di Massimo Locuratolo
Servizio fotografico di Silvia Mazzotta
PESCARA – La sera del 3 luglio al teatro D’Annunzio di Pescara c’era il parterre delle grandi occasioni. Tra gli altri, si sono visti il creatore del festival Mirabilia di Fossano, Fabrizio Gavosto, svariati rappresentanti delle famiglie circensi italiane, gli artisti di Funambolika e la regina del circo, Liana Orfei. Tutti convenuti per ammirare e applaudire i protagonisti del Gran Gala du Cirque che ha chiuso l’edizione 2013 del festival.
Se ogni volta, dal 2008, il Gala annuale sembrava il top del cast internazionale che si può mettere insieme per un solo spettacolo, l’anno dopo, puntualmente, Raffaele De Ritis e Alessandro Serena hanno compiuto il miracolo riuscendo a offrire un livello qualitativo stratosferico, come di rado avviene in occasioni del genere.
La scorsa notte sul grande palcoscenico del teatro D’Annunzio c’erano degli artisti strepitosi, e se Robert Muraine – attualmente impegnato al Crazy Horse di Parigi – ha aperto lo spettacolo con dislocazioni ossee eseguite su base ritmica house, e Duo Flash ha proposto un numero di salti acrobatici danzati accolto dagli applausi del pubblico pescarese, va ammesso che il finale coi Golden Power ha creato un silenzio di ammirazione impressionante. La coppia ungherese lascia sempre senza fiato per la difficoltà delle sue figure muscolari e per la lentezza con cui le eseguono.
La performance di Alexandre Koblikov – breve, molto tesa ed eseguita con una glaciale pulizia formale – ha confermato il fatto che le procedure con cui l’attuale generazione di artisti ventenni formatisi nelle grandi scuole di circo affronta i modelli storici, e i confini tecnici, del juggling, abbiano come obiettivo costante il loro progressivo superamento. Dopo il numero di Koblikov è realmente difficile immaginare cosa ci riserverà la giocoleria nel prossimo futuro.
Al teatro D’Annunzio il silenzio più assordante è forse stato quello che ha incorniciato il numero di Flight of Passion. Le loro evoluzioni alle cinghie aeree non si possono vedere altrove per le difficoltà che presentano, e il consenso di James Cameron, che da queste figure ha ricavato lo stimolo per il film Mondi lontani, lo conferma. La scrittura del numero, creata, oltre che per la tecnica esecutiva, anche in base alla raffinata base musicale, è dedicata alla valorizzazione e al superamento delle possibilità atletiche e coreografiche del corpo umano sospeso nel vuoto appeso solamente a due nastri di cotone bianco. L’applauso trionfale del pubblico di Pescara ha dimostrato come la bravura degli interpreti ucraini di Flight of Passion nel trasformare l’estrema difficoltà tecnico-esecutiva in poesia aerea, in fonte di emozioni, abbia toccato i cuori di tutti.
Lo spettacolo era impaginato dalle entrate comiche del clown fuoriclasse David Shiner, a Funambolika in esclusiva europea. La forza del suo personaggio ha contagiato la platea sin dalla prima entrée, che vedeva la macchina fotografica di uno spettatore come protagonista di una serie di pericolosi maltrattamenti.
La formazione artistica di Shiner, iniziata in quell’arena effimera e dissennata che è il teatro in strada, si è rivelata tutta nel suo stile: attenzione e rispetto del pubblico e a come lo si coinvolge nel numero senza mai mancargli di rispetto; sensibilità nel saper valorizzare la personalità dei partner occasionali; e, naturalmente, controllo totale della gestione del numero e della propria centralità attoriale, mimica e improvvisativa, calcolate in base alle reazioni degli spettatori coinvolti sul palco.
Il suo marchio di fabbrica, Silent movie, è stato salutato al D’Annunzio da una vera e propria ovazione, merito anche dei disinvolti spettatori scelti a caso che si sono lasciati coinvolgere nel gioco messo in scena da Shiner con divertita disponibilità.
Se è lecito descrivere il livello di gradimento allo spettacolo solo facendo riferimento alle reazioni delle persone sedute accanto e dietro al mio posto in settima fila, scriverò qui che la cornice sonora all’intero spettacolo è stata incessantemente punteggiata da ..ooohhhh.. di stupore ammirato, e che le frasi (vere) ricorrenti quando Shiner faceva le sue entrate erano sempre del tipo “..mai riso così tanto, mi fa male la mascella per il troppo ridere…” Ed è emblematico riferire che tantissimi genitori venuti per assistere allo spettacolo coi figli molto piccoli e annoiati, in quanto la serata, benché basata su circo e clown, non era specificatamente dedicata al loro livello di attenzione, quasi sempre rinunciavano ad inseguirli nelle fughe sulle gradinate per non perdere neanche un istante delle outstanding performances che si svolgevano davanti ai loro occhi.
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