Sulla battaglia per bandire gli animali dai circhi del Regno Unito le sigle animaliste internazionali hanno investito parecchio da ogni punto di vista. E adesso che il bilancio di tante pressioni, campagne mediatiche e di migliaia di mail che hanno preso di mira i vertici del governo Cameron sono andati in fumo, il morale delle truppe (a partire dall’ADI) è a terra. L’Inghilterra, infatti, non ha nessuna intenzione di mettersi sullo stesso piano di Grecia, Bolivia o Perù in fatto di veti agli spettacoli con animali, facendosi contagiare al ribasso, perché questo non farebbe onore al Paese del liberismo, dell’arte, delle tendenze che anticipano mode e pensiero, e alla nazione che ha tenuto a battesimo il circo moderno grazie all’ufficiale della cavalleria britannica Philip Astley.
La Camera dei Comuni, dopo lungo e acceso confronto, ha respinto la proposta di quanti chiedevano di mettere al bando gli animali nei circhi. Attenendosi al rango di vera democrazia, l’Inghilterra ha approvato proprio ieri una legge che regolamenta la presenza degli animali nei circhi ma non li proibisce, e questo avviene – con qualche differenza da stato a stato – in quasi tutta Europa, negli Stati Uniti, e praticamente in tutto il mondo le eccezioni proibizionistiche si contano sulle dita delle mani.
A difendere a testa alta e con molte argomentazioni le tesi “pro” animali nei circhi, il ministro all’Ambiente, David Heath, sulla stessa lunghezza d’onda del primo ministro Cameron. Sulle barricate (e dov’è la notizia, verrebbe da chiedersi?) gli animalisti, che hanno fatto della battaglia ai circhi la loro ragione di vita e che su questo (ma non dovrebbero prendersi cura degli animali e per loro investire il denaro di cui dispongono?) hanno investito cifre a molti zero. Ma come ha detto un altro grande britannico, il filosofo Roger Scruton – proprio a Circo.it – autore del famoso Animal Rigths and Wrongs, “in un buon circo, gli uomini e i loro animali vivono in stretta dipendenza reciproca, gli animali sono trattati bene e non vivono rinchiusi come invece accade nella media per cani e gatti intrappolati negli appartamenti delle città”. Solo gli animalisti non l’hanno ancora capito.