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Il politically correct non si applica al circo

Interessante quel che si legge a pag. 51 del numero 50 di Juggling magazine a proposito di Majakovskij. “Poeta di strada dagli abiti eccentrici, fu certamente un clown tragico: era a suo agio in mezzo a un pubblico urlante, in una strada acconciato da cavallerizzo del circo; fu uno smisurato insolente, sempre pieno di esuberanza e gagliardia; amico intimo di molti artisti circensi tra i quali il celebre clown Vitalij Lazarènko, per cui scrisse una entrèe nel 1920” dal titolo Campionato mondiale della lotta di classe “. Interessante a patto che a nessuno venga in mente di riproporre il discorso in chiave di attualizzazione dei tempi nostri. Di proporre, per essere più espliciti, una strada “politicamente corretta” a una realtà circense quale è quella attuale, in cui la ricerca del “nuovo” è rara e non sempre confortata da successo. L’idea di una marmellata ideologica oscena, quale è quella quotidianamente offerta dal Politicamente Corretto nostrano, applicata al Circo italiano magari nella speranza di un consenso proveniente dal pentolone culturale oggi alla moda, è addirittura rabbrividente per chi nel circo ancora vede quell’esaltazione di libertà che si chiama vitalità nel senso di corpo e di reivenzione del corpo. Majakovskij ha vissuto la sua battaglia anche al circo, e questo molto ci interessa. Ma l’Italia del 2011 è tutt’altra cosa.
Ruggero Leonardi

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