di Alessandro Serena
Il circo italiano, è noto, attraversa un lungo periodo di sofferenza, dovuto in gran parte a problemi burocratici e alla recessione economica. Ma basta oltrepassare il confine con la Svizzera e come per magia ci si trova un mondo dove le amministrazioni comunali rinnovano il proprio piano urbano a seconda delle esigenze dei circhi, dove le associazioni animaliste festeggiano i propri anniversari all’interno di una pista, dove il marchio più importante della nazione, a dispetto della crisi, registra un incremento di circa il 15% rispetto all’anno precedente. Stiamo parlando del leggendario Circo Nazionale Knie dove alcuni nostri “immigrati” di lusso collaborano in maniera sostanziale a questo successo.
Il celebre complesso elvetico sta per concludere una stagione all’insegna dei record, con un forte aumento degli spettatori in tutti i cantoni, con l’accoglienza strepitosa della città di Zurigo che ha rivisto la propria piazza principale anche per poter meglio montare lo chapiteau della famiglia. Che anche quest’anno ha portato in giro un circo di grande classe, sia per quanto riguarda l’accoglienza dello spettatore, con standard altissimi e puntualità svizzera come piacevoli consuetudini.
Lo chapiteau è il risultato di anni di esperienze, sia per quanto riguarda la sistemazione del pubblico e il suo deflusso, che per la fruizione ed esecuzione dello spettacolo. Lo stesso si può dire per la originale tenda d’ingresso che avvolge in maniera circolare come un abbraccio la parte frontale del tendone e accoglie al proprio interno il comodo ed elegante bar centrale oltre a vari chioschi riservati a snack freddi e caldi, classici come popcorn e zucchero filato e souvenir.
Lo spettacolo ha inizio con un breve discorso di Freddy Knie Junior. Il solo ingresso in pista di questo vero e proprio Signore del Circo basta a capire quale sia la sua enorme classe, come se nel suo elegante portamento trasudassero i secoli di storia della famiglia. L’opening di quest’anno ha come protagonista la guest star dello show: il clown dei clown David Larible. Era da anni che, sia da parte del grande artista italiano, che della storica famiglia svizzera, c’era la voglia di lavorare insieme. Era, in effetti, un tassello mancante nell’incredibile percorso artistico del clown. Così come non poteva mancare un artista di tale dimensione nella collezione di pezzi pregiati del circo elvetico. Bisogna dire che l’accostamento, pubblicizzato a dovere a cominciare dagli automezzi del circo e sino a tutti i media, funziona alla grande.
L’opening è basato sulla ripresa del faro, presentata in maniera originale e con l’intervento degli ucraini Bingo con un potpourri efficace di discipline circensi impreziosito dai salti mortali di Guido Errani. È poi la volta della specialità della casa: le discipline equestri, con una sequenza ininterrotta di mirabolanti performance di cavalli aperta in maniera egregia da Mary José con i suoi cavalli pezzati, proseguita dal giovane Ivan Junior (figlio di Ivan Pellegrini), poi dalla piccolissima Chanel (solo tre anni) che in groppa ad un cavallo bianco con la porporina che scende dal cielo crea un’immagine indimenticabile.
Davvero notevole l’esibizione di Geraldine con quattro frisoni, quattro arabi e quattro zebre. È in casi come questi che appare cristallina la classe di questi artisti e di questo circo. Le performance si susseguono sulle note di una colonna sonora scelta benissimo, con musiche popolari ma mai banali. Le routine sono quanto di meglio si possa presentare nella pista di un circo e quando Freddy Junior parla sottovoce alla nipotina Chanel, è come se stesse sussurrandole all’orecchio i segreti dell’arte circense. E la bimba ascolta con attenzione.
Al nostro Maycol Errani, tocca in questa prima sequenza di presentare Scout, il cavallo comico riluttante di Rosi Hocchegger, e dimostrare così di avere, oltre ad una presenza scenica impeccabile, anche una buona verve comica e la capacità di padroneggiare inglese, francese e tedesco.
Rientra in pista David Larible con un’altra sua invenzione, divenuta in breve un classico: la gara di spruzzi d’acqua con un piccolo spettatore. Qualcuno dice che il pubblico svizzero sia freddo? David lo passa al microonde e in pochi minuti lo porta a temperatura. Poi continua a cuocerlo a fuoco lento fino all’apoteosi finale. Un personaggio fuori dal comune con una traiettoria artistica e una carriera uniche e straordinarie, una parabola che non pare per niente destinata ad esaurirsi.
Il pubblico lancia gridolini di ammirazione quando entrano in pista Delhi, Ceylon et MaPalaj gli elefanti presentati da Franco Junior, la moglie Linna e il figlio sinoelvetico Chris Rui. Tre esemplari con uno stato di salute invidiabile, in un numero classico, senza fronzoli e con la consueta eleganza. Una tradizione che si perpetua da generazione in generazione, ma questa estrema dolcezza è la nouvelle vague dell’ammaestramento dei pachidermi. Tocca di nuovo a David, ormai beniamino del pubblico, riportare il pubblico in terra, nella esilarante gag della “prima ballerina”.
