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Le “impressioni” di Degas al circo Fernando

Molte sono le caratteristiche che accomunano diversi artisti che operano nella Parigi degli anni a cavallo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Se non altro le infinite possibilità che una città come la ville lumiére poteva riservare. In particolare la fotografia ha un ruolo tutto di rilievo, per aggiunta o per occultamento: la scoperta che si poteva scrivere con la luce era proprio di quegli anni, e a causa di questa possibilità di realismo e immediatezza era ostacolata dalla maggior parte dei pittori che si sentivano così defraudati, minacciati nonché messi in secondo piano da un oggetto meccanico e senz’anima. Tuttavia, gli stessi pittori avevano nel loro stile una freschezza e un’immediatezza che oggi, a posteriori, potremmo definire quasi di fotografica ascendenza. Tanti di quei pittori amavano immortalare fugaci attimi di intimità o di vita cittadina restituendoli con uno stile tutto da reportage e tra essi Edgar Degas riveste un ruolo a sé stante, non tanto per lo stile (partecipava alla fervente attività che stava dando vita al movimento impressionista, diventandone uno dei massimi esponenti) quanto perché rispetto agli altri non respingeva la nuova tecnica fotografica, ma addirittura la adottava per risparmiare tempo e soprattutto denaro evitando di avere modelle che stessero in posa. Bastava fotografarle prima e utilizzare il risultato come nuovo modello. E a ben vedere, anche in fotografia si “impressiona”.
Edgar Degas (Parigi 1834 – 1917, vero cognome De Gas, di chiara ascendenza nobiliare) aveva come motto personale quello di “stregare la verità”, di renderla in tutta la sua pienezza grazie alla tecnica pittorica. Di carattere assai irascibile e poco malleabile, ebbe in vita pochi amici che gli rimasero accanto fino agli ultimi giorni di vita, tra i quali il poeta Paul Valery, che gli tributò omaggio componendo un saggio dal titolo Degas Danza Disegno. Il pittore diventò infatti famoso per i ritratti di ballerine colte non nei momenti di massima estensione corporea, ma in quelli di allenamento, riposo e preparazione. Tra i suoi maestri ci fu Dominique Ingrés che gli insegnò a “disegnare con gli occhi se non si poteva disegnare con la matita”. Degas usò tanto gli occhi, ma usò altrettanto, forse di più, la matita poiché spesso i lavori che componeva con la tecnica a olio provenivano da precedenti studi realizzati per lo più a pastello. Guardare con gli occhi e impressionare con le mani.
Uno di questi studi venne realizzato al Circo Fernando, altra pietra miliare della fervida vita parigina dell’epoca: Degas, nonostante il carattere solitario, non si discostò dall’abitudine di quasi tutti gli artisti del periodo, quella cioè di trascorrere del tempo nel piccolo circo di rue Rochechouart a osservare gli esseri di quel mondo. Si appassionò, artisticamente parlando, alla figura della trapezista Miss Lala, così simile a una ballerina ma con in più la capacità di volare. A lei dedicò una serie di studi nel 1879 che si concretizzarono, dopo le prime bozze a pastello, in un dipinto a olio conservato oggi alla National Gallery di Londra. L’opera, fedele alla bozza preparatoria, raffigura Miss Lala da una prospettiva insolita e realistica, ripresa cioè dalla postazione che normalmente avrebbe lo spettatore, dal basso. Si vede l’acrobata impegnata in un’evoluzione aerea che si staglia sulla volta colorata del Circo Fernando. Gli impressionisti erano i pittori della luce e qui, sebbene non sia un soggetto che benefici di luce naturale, la gamma cromatica bagnata di luce rende perfettamente la leggerezza e la grazia del momento colto in tutta la sua bellezza. Miss Lala è stata una piccola parentesi nel mondo di ballerine di Degas che, per ironia della sorte, verso la fine della sua vita si affidò completamente alla matita (ai pastelli in particolare, oltre che alla scultura) per sopperire alla veloce perdita della vista che lo rese totalmente cieco: un tempo immortalava con gli occhi in attesa di trasferire su carta, e si ritrovò infine ad affidarsi completamente ai pastelli, rendendo il suo tratto ancora più nebuloso e “impressionistico”.
Stefania Ciocca