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La Chiesa non abbandona circhi e luna park

La crisi economica internazionale ha colpito duramente Circhi e Luna Park, determinando «una diminuzione sensibile del pubblico» e «un aumento rilevante dei costi», denuncia il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti, mons. Antonio Maria Vegliò in un’intervista alla Radio Vaticana, nella quale ricorda che «soltanto nell’Unione Europea ci sono tra 600 e 1000 circhi, mentre nel mondo intero milioni di persone lavorano nello spettacolo viaggiante e nei parchi di divertimento, stagionali e fissi: un mondo al quale, a parte la Chiesa, ben pochi sono sensibili». Secondo l’arcivescovo – che aprirà domani l’ottavo Congresso Internazionale della Pastorale dei circensi e dei fieranti organizzato dal dicastero per dare nuovo impulso alla missione degli operatori pastorali della grande famiglia dello spettacolo viaggiante – «i Circhi e i Luna Park rappresentano occasioni di sana evasione, opportunità per dare valore al tempo libero, allo svago e al divertimento. La loro presenza nelle nostre città ci dà l’opportunità di gustare la bellezza di giochi, esibizioni ed esercizi atletici in un’atmosfera di festa che si fa contagiosa e può abbattere le barriere che ci separano dal nostro prossimo». Circhi e Luna Park, infatti, liberano «energie positive» e frequentarli «predispone alla cordialità e alla generosità di cui tutti siamo portatori». «Circhi e Luna Park costituiscono – sottolinea il presule – dei segni di speranza per un mondo più armonico, caratterizzato da rispetto e comprensione e i continui spostamenti dello spettacolo viaggiante ci rammentano che tutti siamo pellegrini in questo mondo e la nostra meta finale è la gioia piena che si realizza in Dio». Preoccupa però, conclude mons. Vegliò, «il numero limitato degli operatori pastorali per questo specifico ministero» che rende quanto mai necessaria «un’opera di sensibilizzazione delle Chiese locali». Infatti, «il modo di vivere itinerante di circensi e fieranti, caratterizzato da frequenti spostamenti da una città all’altra, non favorisce l’ordinaria appartenenza a una comunità parrocchiale. Eppure è necessario sostenerli nella fede, offrir loro un’assistenza fatta di dialogo, ascolto, accompagnamento nelle tante difficoltà che incontrano».
Giacomo Galeazzi
La Stampa