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“Le amazzoni della Belle Époque provenivano da due mondi precisi, sovente contigui: l’aristocrazia e il circo. Entrambi erano costituiti da donne che montavano a cavallo fin da giovani, tutte con una buona attitudine al salto, che per l’aristocratica si era sviluppata nelle chasses à courre, mentre per le écuyères dei circhi era diventato un complemento fondamentale dello spettacolo”. E’ un passaggio dell’approfondito e interessante affresco delle protagoniste femminili dell’arte equestre tracciato da Tomaso Vialardi di Sandigliano sulla rivista I nostri amici cavalli (n° 81 – novembre 2012). Vialardi, autorevole storico della monta in amazzone, è fra l’altro il presidente dell’Associazione Europea degli Amici degli Archivi Storici.
“Fu Emma Peek Marantette su Filemaker, écuyére americana del Barnum & Baily Circus, a passare in amazzone i 2,25 metri nel 1891. E quando alle seconde Olimpiadi ufficiali di Parigi nel 1900 fu ammessa per disattenzione un’amazzone, a partecipare fu Elvira Guerra su Libertin, écuyère italiana del circo Olympique (fondato dal grande amatore e cavaliere riminese Alessandro Guerra, che introdusse nel circo l’Alta Scuola in amazzone). Elvira si classificò nona su 51 partenti nel Chevaux de Selle (hack and hunter combined) e, sempre in amazzone, 26esima su 37 partenti nel salto individuale. Dimenticata dalla storia ufficiale delle Olimpiadi, il suo nome lo ricorda una via di Bordeaux, dove morì nel 1937″.

Paulina Schumann
Nel servizio che si può leggere integralmente su I nostri amici cavalli, si trovano numerosi riferimenti alla storia del circo, compresa la “Equestrian Diva Paulina Schumann Rivel del Cirkus Schumann, l’écuyère più cresciuta sotto il profilo stilistico. Con lei, non furono più le sfide al limite dell’impossibile, ma una percezione e un senso raro del cavallo che le permisero di distallare in sella il secolo di esperienze e follie di chi l’aveva preceduta. In lei ci fu il meglio di Caroline Loyo, di Pauline Cuzent, di Fanny Ghyka, di Emilie Loisset e di Palmyre Annato”.
Senza le écuyère, scrive ancora Tomaso Vialardi di Sandigliano (nipote della celebre campionessa internazionale Fanny Vialardi di Sandigliano), “il Cirque d’Hiver di Parigi non avrebbe all’ingresso la statua di Pradier che immortala al naturale un’amazzone, che altri non è che la fascinosa e sensuale Antoinette Lejars”.