L’altra faccia del Clown, il clown bianco. In contrapposizione al naso rosso dipinge tutto il volto candido. Mentre il rosso è l’eccesso, lo sfottò, lui è l’eleganza quasi snob.
Diceva Federico Fellini: “Il rosso si ribella alla perfezione: si ubriaca, si rotola per terra e anima, perciò, una contestazione perpetua. Il bianco è l’eleganza, la grazia, l’armonia, l’intelligenza, la lucidità. Questa è dunque la lotta tra il culto superbo della ragione (che giunge ad un estetismo proposto con prepotenza) e l’istinto, la libertà dell’istinto. Insomma ci sono due atteggiamenti psicologici dell’uomo: la spinta verso l’alto e la spinta verso il basso, divise, separate”. Sempre secondo Fellini, per fare qualche esempio: “Pasolini è un clown bianco del tipo aggraziato e saccente. Antonioni è un augusto di quelli silenziosi, muti, tristi. Picasso? Un trionfale augusto, spavaldo, senza complessi, sa fare tutto: alla fine è lui che la vince col clown bianco. Einstein: un augusto sognante, incantato, non parla mai ma all’ultimo momento candidamente tira fuori dalla saccoccia la soluzione dell’inghippo proposto dal furbo clown bianco. Visconti: un clown bianco di grande autorità, il costume fastosissimo dà già soggezione. Freud: un bianco. Jung: un augusto. Questo gioco è talmente vero che se hai davanti un clown bianco sei portato a fare l’augusto e viceversa”.
Ma noi abbiamo incontrato un vero clown bianco, uno degli ultimi grandi della sua specie.
Attualmente lavora al Circo Roncalli e fa tournèe teatrali con David Larible in Italia e in Europa. E’ il clown bianco Gensi, nome di battesimo Fulgenci Mestres Bertran.
Ogni clown bianco ha un unico trucco, ma solitamente anche un ricco guardaroba. Come nascono i tuoi costumi?
Qualche cosa risente di ispirazioni e qualche cosa è totalmente personale. Quando sono arrivato da Roncalli usavo la maschera ed il costume dello spettacolo che facevo con Monti e Oriolo. Quel costume è stato disegnato da Luc Castels, che lo ha pensato con un look da anni ’20 attualizzato. Uno dei miei costumi è ispirato a Francesco Fratellini, mentre un altro è stato commissionato ad una sarta dopo che mi aveva visto lavorare. E’ molto importante per me che il costume sia elegante e raffinato, con solo un pizzico di stravaganza. In una parola, lunare.
Lunare è una definizione particolarmente appropriata per il clown bianco…
In effetti il clown bianco è un personaggio che non è di questo mondo. Il clown bianco viene da tante cose: dalla commedia dell’arte, dal buffone e da altro. Ad esempio le tipiche orecchie rosse derivano da un personaggio dell’epoca elisabettiana che era un po’ infernale.
Quindi il bianco viene da un altro mondo rispetto all’Augusto?
La componente lunare del bianco è la parte poetica e intellettuale dell’adulto, di chi razionalizza le cose. L’augusto è il bambino che non razionalizza, è causa-effetto con reazione immediata. Il clown bianco lavora per fare in modo che la reazione sia frutto di un processo.
Se la reazione alla comicità causa/effetto dell’augusto è ridere, la reazione alla comicità del bianco è diversa. C’è un piccolo processo, un esercizio intellettuale che fa si che il pubblico non rida, ma sorrida. Credo inoltre che il clown bianco debba avere una componente mistica o spirituale ed è interessante, come artista, esplorare la spiritualità del clown bianco. Un’altra particolarità del clown è che “ha l’età che ha”. Se io ho 45 anni, il mio clown ha 45 anni, perché il mio clown sono io. In teatro si rappresenta, mentre nel circo si presenta.
Potresti spiegare meglio questo concetto?
In teatro impari un testo e lo provi, mentre nel circo vedi gli acrobati che si esibiscono davanti ai tuoi occhi e se cadessero, la morte che vedresti sarebbe verità. Se io ti uccidessi in uno spettacolo teatrale la tua morte non sarebbe verità. E’ questione di cercare la verità nella recita. Nel circo sono più “me stesso” che in teatro. Ciò che faccio è potenziare alcune caratteristiche della mia persona.
