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Sul quotidiano La Stampa di Torino datata 19 gennaio leggo la notizia di un clochard avvicinato da due vigili mentre se ne stava rannicchiato con un suo cagnolino per proteggersi dal gelo davanti a un negozio di via Roma. Bella cosa, penso io: è bene che chi indossa una divisa avverta la responsabilità di aiutare chi sta peggio. Ma quale delusione nel leggere il resto della notizia. I vigili si sono limitati a sottrarre il cane dalle braccia dell’uomo che, a detta di chi assisteva alla scena, piangeva come un disperato. “Ma chi ci ha chiamato”, così si sono giustificati i vigili, “voleva difendere il cucciolo”.
A questo dunque siamo arrivati. Se un uomo e un cane stanno crepando di freddo, c’è chi si scalda la coscienza solo intervenendo a favore del cane. Il vostro scrivente non è nato ieri. Ho cominciato a fare il giornalista nel 1957 e so bene che ogni uomo è pianeta a sè; so bene, per venire al nostro caso, che esistono uomini capaci di affezionarsi alla loro disperazione al punto di non accettare alcuna alternativa e anche a costo di trascinare con sè una bestiola, ultimo affetto rimasto, in un destino su cui la bestiola se potesse parlare non sarebbe assolutamente d’accordo. Ma da qui ad arrivare alla scena appena descritta ce ne corre. Due vigili che arrivano, strappano l’animale dalle braccia di un poveraccio perchè “così gli è stato chiesto” e neppure approntano un tentativo di soccorso anche per un essere umano ormai ridotto ad abbracciarsi in mezzo al gelo a un piccolo quattrozampe. Parliamoci chiaro: è questo l’animalismo? Se di questo si tratta, io che sugli animali ho sciorinato pagine da riempire un grattacielo lo dico chiaro e netto: “Non ci sto”.
Ruggero Leonardi