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La “diplomazia del panda” colpisce ancora

I due panda che la Cina ha prestato ad uno zoo francese (foto Le Monde)

Due panda giganti provenienti dal maggiore centro di riproduzione in cattività di questa specie, Chengdu in Cina, sono atterrati ieri mattina all’aeroporto parigino di Roissy-Charles-de-Gaulle, destinati allo zoo di Beauval. Ad attenderli un centinaio di giornalisti, oltre all’ambasciatore cinese in Francia e ad altre autorità. Yuan Zi e Huan Huan, questi i nomi dei due esemplari, “sono stati accolti come delle star”, scrive la stampa d’Oltralpe, dopo aver percorso 8833 chilometri su di un Boeing 777 appositamente attrezzato e già ribattezzato “Panda Express”. Il costo di questo trasferimento? I presenti si sono rifiutati di dirlo, ma “una fonte” raccolta da Le Monde assicura che si tratti di una somma di 750 mila euro, che in tempi di crisi e borse a picco non passa inosservata, ma si parla di spese ben più consistenti per mantenerli: altri 750 mila euro l’anno per “l’alloggio” più 80 mila per nutrirli. “Hanno apprezzato il viaggio, hanno mangiato molto, cominciano ad apprendere il francese e non dubito che faranno ancora dei progressi”, ha scherzato l’ambasciatore Kong Quan riferendosi a questi “tesori nazionali” che simbolizzano “l’amicizia fra Cina e Francia”. Non è stato fatto mancare niente ai panda, nemmeno una “festa d’addio” organizzata nel centro di riproduzione che li ospitava. “Yuan Zi e Huan Huan sono i primi panda accolti in Francia dal 1973, quando la Cina maoista ne aveva offerto una coppia a Georges Pompidou”.
L’episodio si presta a molte considerazioni, fra le quali una riguarda il grande interesse che la specie umana continua a dimostrare nei confronti degli animali, soprattutto di quelli “esotici”, lontani abitualmente dai nostri occhi e dunque molto vicini al nostro cuore. Si calcola infatti che lo zoo beneficerà di una impennata di visite attirate proprio dai due mammiferi appartenenti alla famiglia degli Ursidi. Il panda, poi, è una sorta di animale simbolo, quasi mitologico per l’uomo ecologicamente corretto del terzo millennio, oggetto di attenzioni particolari per difenderlo a tutti i costi dall’estinzione. Non solo. C’è chi ha parlato di “diplomazia del panda”, molto in auge ai giorni nostri. Il panda come il migliore ambasciatore della Cina, insomma, e si sa quanto le relazioni industriali siano importanti e come non si escluda nessun mezzo per portare a casa gli accordi di cooperazione. Il tenero panda, almeno dal punto di vista dell’aspetto e di ciò che solletica nel nostro immaginario, ha scritto sempre Le Monde, “per l’empatia che suscita, addolcisce l’immagine mediatica della Cina che non è tenera con i suoi oppositori e che viene spesso considerata troppo aggressiva commercialmente”. Se la causa è finanziaria e diplomatica, insomma, o della salvezza di una specie, ben venga la “prigione” dorata, prima in Cina e poi in terra francese, di Yuan Zi e Huan Huan – questa sembra essere la morale – verso i quali fino a questo momento non si è alzata nessuna protesta animalista.

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