E poi la volta del più forte numero di icariani dell’ultimo mezzo secolo, quello dei fratelli Maycol e Guido Errani. Si è scritto tanto su questa performance. Ebbene, dieci anni dopo l’Oro di Monte Carlo mantiene il proprio livello altissimo, i ragazzi hanno assunto uno stile più pacato e sornione ma molto efficace. Guido, anche con un fisico più maturo, resta uno dei migliori agili in circolazione o il migliore. Quest’anno sarebbe dovuta andare in scena la “bascula coreana”, poi saltata per l’infortunio al più giovane dei fratelli, Wioris. I Knie si sono guardati un po’ in giro per capire come sostituirla, ma hanno capito che la soluzione era in casa.
È ancora David Larible a riportare il sorriso dopo le emozioni dell’acrobazia, con i “campanelli”, durante i quali fa intonare a tutto il circo la canzone New York New York.
La prima parte è chiusa dal numero di diaboli danzati della China National Acrobatic Troupe, che porta a quattro i Clown d’Oro presentati prima dell’intervallo in questo incredibile spettacolo. Le ragazze cinesi sono fra le poche ad aver vinto l’Oro sia a Parigi che a Monte Carlo. In realtà la formazione è più volte cambiata, ma la struttura della coreografia è talmente solida e la serie degli esercizi così incalzante da far rimanere sempre senza respiro.
La seconda parte inizia con un altro quadro di acrobazia danzata dei Bingo. Ma la prima vera attrazione è il numero di stalloni olandesi presentato da Maycol. Si tratta di una danza equestre con i cavalli in assoluta libertà e Maycol in piedi sopra di loro a girare per la pista in precise geometrie. Di certo ispirata dai precedenti di Giona o Lorenzo, ma resa da Maycol ancora più affascinante, prima di tutto per l’utilizzo di bellissimi frisoni maschi e poi per la capacità di creare un format perfetto per la pista di circo in quanto a compattezza, durata e ritmo. Quando Maycol aveva confidato al suocero Freddy il suo progetto, questi si era dimostrato timoroso per il duro lavoro che il genero avrebbe dovuto affrontare. Ma il risultato è eccelso e pone senza ombra di dubbio Maycol fra i più grandi ammaestratori circensi di cavalli del mondo. Se poi aggiungiamo la confidenza con gli altri animali esotici, la bravura nei numeri acrobatici e la conduzione anche tecnica del circo, ecco che possiamo ritenerlo alla pari delle grandi figure come Charles Hughes o il nostro Alessandro Guerra. Vanto dell’arte circense italiana, svizzera e mondiale.
Lo spettacolo mostra un’ottima alternanza di emozioni proponendo a seguire il gruppo di cani ammaestrati di Rosi Hocchegger, anche in questo caso il migliore del suo genere attualmente. È il contrario delle geometrie perfette dei cavalli dei Knie, l’anarchia festosa e pacifica, la gioia del gioco con quelli che sono considerati gli animali domestici per eccellenza.
David Larible mostra di poter passare dalla comicità alla poesia quando assiste la figlia Shirley, elegantissima arealista alle cinghie, cantando e suonando per lei la canzone Bella, da Notre Dame de Paris.
La giovane artista italo messicana porta nel sangue le discipline aeree portando avanti la solida tradizione dei Larible e degli Jimenez (gli storici ricordano il triplo salto mortale della madre America e lo stile unico dello zio Raul).
Si passa poi ad un’altra emozione tipica del circo, quella della potenza, con le verticali di forza di Encho Keryazov, l’artista bulgaro con il corpo scolpito nel marmo. I numeri di equilibrismo hanno molte declinazioni, in quella della energia pura lui è in assoluto il numero uno già da alcuni anni. Basti pensare che come primo passaggio presenta una serie di “plance” con la quale terminavano il numero i Chen Brothers ai tempi della loro vittoria a Monte Carlo. E la routine continua con una escalation impressionante.
È di nuovo tempo di ridere con David Larible e la sua Opera lirica, tanto apprezzata dal pubblico quanto purtroppo emulata (ma mai eguagliata) da colleghi privi di fantasia di tutto il mondo.
La sequenza di numeri si chiude con la ruota della morte dei Vanegas, due giovani sudamericani che presentano i più rischiosi passaggi in questa disciplina con molta personalità, suscitando le grida di terrore degli spettatori.
I saluti finali che quasi sempre culminano in una standing ovation non fanno altro che celebrare uno spettacolo con una forte personalità disegnata e voluta dai Knie, i re svizzeri del circo. In mezzo a tutti gli artisti e ai suoi giovanissimi fratelli e cugini, trotterella allegra ma già consapevole dell’importanza della segatura la piccola Chanel. Gli spettatori svizzeri e gli appassionati di tutto il mondo possono dormire sogni tranquilli. Il futuro del circo di classe è assicurato.
L’articolo compare sulla rivista Circo, novembre 2014.
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