La Prima Sezione Penale della Corte d’Appello di Venezia, nell’udienza del 26 ottobre 2020, ha mandato assolto Albertino Casartelli, già titolare del “Circo Medrano”, dall’accusa di maltrattamento di animali.
La sentenza ha completamente ribaltato la decisione del Tribunale di Padova del 13 luglio 2016 che aveva condannato l’imputato a otto mesi di reclusione applicando la sospensione condizionale.
La Corte lagunare ha invece ritenuto le condotte emerse in sede dibattimentale prive di rilevanza penale assolvendo Casartelli ai sensi dell’art. 131 bis del Codice penale, revocando le statuizioni civili in favore delle tre associazioni animaliste costituite così come la confisca degli animali.
Si tratta di una decisione che finalmente rende giustizia al circo in una vicenda che a suo tempo era stata cavalcata dagli animalisti come una grande vittoria trovando ampia eco sui media.
All’epoca, il Tribunale di Padova – invero sorprendentemente – non aveva dato credito alle dichiarazioni dei veterinari dell’ASL nè a un verbale ispettivo del Corpo Forestale che avevano parlato di animali in eccellenti condizioni psicofisiche, così come aveva ignorato i pareri dei veterinari specializzati che seguivano costantemente il circo e pure la dettagliata relazione scientifica di una ricercatrice universitaria indipendente, esperta etologa, che aveva escluso qualsiasi segno di stress cronico per gli animali. Per contro, l’accusa aveva basato i suoi assunti sull’expertise di un perito nominato dalla Procura della Repubblica che in soli 55’ minuti di ispezione – senza alcun contraddittorio tecnico e senza effettuare neppure un test clinico – aveva stabilito che alcuni animali del circo si sarebbero trovati in condizioni di stress.
I magistrati veneziani, evidentemente valorizzando le evidenze scientifiche emerse nel dibattimento, hanno deciso in modo diametralmente opposto rendendo giustizia a una delle imprese circensi più prestigiose del panorama europeo.
Ci auguriamo che l’assoluzione in appello trovi lo stesso spazio riservato dai media a suo tempo alla condanna di primo grado.
Avv. Francesco Mocellin e Prof. Avv. Enrico Mario Ambrosetti