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La Spagna celebra un mito vivente del circo: Paulina Schumann

Paulina Schumann alla inaugurazione della mostra

Paulina Andreu Rivel Schumann. Già nel nome un crocevia di arte circense.
Due dinastie circensi: l’una, quella degni Andreu-Rivel, resa grande dal clown catalano Charlie Rivel (nome d’arte di Josep Andreu) e l’altra, gli Schumann, nota soprattutto per la gestione di importanti circhi stabili nel nord Europa e per l’abilità dimostrata nei numeri equestri.
Paulina Schumann è nata il 17 febbraio del 1921 in terra catalana: una terra di gente orgogliosa e legata alle proprie tradizioni; forse a questo amore verso la propria identità si deve la scelta fatta dallo spazio culturale Arts Santa Mònica (organismo dipendente dal Dipartimento della Cultura di Barcellona) di dedicare alla stella del circo una retrospettiva per celebrare un secolo di arte, intitolata appunto Un Siglo de Circo. La mostra si è inaugurata il 26 dello scorso gennaio e proseguirà fino all’8 di maggio, proprio nell’anno del novantesimo compleanno di Paulina.
Un orgoglio sì catalano ma che si apre verso l’esterno grazie una passione senza limiti geografici per lo studio e la ricerca nei confronti della materia circense: è ciò che accomuna il catalano Jordi Janè e l’italiano Raffaele de Ritis, organizzatori, promotori, curatori della mostra e autori del catalogo. Quest’unione di intenti dei due esperti ha dato vita a un gradito caso più unico che raro: non capita spesso infatti che un’artista vivente di grande levatura e di importanza storica per la forma teatrale più antica e poliedrica al mondo, venga omaggiata con una mostra che la celebra per tutta la sua carriera. Una ricostruzione storica esauriente e un percorso di immagini che si snoda su un doppio binario: parallelamente viaggiano le storie di due diverse famiglie di artisti che si congiungono al capolinea nella figura di Paulina, in un viaggio interattivo tra filmati, vecchie foto che al tempo stesso sono ricordi di famiglia e testimonianza storica, abiti di scena, locandine dalla grafica ormai dimenticata e copertine di riviste. Intento ribadito sia da Janè che da de Ritis nell’intervista che hanno rilasciato durante l’inaugurazione (alla quale naturalmente presenziava la stessa Paulina) è che le immagini e le testimonianze raccolte possano essere d’aiuto e ispirazione alle nuove generazioni di artisti e pubblico: conoscere per apprendere.
Conoscere la carriera, la formazione, l’intraprendenza e la creatività di Paulina Schumann e delle sue due famiglie può essere d’aiuto per far apprendere ai nuovi artisti (di circo ma non solo!) modalità di formazione mai troppo in disuso, e al tempo stesso permettere una più vasta educazione ad un pubblico che possa approcciarsi in maniera più profonda allo spettacolo.
Paulina Schumann è nata a Barcellona, ma ha vissuto pochi anni in Spagna poiché la sua famiglia dopo poco si spostò verso la Francia: gli Andreu-Rivel, composti dal papà Charlie, la mamma Carmen Busto e dai figli Paulina, Juanito, Valentino e Charlie Jr, erano all’epoca impegnati in lunghe tournèe che li portavano ad esibirsi in tutti i circhi più importanti d’Europa nonché a calcare il palcoscenici più noti dei varietà dell’epoca, situati soprattutto in Francia e Germania.
Anni d’oro quelli tra i ’20 e i ’30, splendidi, luccicanti ma, sotto un certo profilo, faticosi perché la concorrenza era spietata, data la quantità di luoghi da riempire. Per questo la famiglia Andreu Rivel ci teneva a dare una formazione completa ai propri figli: Paulina ha potuto così apprendere tutte le tecniche tipiche della pista, come giocoleria, acrobazia, mimo, in aggiunta a una all’abilità di ballerina di diversi stili, dalla classica ai balli tipici dei ruggenti anni ’20, passando per il tango, imparato insieme al fratello Juanito durante una tournèe in Argentina.
Come ricorda Jordi Janè, il tipo di formazione avuta da Paulina durava 24 ore su 24, dagli allenamenti sino ai momenti conviviali attorno alla tavola con la famiglia.
Il debutto della piccola Paulina, appena a sei anni, avvenne all’Empire di Parigi: mentre il fratello Juanito suonava alle percussioni, Paulina incantava e divertiva con una perfetta imitazione di Josephine Baker. Poco tempo dopo comparve sulle scene in una altrettanto perfetta imitazione del discolo Jackie Coogan, il bambino protagonista de Il Monello insieme a Charlie Chaplin.

