E’ dedicata a “Charlie Chaplin, immagini di un mito”, la mostra allestita al Palazzo Lumière (inaugurata il 16 dicembre e che resterà aperta fino al 20 maggio 2012) di Evian-les-Bains, piccolo comune dell’Alta Savoia ma famoso per essere un centro termale, per un lussuoso Casinò e per i suoi hotel pluristellati. L’esposizione è di quelle significative perché si avvale degli archivi personali della famiglia Chaplin, delle fotografie custodite al Museo dell’Elysée di Losanna, di estratti di film, poster, ritagli di stampa, ma anche di alcune scenografie che sono passate alla storia: dai famosi ingranaggi di Tempi moderni al camerino di Luci della ribalta (in queste immagini uno spezzone del bellissimo finale).
In mostra a Evian non manca nemmeno qualche ricercatezza, come l’abbecedario che ripercorre l’opera di Chaplin (realizzato da Nicolas Pier Morin), dalla A di amore alla Z di zoo, passando per E di eleganza e P di polizia: 26 lettere dell’alfabeto per andare alla scoperta del genio della settima arte. E poi conferenze e proiezioni, compreso il cortometraggio di Chaplin, A Dog’s Life, Vita da cani, del 1918, che è stato il suo primo lavoro da produttore, quando decise di mettersi in proprio e passare alla First National (con cui realizzerà dieci pellicole), nel quale interpreta un vagabondo che vive insieme al suo cucciolo. Merita di essere ricordato che fra gli organizzatori di questo vero e proprio tributo a Chaplin, c’è anche la Cineteca del Comune di Bologna (che vanta il prezioso archivio Chaplin) che si affianca ad una serie di istituzioni francesi: il Museo dell’Elysée, anzitutto, insieme all’Associazione Chaplin, al Museo Chaplin, agli archivi comunali di Montreux ed altre realtà importanti.
Un personaggio straordinario, Sir Charles Spencer Chaplin, che con quasi cento film ha lasciato il segno nel XX secolo. Chaplin ha avuto col circo un rapporto di simbiosi sin dagli inizi della sua carriera, quando lavora nel Circo di Casey, ai primi del 900, che presentava un mix di varietà e numeri di arte circense, per poi farsi notare nella compagnia di Fred Karno. La sua carriera cinematografica inizia con la Keystone Pictures Studio, celebre casa di produzione statunitense, e nel giro di qualche anno è già un attore da 600 mila dollari l’anno. Con Il monello, La febbre dell’oro, Il Circo, la sua fama ha già raggiunto i confini del mondo, tanto che è solo il 1929 quando vince il suo primo Oscar alla carriera, ed altre pellicole memorabili arriveranno dopo: Tempi moderni esce nel 1931, Il grande dittatore nove anni dopo e Luci della ribalta nel 1952. Chaplin muore la notte di Natale del 1977 in Svizzera e anche la sua salma fu trafugata per ottenere un riscatto, ma il piano si realizzò solo a metà. Lo scorso febbraio il figlio Michael Chaplin ha raccontato alla BBC di aver trovato nella casa in cui Charlot abitò fino al 1957 e dove morì, una lettera autografa con la quale tale Jack Hill rimproverava a Chaplin di avere nascosto le sue vere origini, cioè di essere figlio di una zingara che viveva nella cittadella popolata da gitani e gente dello spettacolo nel parco di Black Patch, nei sobborghi di Birmingham.
La mostra “Charlie Chaplin, immagini di un mito” mette a fuoco aspetti legati alla vita professionale e privata di Charlot, le fotografie lo raccontano al trucco, mentre lavora al montaggio delle sue pellicole, in scena e in numerose altre situazioni. “Chapeau Chaplin!”, titola Libération.