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Il papà di Montalbano sforna il “Gran Circo Taddei”

Il papà di Montalbano, il celeberrimo Andrea Camilleri, a dispetto di un debutto letterario assai tardivo, ha recuperato con gli interessi il tempo perduto, producendo storie a un ritmo vertiginoso. L’ultimo suo libro, edito come moltissimi altri da Sellerio, è una raccolta di storie ambientate a Vigàta, l’immaginario paese del commissario Montalbano; sono storie impastate in un dialetto gustoso come un arancino, che ruotano intorno a beghe di paese, vecchi rancori, immancabili corna, gelosie, beffe e amorazzi, ma fra tutte ne spicca una, quella che dà il titolo al libro stesso: Gran Circo Taddei (Sellerio, 2011, pp. 328, euro 14). Un circo familiare, come ne giravano tanti nella profonda provincia italiana: il papà Erlando, domatore; la mamma Alinda, presentatrice; le tre figlie cavallerizze, trapeziste e musiciste; il clown Beniamino; un leone e poco altro, con l’unica anomalia presente nella denominazione. Già, perché il vero nome è Gran Circo Taddeis ma le subdole esse finali, indice di pericolosi forestierismi, sono vietate per legge. Anche le celebrità del momento hanno dovuto sottostare alla livella onomastica, per cui la Wandissima che scende dalle scale s’è privata della esse, diventando Osiri, mentre Rascel s’è dotato comicamente di una e finale. Figuratevi se, con questi precedenti, può star tranquillo un circhetto di provincia: ligio al dovere il camerata Ciccino Cannaruto – un nome che è uno squillo di sicilianità – fa immediato rapporto ai superiori. Ma, pur privato dell’infida consonante finale, il Circo si conferma una potente attrattiva per il piccolo mondo di Vigàta, soprattutto per la presenza di ‘o lioni e delle sorelle Jana, Juna e Jona, “tri picciotte che ci volivano occhi per taliarle”. Eppure, se uno come Pippo Incardona le talia bramosamente, non è per le ragioni che ci si aspetterebbe. Più che alla picciotta Jana, Pippo punta al leone, strumento di un privatissimo progetto di liberazione che si risolverà in beffa. Quello che colpisce, al di là della vicenda ben congegnata e sapidamente raccontata, è anche l’insolita collocazione storica. Siamo agli inizi di una guerra, la seconda guerra mondiale, che proclamata da Sò Cillenza Binito Mussolini un caldo giorno di giugno, a confronto con l’esotica e perturbante presenza del circo, passa quasi inosservata “Pippo si voltò verso il signori sissantino che battiva le mano alla dispirata gridanno con l’occhi spiritati ‘Duce, Duce’, e gli spiò: ‘Che disse?’ ”Sto gran cornuto la guerra dichiarò’”.
Maria Vittoria Vittori