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L’arte circense è nelle fibre dell’uomo

Lunedi 16 aprile, un ozioso pomeriggio di zapping che casualmente trascorro davanti al teleschermo. Ed ecco cosa vedo.
Ore 16, “Buon pomeriggio Italia” condotto su Raiuno da Antonella Elia. Un handicappato in carrozzella presenta lo straordinario compagno di tante sue ore. E’ un pappagallo, di quelli che i non intenditori chiamano Loreto e gli scienziati classificano come amazzone a fronte gialla. Gli basta uno stimolo del suo uomo per inserirsi nel discorso televisivo eseguendo canzoncine ben note a tutti con ottima intonazione.
Qualche minuto più tardi, sul terzo canale, sono fiondato in visita a un allevamento di cavalli di razza Murgese in cui chi ci fa da guida spiega come fin dai primi giorni di vita questi bellissimi esemplari neri siano sottoposti da chi ne ha cura a una educazione ben precisa che si chiama addestramento.
Passa un po’ di tempo, ed ecco che La7 mi offre immagini da togliere il respiro. La scena si svolge a 1100 metri di altezza sopra un fiordo norvegese. Due giorvani intrepidi hanno teso a quella altezza una fune di 20 metri e ci stanno passeggiando sopra padroneggiando con estrema attenzione ogni centimetro in avanti. Cadere non è permesso perchè nessuna rete li raccoglierebbe.
Spengo il televisore e rifletto. In una manciata di poche ore pomeridiane, la TV mi ha trasmesso uno spettacolo di esibizione circense. Ed è occasionale, perchè di solito io i miei pomeriggi non li trascorro così. La conclusione è una sola: l’arte circense è nelle fibre dell’uomo, nella sua attività creativa così come nella sua parte ludica. L’arte circense è parte indissolubile dell’essere uomo. Eppure c’è qualche cretino per cui quel che si svolge sotto lo chapiteau è da considerare “diseducativo” nei confronti dell’uomo. Roba da ricovero manicomiale.
Ruggero Leonardi

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