Qual è stato il percorso che ti ha portato a lavorare sia nel circo che in teatro?
Dopo aver terminato gli studi in arte drammatica ho iniziato in teatro, all’età di 19 anni. Sono stato con diverse compagnie fino a quando ho accettato la richiesta di lavorare con il clown Monti nella compagnia Monti y Cia, che presentava la commedia clownesca in teatro. Uno dei nostri spettacoli è stato visto da Bernhard Paul, che chiamò Monti, Oriolo e me a lavorare come clown da Roncalli. Il problema fu che noi avevamo sempre lavorato in teatro, così dovemmo adattare ciò che facevamo alle necessità della pista. Lavoro nel circo dal 2005 e questo è il mio primo ingaggio circense, sono un bebè del Circo!
Sono sempre stato un clown bianco, anche quando lavoravo con Monti y Cia. Nel 2006 Oriolo e Monti lasciarono Roncalli ed arrivò David Larible, che dopo la prima stagione insieme mi chiese di fare con lui lo spettacolo teatrale.
Il tuo clown ha una fortissima componente musicale, come e quando hai studiato musica?
Dai 10 ai 14 anni fui chierichetto al monastero benedettino di Montserrat in Catalogna. Nel monastero ci sono una scuola ed un conservatorio, ed in quel periodo imparai a suonare il piano, il violino e a cantare. Il conservatorio di Montserrat è il più antico al mondo, risale al XII secolo.
Cosa ne pensi della comicità e del personaggio di David Larible?
La comicità di David è un capolavoro di precisione e di timing. Controlla sempre tutto quello che gli succede intorno e sa far funzionare molto bene il pubblico. Quando prende la gente da portare in scena o in pista ha molto occhio, sa scegliere la gente “giusta” e sa farla esprimere: questo è un capolavoro, questo è chapeau! Quando lavora con il pubblico sa affascinarlo tanto da farlo comportare come vuole lui. David fa interagire il suo pubblico come fosse l’augusto, e David stesso diventa un bianco. Quando lavora con un bianco deve cambiare registro, e ciò è molto difficile. David non è un pagliaccio stupido, perché uno stupido non potrebbe fare questo cambiamento. E’ un eccentrico, un clown che ha un registro molto ampio, all’interno del quale può presentarsi come augusto o come bianco.
E’ luogo comune che gli artisti non riescano a commentare e riflettere a parole su ciò che fanno concretamente in scena, ma tu sicuramente lo smentisci, hai una grande capacità di espressione.
Ma è naturale, io sono il Bianco!
Pensi che il clown nasca “imparato” o si faccia?
Entrambe le cose: si nasce con il carattere, che decanta con tendenza maggiore all’augusto o al bianco, però si fa anche. Io devo fare il mio clown bianco ogni giorno, ed ogni giorno è un esame con il pubblico, con il collega e con me stesso…è un triangolo amoroso.
Ritieni che il clown bianco sia un clown per adulti?
Quando si fa il clown si devono tenere presenti i diversi livelli di lettura del pubblico: i bambini hanno un livello di lettura dello spettacolo, gli adulti un altro e gli adulti più acculturati un altro ancora. Il clown deve fare qualcosa per tutti i livelli, perché se si rivolge ad un livello solo di spettatori, sarà una catastrofe. In Spagna è successo proprio questo, si sono fatti spettacoli solo per bambini ed il circo ha perso qualità. Non deve essere così ed il clown serve anche a questo, a prendere gli adulti e farli viaggiare tramite sentimenti ed emozioni, fino a tornare nuovamente bambini. Egli deve riportare il sentimento adulto a quello infantile di innocenza e meraviglia per le cose semplici.
Credi che per riuscire a “catturare” tutte queste fasce di pubblico servano sia l’augusto che il bianco?
Certamente per un impresario è più semplice ed economico ingaggiare solo un eccentrico, avendo così un solo contratto ed un solo stipendio anziché due. Il bianco serve proprio a lavorare per tutte le fasce di pubblico, a dare qualcosa in più, oltre al puro intrattenimento. Questo è il motivo per cui ingaggiare un clown bianco, che purtroppo oggi è un “animale” in via di estinzione…
Alberto Fontanella