ristretti, ma compensati – eccome compensati – da una convivenza con l’uomo gratificante non solo a livello di cibi e di benessere fisico ma anche di “rapporto” protettivo con l’uomo stesso. Non è interessante, culturalmente interessante, che alcuni fra loro abbiano abbandonato una condiziona naturale in cui sono sottoposti a una spietata selezione per inserirsi in un antico gioco dell’uomo grazie a un rapporto che – nell’interesse dell’uomo stesso – non può essere distruttivo?
Scrivo ma non mi illudo. Le urla contro i circhi che strappano gli animali dalla “felicità” della vita in natura propiziano un pacchetto di voti e magari l’opportunità di diventare senatori. E’ capitato, ancora capiterà. E quindi: quanto è bella la natura e quanto cattivo è il circo.
Ruggero Leonardi