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L’Enc chiede un’audizione alla Commissione scientifica Cites

Questo il testo della lettera che il presidente dell’Ente Nazionale Circhi, Antonio Buccioni, ha inviato questa mattina alla Commissione Scientifica Cites, e per conoscenza al ministero dell’Ambiente, per chiedere una audizione alla Commissione stessa, che sembra essere al lavoro per una revisione della Linee Guida Cites. Precondizione ineludibile per mettere in pratica le linee guida Cites è l’applicazione da parte dei Comuni dell’art. 9 della L. 337/68, cioè l’esistenza di aree idonee per l’attività dei circhi.

tigreLa scrivente Associazione di categoria Ente Nazionale Circhi (aderente all’AGIS – Associazione Generale Italiana Spettacolo), che da statuto coordina, rappresenta e tutela i circhi italiani, e che per tali funzioni di rappresentanza del settore fa anche parte della Commissione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il circo e lo spettacolo viaggiante, oltreché della Consulta per i problemi dello spettacolo in seno al predetto Ministero, con la presente chiede formalmente un’audizione con la Commissione Scientifica CITES.
Siamo a conoscenza che è in stato di gestazione una revisione delle Linee Guida CITES, in particolare per quanto riguarda il nostro settore. All’uopo vorremmo, da un lato – nel quadro di una normale e naturale consultazione istituzionale – essere ascoltati nel merito, anche a seguito della predisposizione del “Regolamento per l’educazione e l’esibizione di animali nei circhi”, a cura della scrivente, che ha coinvolto in circa un anno di lavoro esperti del benessere animale, veterinari, addestratori, giuristi, dando vita ad un documento che riteniamo scientificamente fondato e che meriti anche la valutazione di Codesta Commissione. Dall’altro, fin d’ora richiamiamo l’attenzione circa un aspetto che a noi risulta imprescindibile: riteniamo precondizione indispensabile per ogni decisione sulle condizioni di mantenimento degli animali presenti nei circhi, che la Commissione Scientifica CITES verifichi col competente Ministero degli Interni, e attraverso l’Anci con i Comuni d’Italia, l’effettiva osservanza dell’art. 9 della L. 337/68: “Le amministrazioni comunali devono compilare entro sei mesi dalla pubblicazione della presente legge un elenco delle aree comunali disponibili per le installazioni dei circhi, delle attività dello spettacolo viaggiante e dei parchi di divertimento. L’elenco delle aree disponibili deve essere aggiornato almeno una volta all’anno. (…) Le modalità di concessione delle aree saranno determinate con regolamento deliberato dalle amministrazioni comunali, sentite le organizzazioni sindacali di categoria”.
Fino a prova contraria l’Italia resta a tuttoggi una Repubblica una e indivisibile e quindi norme che dallo Stato, attraverso il Ministro dell’Ambiente-Commissione Cites, passano necessariamente e ineludibilmente attraverso l’armonizazzione con le vigenti norme in materia di disponibilità delle aree, sono poi effettivamente applicabili dalla Categoria nella misura in cui le prime risultino ottemperate.
Riteniamo, altresì, che non si possa opporre a tale osservazione un problema di competenze, che non farebbe altro che evidenziare una sostanziale e colossale contraddizione tra norme dello Stato.
Come da noi precisato al punto IX del Preambolo contenuto nel già citato Regolamento, “Precondizione indispensabile per l’applicazione del presente Regolamento è la sussistenza del seguente requisito: la presenza di aree pubbliche di dimensioni adeguate, tali da poter consentire spazi idonei (oggetto della seconda parte del Regolamento dedicata ai “requisiti specifici per ogni specie”) per il mantenimento e la stabulazione degli animali presenti nei circhi.
L’art. 9 della legge 337/68 che disciplina l’attività dei circhi e dello spettacolo viaggiante recita: “Le amministrazioni comunali devono compilare entro sei mesi dalla pubblicazione della presente legge un elenco delle aree comunali disponibili per le installazioni dei circhi, delle attività dello spettacolo viaggiante e dei parchi di divertimento. L’elenco delle aree disponibili deve essere aggiornato almeno una volta all’anno”. Ma proprio questo articolo è stato ampiamente disatteso e il sistema pubblico ha violato il patto che stava alla base della legge 337. A 45 anni dall’entrata in vigore di quella normativa, sono ancora numerosi i Comuni, a partire dai principali capoluoghi, che non si sono uniformati al dettato legislativo, nonostante il Ministero per i Beni e le Attività Culturali metta a disposizione già da parecchi anni fondi statali per attrezzare le aree pubbliche.
I circhi italiani, attraverso la loro Associazione di Categoria, dimostrano con l’adozione di questo Regolamento, di volersi assumere precisi doveri, affrontando sacrifici anche economici non irrilevanti. Ma occorre che anche il sistema pubblico (Stato centrale, Regioni, Comuni e rappresentanze territoriali) non venga meno ai propri doveri.
È ovvio che, se si intende – come a nostro parere è doveroso fare e come il Regolamento prevede – assicurare il benessere degli animali, la prima esigenza è quella di poter disporre di aree sufficientemente grandi per consentire la migliore sistemazione degli stessi.
È altrettanto ovvio che se le Amministrazioni comunali non mettono a disposizione le aree oppure destinano ai circhi superfici “francobollo”, per di più disastrate, non attrezzate e totalmente periferiche (come accade sovente) risulta impossibile rispettare il presente Regolamento così come le Linee Guida Cites. Nel caso, quindi, in cui il circo sia installato in un’area che non permette la concreta predisposizione degli spazi previsti dal presente Regolamento e in assenza di soluzioni alternative adeguate fornite delle Amministrazioni Locali, sarà permessa una deroga in riduzione nella misura massima del 30% dello spazio previsto. Pur trattandosi di una problematica che esula dalle possibilità di soluzione in capo all’Ente Nazionale Circhi, si chiede che ogni Amministrazione Locale si faccia urgentemente carico del problema, nel primario interesse del benessere degli animali”.