“L’Inghilterra licenzia i domatori: vietati gli animali ‘selvatici’ nel circo”, titola oggi Repubblica. Secondo il quotidiano diretto da Ezio Mauro “Londra ha messo al bando gli animali nei circhi equestri”. Scrive il corrispondente Enrico Franceschini che “dall’anno prossimo, quando il provvedimento votato dal parlamento di Westminster diventerà legge, leoni, tigri e ogni altro animale “selvatico” non potranno più lavorare nei circhi registrati o di passaggio sul territorio nazionale. È una decisione che arriva dopo anni di pressioni in questo senso da parte dei gruppi animalisti, che infatti la accolgono come una “storica vittoria”, facendo del Regno Unito uno dei primi paesi in Europa ed altrove ad avere approvato un divieto del genere”. Ma cosa è successo in realtà? In parlamento è stata votata una mozione, presentata da Mark Pritchard, conservatore, che però al momento resta solo una mozione, non una legge. Niente di vincolante. E dunque per il momento non scatta nessun divieto agli animali nei circhi, anche se la fortissima pressione delle lobby animaliste spinge (anzi, continua a spingere) per arrivare a questo risultato. Spetterà al governo del primo ministro David William Donald Cameron (più propenso a regolamentare la materia che ad introdurre divieti) a dover dire l’ultima parola.
Come si è giunti a questo voto del parlamento? Con una comunicazione ben orchestrata da parte ovviamente degli animalisti e di Animal Defender in primo luogo. Sondaggi, campagne di stampa, migliaia di lettere ed e-mail inviate dagli animalisti (una tattica ormai messa in atto con sistematicità ogni volta che si tratta di condizionare chi deve assumere le decisioni), come riporta GeaPress: “Una battaglia, quella contro l’uso degli animali nei circhi costantemente sostenuta dai cittadini inglesi. Liz Tyson, Direttrice di CAPS (Captive Animals’ Protection Society) ha infatti sottolineato come nel corso del dibattito “molti parlamentari hanno menzionato la grande quantità di lettere ed email che hanno ricevuto su questo tema“. Repubblica riporta il commento di Animal Defender: “Questo voto del parlamento dimostra quanto il governo britannico avesse perso contatto con l’opinione dominante della società”, commenta un portavoce di Animal Defenders International, il gruppo che aveva girato clandestinamente le riprese in cui si vedeva un addetto alle pulizie rumeno del Bobby Roberts Circus prendere a calci e colpire con un bastone l’elefantessa Anne – un caso finito su tutti i giornali, suscitando indignazione perfino tra i due anziani proprietari del circo in questione, che dissero di considerare l’elefantessa “un membro della nostra famiglia”. Anne fu subito trasferita, a furor di popolo, in uno zoo-safari. Downing Street ha tentato in tutti i modi di impedire il bando, prima proponendo un’altra legge, in base alla quale un circo doveva richiedere un’apposita licenza per utilizzare animali selvatici; quindi sostenendo che il divieto avrebbe violato le norme europee e sarebbe stato illegale (cosa risultata falsa); infine con promesse e minacce, alternativamente, ai deputati. Non è servito”.
Solo pochi giorni fa era stata proprio l’agenzia di stampa animalista ad ammettere che la proposta di legge britannica per vietare il circo con animali si era arenata. E lo scorso maggio il ministero dell’Ambiente, dell’Alimentazione e degli Affari Rurali (DEFRA) del Regno Unito aveva chiaramente delineato la sua linea di condotta, che è anche quella del governo Cameron: il netto rifiuto di divieti. Non solo. Il segretario per l’Ambiente Caroline Spelman aveva aggiunto che “qualsiasi circo in Inghilterra che desidera avere animali che si esibiscono come tigri, leoni e elefanti dovrà dimostrare che vengono raggiunti alti standard di benessere per ciascuno degli animali prima di poter ottenere un’autorizzazione a detenerli”. Severa applicazione degli standard, non divieti. Davanti ad un governo che non si piega, insomma, anche perché non ha nessuna intenzione di dover fare i conti con “cause legali da parte dei proprietari del circo” – scrive la stampa londinese – gli animalisti perseguono la strategia del condizionamento per via emotiva (anche per tentare l’effetto domino sugli altri governi europei) ma il metodo incontra scarso gradimento da parte di Cameron. Ecco perché sarebbe meglio dire gatto solo una volta che sarà davvero nel sacco.
C’è anche una contraddizione clamorosa. La campagna martellante per cambiare la legge inglese e chiedere che gli animali sottratti ai circhi vengano trasferiti negli zoo, è stata guidata dalla Born Free Foundation, RSPCA (Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals Acts), l’associazione dei veterinari inglesi, Captive Animals Protection Society (associazione per la protezione degli animali in cattività) e Animal Defenders International. Proprio nel febbraio di quest’anno, la Born Free Foundation ha reso pubblico il Rapporto EU Zoo Inquiry 2011, curato dalla stessa associazione, che rivela una generale condizione di grave disagio dei milioni di animali detenuti negli zoo e nei bioparchi europei. Degli oltre 200 zoo dell’Unione europea passati sotto la lente d’ingrandimento, “la maggior parte non è a norma con i parametri di benessere e sicurezza stabiliti dalla direttiva UE”. E dunque dove dovrebbero andare a finire gli animali eventualmente sottratti al circhi?