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di Salvatore Arnieri

Quest’intervista è parte del progetto Il circo italiano a Monte Carlo, che racconta i vincitori tricolore della più importante manifestazione circense al mondo. Scopri tutti i video, gli articoli e le interviste.

Negli anni Settanta, il circo di Moira Orfei raggiunge il culmine del successo con tournée internazionali e trionfi in tutta Italia, affermandosi come una delle realtà circensi più importanti in Europa. Negli anni Ottanta, cavalcando l’onda positiva, Walter Nones decide di investire nei numeri di casa, rinnovando le attrazioni di animali. La creazione di grandiosi tableau esotici e spettacolari numeri di felini richiede investimenti significativi, ma Nones non lesina risorse, avvalendosi dei migliori addestratori dell’epoca, che si occupano non solo della preparazione degli animali, ma anche della formazione artistica delle future star del circo: Stefano e Lara Orfei Nones. Fratello e sorella si cimentano in molte discipline, tra cui la giocoleria, il trampolino, il trapezio volante e le pertiche. Tuttavia, è la doppia alta scuola di equitazione, ispirata da Yasmine Smart e Manuela Beloo, che li rende celebri nel panorama circense. Questo numero, come molti grandi progetti, richiese una regia complessa e coinvolse numerosi autori e collaboratori, i quali cui l’addestratore svizzero Henry Wagneur e la tedesca Diana Antoine. Wagneur, che gestì le scuderie del circo tra il 1984 e il 1986, insegnò ai due a cavalcare, mentre Antoine fornì e preparò gli splendidi stalloni utilizzati nel numero.

Stefano con le sue antilopi e zebre al 14 Festival di Monte Carlo 1989 (Foto Roland Smulders)

Il grande tableau esotico

Negli anni Ottanta, il tableau esotico diventa un elemento essenziale per i circhi italiani e Moira Orfei non fa eccezione. Walter Nones affida la realizzazione di un nuovo numero esotico a Charles Knie, uno dei massimi esperti di animali esotici del periodo, già noto per aver creato una maestosa cavalleria di dodici zebre per il circo Barum-Siemoneit. Punta di diamante del nuovo numero creato da Knie era la libertà di antilopi e zebre, con un totale di otto esemplari impegnati in una routine di straordinaria complessità. Nell’act erano presenti, inoltre, un lama che eseguiva la camminata in debout, un canguro, due cammelli, uno struzzo cavalcato, una giraffa, un bisonte che eseguiva gli stop and go e squarciava un cerchio di carta e un rinoceronte che sollevava la zampa in segno di saluto, un esercizio nato spontaneamente dall’osservazione di un comportamento naturale dell’animale. La semplicità della presentazione, priva di quadri tematici, ballerine o scenografie elaborate, e il livello tecnico degli esercizi eseguiti dagli animali sono caratteristiche distintive di questo numero, che passa nelle mani di Stefano a partire dal 1986.

Stefano e Lara Orfei Nones premiati dalla Principessa Carolina di Monaco

La qualità ripaga sempre

L’attenzione continua allo sviluppo di numeri di alto livello attira l’interesse del Festival di Monte Carlo che attraverso i consulenti artistici Hordequin e Proietti, che visitano spesso il circo, invita prima il grande numero di tigri presentato da Giuseppe Massimiliano e solo due anni dopo i giovani Stefano e Lara, poco più che ventenni, con la loro doppia alta scuola e l’esotico. Dopo il Natale 1988 passato a Roma, i due, accompagnati dallo zio Giuseppe, Osvaldo Pugliese, il cugino Alessandro Serena e altri collaboratori del circo, partono in direzione Monte Carlo. Pugliese, compositore e direttore d’orchestra del circo giocherà un ruolo importante anche nella partecipazione al Festival occupandosi tra l’atro di co-dirigere il grande gruppo di musicisti durante i numeri dei fratelli. Sempre nel 1989 Walter Nones viene invitato dal Principe Ranieri in giuria, trovandosi nella scomoda posizione di giudicare le attrazioni dei propri figli. Nones, con grande eleganza, deciderà di astenersi dal votare Stefano e Lara, cedendo il suo voto a S.A.S. il Principe Ranieri, e di allontanarsi dagli altri giurati per non influenzare il loro voto. Le giornate di competizione si svolsero senza difficoltà, fratello e sorella raccolsero ampi consensi tra pubblico e giuria che tributerà loro un prestigioso Clown d’Argento, al pari delle loro icone Manuela Beloo e Yasmine Smart.

