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La piena avvertenza e le “manghellate”

buccioni-home-antonioSiamo in guerra a difesa sicuramente del diritto costituzionale al lavoro, della libertà di espressione, segnatamente espressione artistica, della libertà di iniziativa economica, della nostra storia e della nostra tradizione familiare, ma, più concretamente e senza ipocrisia, una guerra a difesa della nostra azienda, della nostra professione, dei nostri pressoché inseparabili compagni di lavoro e di vita appartenenti al mondo animale.
Una lotta, in due parole, nel contempo di civiltà e di sopravvivenza. Per anni e con le limitatissime risorse a disposizione, abbiamo fronteggiato quotidianamente, fra molta indifferenza nazionale e notevole ammirazione dei colleghi stranieri, ogni attacco, e solo nell’ultimo volgere delle settimane Livorno, Chiavari, Mantova, poche ore orsono, si sono piegate o, più lodevolmente, hanno constatato la giustezza e la giustizia delle nostre posizioni. Ora tuttavia la dichiarazione di ostilità proviene dal cuore dello Stato, il Governo, nell’ambito peraltro e incredibilmente, di un provvedimento teso a rilanciare, offrire certezze e regole virtuose per un diverso e migliore futuro dello Spettacolo italiano.
Non mi lascio intimidire e non sono abituato a fare del terrorismo. Sarei tuttavia mendace con i Soci e con tutti quelli che mi hanno dimostrato fiducia, se non confessassi loro una sorta di allibito stupore di fronte a confuse e disordinate, ma in ogni caso incomprensibili, manifestazioni di ottimismo senza riscontro, affidamento alle capacità miracolose del ferro di cavallo o, peggio, ignobili e nel contempo miserabili insinuazioni di manghellate.
Ho una dignità personale e cerco di tutelare la dignità dell’Organizzazione che da 5 anni ho l’onore di presiedere e che forse, migliore nell’intero contesto europeo, rappresenta per molti, dalla fine del secondo conflitto mondiale, l’unico porto di approdo in qualche modo sicuro nella tempesta dei flutti.
Regalo molto volentieri ad altri, tratti caratteriali consoni più propriamente a condottieri quali Francesco Schettino e combatterò anche da solo di fronte al sopruso ignobile architettato.
Ma sia lapidariamente chiaro che, senza benché infima possibilità di equivoco o difforme interpretazione: non v’è appartenente alla famiglia del circo italiano a cui non sia stata inequivocabilmente fornita la piena avvertenza, con conseguente totale consapevolezza, di ciò che può succedere, e ciò ad ogni ulteriore considerazione. Tutto il resto, per dirla alla Califano, è noia.

Antonio Buccioni