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Ives Miletti: le diverse facce di un artista


Una carriera poliedrica. Una vita vissuta a trecentosessanta gradi. Artista di lunga data all’American Circus. E’ un personaggio unico il clown Ives Miletti, che nel complesso della famiglia Togni tiene il centro della pista da par suo in varie discipline. Lo si potrebbe definire un artista tuttofare.
E’ in partenza per la Germania, dove rimarrà otto mesi in veste di “clown-pellerossa”. Mi accoglie nella sua roulotte e prima di iniziare la nostra conversazione mi mostra le foto appese alle pareti che lo ritraggono nelle diverse tappe della sua carriera.
Signor Miletti, la sua è stata una carriera poliedrica: ha lavorato come trapezista, addestratore di cavalli, elefanti, fino a diventare un clown. In quale di questi ruoli si è sentito più sé stesso ed è uscita maggiormente la sua personalità?
Senza ombra di dubbio quello che mi è piaciuto di più e che continua a darmi soddisfazioni, è senz’altro quello del clown. Ho cominciato presto, per caso e per gioco, a quattordici anni, poi ho iniziato a farlo seriamente a ventuno. E continuo ancora oggi, perché prima di far divertire il pubblico sono io stesso a divertirmi.
Chi sono stati i suoi insegnanti?
Ho iniziato a lavorare in pista come autodidatta, non ho avuto insegnanti particolari. Lavoravo inizialmente in circhi medi ed il contatto con il pubblico era più facile da instaurare e quindi, forse per questo motivo, non avevo bisogno di nessuno che m’insegnasse a creare numeri comici particolari. Bastavano pochi ingredienti per far nascere il sorriso sul viso delle persone, bastava la mia voglia di farli divertire. Una volta passato nei circhi grandi, come appunto l’Americano, ho avuto un solo maestro: mio zio Wioris Togni. E’ stato lui a farmi capire quello che dovevo modificare nella mia comicità per poter ottenere risultati migliori.
Come ha costruito il suo personaggio?
Non mi sono ispirato a nessuno, l’ho creato esattamente come volevo io. Il primo personaggio che ho portato in pista aveva una lunghissima parrucca ed un enorme naso rosso, ma senza altre particolarità. Poi, qualche anno più tardi, ho iniziato a vestirmi da clochard, regalando quasi l’immagine di un clown “malinconico”, giusto per adeguarmi al ruolo che avevo in quel momento visto che ero un clown di riprese molto lente.

Ives nel gruppo di clown di Elder Miletti (al centro)
Quanto è difficile far ridere il pubblico?
Tanto, tantissimo. Far piangere qualcuno è facilissimo, ma farlo ridere è l’esatto contrario. Fortunatamente però, quando lavoro io non mi accorgo di nulla perché non sono concentrato sull’ottenere una risata, ma solo sulla buona riuscita del mio numero. Certo, quando sento l’applauso, e alzando gli occhi mi accorgo che la gente sta ridendo, per me è la soddisfazione più grande.
Che doti deve avere un clown per essere considerato bravo?
Soltanto l’amore per quello che fa. Il pubblico avverte quando un artista è un bravo clown e se ne accorge. Non si può fare questo mestiere solo perché si viene pagati per farlo, ma occorre “nascere” clown, lo devi sentire dentro.
Una volta tolti gli abiti di scena e spenti i riflettori, com’è la vita quotidiana del clown? Come si prepara un clown per realizzare le sue esibizioni?
Semplicemente ridendo. Io sono una persona che ride anche nella quotidianità, che si diverte, e questo naturalmente facilita il mio lavoro. L’allegria e la simpatia sono due doti innate che possiedo, che cerco di tirar fuori anche nei momenti di tristezza, per continuare ad essere clown anche al di fuori del tendone.
Conquistare la fantasia di un bambino è una delle cose meno facili. Lei come ci riesce?
C’è innanzitutto una cosa da dire: spesso i bambini hanno paura della figura del pagliaccio e quando questo avviene, sicuramente anche il mio approccio cambia. Cerco di studiare il bambino, di capirlo, poi senza terrorizzarlo provo a conquistarmi la sua fiducia, anche da lontano con piccoli gesti.
Per quanto riguarda il lavoro con gli animali, qual è il segreto per farsi ubbidire da loro?
Esattamente come avviene con una donna: bisogna usare la massima dolcezza.
Che mondo è il circo?
Per me è un lavoro in vacanza. E’ un mondo particolare, è la cosa più bella che ci sia!
Valentina Ripa