Stefano e le sue tigri al Festival nel 2004.

Una nuova stella

Dopo il ritiro di Giuseppe Massimiliano Nones, Stefano raccoglie la sua eredità, apprendendo dallo zio le basi del lavoro con i felini e continuando a presentare per alcuni anni il gruppo storico di tigri, seppur ridotto nel numero. Con il passare del tempo, Stefano diventa sempre più la nuova star del circo. Ispirato forse anche da Gunther Gebel Williams, con carisma e competenza, Stefano incarna la figura del domatore star, capace di destreggiarsi con ogni tipo di animale e di fare da headliner dello spettacolo. Per migliorarsi, oltre al lavoro quotidiano in pista Stefano segue corsi di danza e recitazione, che lo renderanno un artista sempre più completo. Dopo la definitiva dismissione del numero dello zio Giuseppe Massimiliano, nel 1999 Stefano rileva da David Cawley, figlio di Mary Chipperfield, un gruppo di sei tigri, tra cui una bianca, tra le prime viste in Italia.

Lara durante la registrazione dell’intervista per il progetto “Il circo italiano a Monte Carlo”

Di ritorno nel Principato

Con questi nuovi animali Stefano crea un numero dalle atmosfere intense. Sulle note della Carmina Burana sei ballerine, vestite con costumi ispirati al manto delle tigri, introducono il pubblico in un clima di tensione e mistero. Con le ballerine ancora in gabbia, Stefano accompagna la prima tigre nella scena. Man mano che gli animali entrano uno ad uno e vengono condotti da Stefano ai propri posti, gli occhi degli spettatori si alzano per ammirare i passaggi ai tessuti aerei di Anna Giurintano, una delle prime artiste italiane a presentare questa disciplina. Dopo la performance aerea, inizia il vero e proprio numero di tigri, il cui protagonista indiscusso è il carisma di Stefano, che in questo momento raggiunge la piena maturità artistica. Un numero di tale portata non poteva passare inosservato al Festival di Monte Carlo, e Stefano viene invitato a competere nella ventottesima edizione, questa volta per mano di Urs Pilz. La seconda partecipazione al Festival si rivela più complessa della prima, a causa di alcuni problemi sorti durante la permanenza nel Principato, tra cui la morte di una delle tigri nei giorni di competizione. Tuttavia, questi eventi non impediscono a Stefano di regalare una performance memorabile, che gli vale la vittoria del secondo Clown d’Argento, nell’anno in cui il podio è tutto italiano, con il Bronzo a Willer Nicolodi e l’Oro ai Fratelli Errani. Nella stessa edizione del Festival, il numero esotico del circo torna a Monte Carlo, questa volta presentato da Alfredo Perris. A partire dal 2000, il numero aveva iniziato a cambiare forma: dopo la morte del rinoceronte e di alcune delle antilopi erano venuti meno due elementi cardine del numero. L’elemento centrale del numero diventa una carovana di sei cammelli tutti nati al circo, negli anni precedenti, a cui si sommano la giraffa, le zebre e alcune antilopi, l’ippopotamo pigmeo arrivato da uno zoo tedesco intorno al 2000, un lama ed il bisonte ormai di dimensioni impressionanti. Perris presenterà questo vasto gruppo misto di animali in un elegante quadro dal sapore orientale. L’esperienza dei fratelli Nones al Festival ci racconta che dietro al successo di un grande numero c’è sempre un enorme lavoro di squadra, tanta capacità progettuale e un grande sforzo produttivo, aspetti indispensabili che spesso passano inosservati.