Leggo, con colpevole ritardo, l’importante intervista rilasciata a Claudio Monti da monsignor Luigi Negri, ed è come se una fantascientifica macchina del tempo mi riconducesse d’improvviso alla realtà degli anni ’70. Ero, in quel periodo, redattore capo del settimanale Oggi e posso affermare senza alcuna vanteria che una sterzata “animalista” a quel settimanale fui proprio io a imporla, con il pieno consenso dei direttori (prima Vittorio Buttafava, poi Paolo Occhipinti). Basta ripescare qualche copia datata in quel periodo per rendersene conto. Io curavo, fra l’altro, la rubrica libri e l’editoria mi portava in casa testimonianze da far salire a mille la febbre di uno come me che già di animali molto si occupava (e a questa febbre si debbono anche le mie interviste a domatori di circo). Parlo di Konrad Lorenz e di altri etologi tedeschi che sarebbero spuntati nella sua scia, ma anche di italiani come Danilo Mainardi e Giorgio Celli con cui avrei in seguito stabilito un rapporto di amicizia e di collaborazione.
Cresciuto in una cultura ricca di classicità come quella di noi italiani ma analfabeta per quanto concerne una conoscenza degli animali che non fosse quella anatomica, aprivo gli occhi con lo stupore di un bambino entusiasta su concetti di nuovo conio quali la reale capacità conoscitiva e affettiva degli animali. Un universo da esplorare, insomma, con l’ausilio di sempre nuove testimonianze che ormai provenivano in abbondanza. E poichè il bambino entusiasta era anche un giornalista di ormai collaudata esperienza, l’entusiasmo non tardava a travasarsi su pagina scritta. Così nacque una mia rubrica su L’Europeo; così nacque, nel 1983, il mensile Natura Oggi fondato da Paolo Occhipinti e da me, che avrebbe poi sospeso le uscite in edicola una decina d’anni dopo in seguito a circostanze editoriali che qui non interessano. Tutto questo è per dire che il fenomeno dell’animalismo l’ho visto crescere molto da vicino anche perchè, se si va a cercare le firme di allora, non si fatica a individuare nomi che tuttora accettano (anzi, sono fieri) di passare sotto l’etichetta di “animalisti”. Quella rilettura è intimo travaglio per me, perchè sto parlando di persone cui non ho smesso di voler bene. Per quanto mi concerne personalmente, non dubito di aver talvolta trasceso in entusiasmo descrivendo i comportamenti animali ma sempre mi sono guardato le spalle dal rischio di porre animali e uomini allo stesso livello. Lo testimonia un mio libro scritto in quel decennio, Sorella Terra, e pubblicato da una collana della SEI di Torino in cui abitualmente trovano spazio solo i cardinali e i Messori. In quel libro non si nascondono i torti, e talvolta le soperchierie, commesse soprattutto in passato da esponenti ecclesiali in obbedienza al dogma duro a morire che affida all’uomo la centralità del Pianeta e agli animali un ruolo di creature al suo servizio ma anche si contesta senza mezzi termini l’accusa, improntata al più bieco laicismo, del cristano maltrattatore della natura proprio in quanto cristiano. E torniamo all’oggi. In molti di quei cosiddetti animalisti, talvolta davvero interessati alle tematiche religiose, ho visto germogliare negli anni una religione laica che oggi si esprime – per esempio – nell’intransigenza nel sopportare la presenza circense nella propria città. Montanelli diceva che i Verdi, in realtà, erano come i pomodori che prima o poi diventano invariabilmente rossi. Posso confermare per diretta testimonianza che una ideologia ormai costretta a celare con pudore (politico) dentro di sè il cuore rosso si è trasferita sotto l’egida di un percorso che è accanimento senza esclusione di colpi o non è. Che è occasione oltranzista per una nuova accumulazione di voti o non è. Che è conquista di una identità di potere o non è. Se a ciò si aggiunge l’incultura spaventosa che circonda il mondo circense, alimentata – occorre dirlo – anche da una riottosità di questo stesso mondo ad aprirsi che storicamente ha lontane origini, ecco spiegato perchè i cultori dell’animalismo non possano mollare la presa nei confronti di un tema che è serbatoio di consensi di tale possanza da attrarre anche, come sappiamo, qualche anima bella del centrodestra.
Molto molto puntualizzatrici, in conclusione, le parole di monsignor Luigi Negri. Speriamo che qualche frequentatore di questo sito internet ne tenga conto per le sue scelte future qualunque sia l’orientamento politico cui darà la sua adesione.
Ruggero Leonardi