Paulina col padre

Non a caso gli esordi degli Andreu-Rivels avvennero con ruoli di perfetta imitazione: anche il padre di Paulina, prima di essere il grande Charlie Rivel (omaggiato con un clown d’oro al primo Festival di Montecarlo della storia) Josep Andreu aveva ideato un numero in cui compariva nei panni di Charlie Chaplin (a cui deve l’adozione del nome d’arte) intento ad esibirsi al trapezio. Ma, come ci tengono a precisare Janè e De Ritis, “queste imitazioni non hanno nulla a che vedere con quelle banali parodie infantili che ci servono oggi sugli schermi televisivi o in alcuni circhi; il Charlot e la Baker degli Andreu-Rivels sono autentiche creazioni di una dinastia artistica abituata ad esibirsi davanti a un pubblico esigente e, spesso, di alta estrazione”.
E’ in questo periodo, quando Paulina ha appena cinque anni, che incontra Albert Schumann. Una conoscenza passeggera e d’obbligo fra la gente del circo abituata a conoscersi e incrociarsi almeno una volta all’anno nelle varie tournèe: vent’anni dopo Paulina convolerà a nozze con Albert, farà il suo ingresso nel Circo Schumann portando con sé savoir-faire, classe, eleganza, e uno spirito imprenditoriale rivolto soprattutto alla creazione artistica.
La dinastia Schumann, di origine tedesca, nasce a fine ‘800. I vari componenti della famiglia che si sono succeduti hanno diretto ed edificato monumentali circhi stabili fra cui quello di Berlino (in origine dei Renz), lo Schumann Theater di Francoforte, e i due circhi stabili di Copenhagen e Stoccolma. Inoltre la famiglia Schumann, soprattutto nota per i numeri equestri di alto livello, diresse a partire dal 1921 il londinese circo di Natale all’Olympia Hall, di proprietà del magnate Bertram Mills.
L’alto rango della famiglia Schumann si rifletteva anche sull’estetica dei numeri equestri avendo però un limite: la ripetitività. I numeri a cavallo, in cui eccellevano Albert e Max, erano autoreferenziali, ogni anno rimanevano uguali a se stessi, nonostante il resto dell’organico cambiasse e fossero consapevoli di avere un pubblico di affezionati. Ecco che Paulina, a digiuno di una preparazione da cavallerizza, portò con sé un enorme bagaglio fatto di creatività e intraprendenza: imparò ben presto l’equitazione divenendo una delle più famose amazzoni, e soprattutto diede una carica innovativa ai numeri equestri. Ideava abiti che venivano appositamente confezionati per lei (con grande dispendio ma altrettanto successo), e che al centro della pista unitamente alle sue movenze di perfetta ballerina davano un tocco di classe in più al già eccellente spettacolo degli Schumann.
Portò con sé quella cosa che oggi definiremmo glamour, di cui abbiamo un’inflazione d’uso inversamente proporzionale alla sua effettiva presenza. Tanto che spesso comparve, da vera icona, sulla copertina di note riviste dell’epoca.
Un’importante innovazione (ripresa e adattata secondo nuove istanze ed esigenze dal nouveau cirque e, per esempio, dal Cirque du Soleil) fu quella di ideare dei numeri monotematici e che avessero un filo conduttore: gli anni ’50 erano quelli che vedevano il successo di grandi produzione di genere hollywoodiane; Paulina riprese l’atmosfera e i temi di quei successi, ideò esibizioni come My fair Lady, Il Carnevale di Venezia, Le Mille e una Notte. Uno dei suoi pezzi forti consisteva in un numero di alta scuola eseguito sulla Rapsodia in Blu di Gerschwin, con sapiente dosaggio di suggestivi giochi di chiaroscuro. Celebri sono anche i suoi numeri in cui danza eseguendo gli stessi passi in sincrono con ciò che fa il cavallo, oppure quando ripropone un’esibizione di gusto tutto spagnolo insieme al figlio Benny abbigliato da matador.
Nonostante i successi il Circo Schumann chiuse nel 1972, sull’ondata di crisi che stava mietendo alcuni importanti circhi d’Europa. Più o meno nello stesso periodo Paulina si separò da Albert e fece ritorno nelle fila della famiglia, mentre della tradizione equestre Schumann il lascito rimase alla nipote di Paulina, Katya Schumann, entrata a far parte del Big Apple Circus americano.
La nuova sfida di Paulina la vide nelle vesti di spalla insieme al padre Charlie Rivel. Sfogliando il catalogo della mostra si possono vedere bellissime fotografie che ripercorrono momenti di vita quotidiana e di lavoro svolto insieme, in cui familiarità e lavoro si mescolano, per esempio nelle immagini in cui Paulina si occupa del make-up del padre.
Quando Charlie Rivel morì, nel 1983, Paulina diede definitivamente l’addio alle scene e si ritirò in Catalonia, salvo apparire ogni anno nel periodo natalizio al Circo Reluy di Barcellona, e dare di nuovo sfoggio di classe, eleganza e maestria nel rapporto con il cavallo.
Grande onore le venne conferito poi nel 2008 quando lo stesso re di Spagna, Juan Carlos, le assegnò la Medaglia d’Oro al Merito Artistico.
Onore al merito, alla persona e alla vasta storia che reca con sé che, grazie alla mostra Un Siglo de Circo, potrà essere resa memoria storica e di costume, e finalmente tramandata.
Stefania Ciocca

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