Il delfinario di Rimini ha una storia lunga, che inizia negli anni 60, e di certo una fama nazionale per essere stato il luogo nel quale milioni di persone si sono innamorate dei magnifici mammiferi marini. Ma trovandoci nella capitale del turismo vacanziero, l’eco di questo luogo e la capacità di stringere relazioni e amicizie che fa parte del Dna dei romagnoli, si può dire che il delfinario abbia tantissimi estimatori anche all’estero.
Monica Fornari ci ha trascorso la vita qui. Quando guarda le fotografie dei delfini che non ci sono più e quando parla di loro, come figli che ormai non può più abbracciare, non riesce a non commuoversi. Eppure a lei e al suo delfinario, sono stati sottratti i delfini. “Dopo anni di lavoro, sempre tutto regolare, in quindici giorni mi hanno portato via tutto”, spiega lei. Tornati liberi nei mari incontaminati? Macché! Hanno solo cambiato delfinario. E’ stato questo il risultato finale della guerra, mediatica e giudiziaria, scatenata dagli animalisti. Il partito dei divieti. E’ così che vanno le cose nella società del “fanatismo apocalittico” alimentato dall’ambientalismo animalista, come ha spiegato il filosofo Pascal Bruckner (il suo libro si trova tradotto anche in italiano e merita di essere divorato: “Il fanatismo dell’apocalisse”). La filosofia, appunto, è quella tipica delle fasi storiche regressive, iniettate di messianismi e gnosticismo. “L’uomo è il tumore della terra”, la natura è tornata ad essere idolatrata, animali e ambiente devono essere difesi dall’uomo e vengono collocati sul piedistallo della creazione. Davanti loro, dietro l’uomo. Ma poi è così che vanno davvero le cose? Di fatto nelle società sempre più influenzate dalle lobby animaliste, gli animali non vivono meglio di prima, mentre sono l’allarmismo e i divieti a crescere. Se Michela Vittoria Brambilla gioca con una tigre in gabbia, va tutto bene. Se ci si gioca al circo è tortura. Se migliaia e migliaia di cani vivono rinchiusi per tutta la loro esistenza in uno dei tanti canili gestiti dagli animalisti, la cosa è normale. Se un leone nato in cattività e dunque non nel suo habitat naturale, vive una vita, molto più lunga di quella che avrebbe in natura, fatta di stimoli e gioco, all’interno di un circo, allora è violenza. E’ violenza quel che fanno gli altri, che non appartengono alla lobby. E la lobby nel frattempo cresce, ottiene la protezione della casta, siede ai tavoli che contano di diversi ministeri, ingrassa i propri bilanci, che in alcuni casi somigliano più a società per azioni che ad onlus. In un paese normale è su questo che dovrebbero intervenire lo stato, le regioni e i comuni. Invece la mano pubblica punisce circhi, allevamenti e delfinari. Minaccia di cancellare manifestazioni storiche come i palii.
Vittorio Sgarbi nella sua intelligente lucidità, spesso controcorrente, che caratterizza molti dei suoi giudizi, due anni fa era stato illuminante sostenendo che l’animalismo si spiega solo con “questa specie di stordimento del mondo nel quale siamo immersi”. C’è qualcosa di “surreale, di lunare, in ciò che vanno sostenendo gli animalisti”, disse Sgarbi.
Non si capirebbe quel che è accaduto al delfinario di Rimini senza questo contesto. Ma senza più deflini, e con una parte di cuore sanguinante per sempre, Monica Fornari ha trovato la forza di reagire. E si che le hanno reso la vita davvero difficile. “Il giorno in cui sono venuti a sequestrarmi i miei delfini sembrava di essere nel bel mezzo di una azione anti-terrorismo, con uno spiegamento di forze che a Rimini non si era mai visto”, spiega lei a Circo.it. “Da quel giorno sono nel mirino degli animalisti, tanto che ho presentato anche delle denunce perché ho ricevuto minacce di morte, ho trovato microspie nell’ufficio, ho subito l’attacco di hacker sulla posta elettronica e un bombardamento di mail. Di sera ho anche paura a rimanere sola nel mio delfinario perché un giorno mi sono trovata dentro un tale che cercava di filmarmi”.
Eppure, tenace e combattiva, Monica Fornari ha riaperto il delfinario inventandosi un’altra esperienza, che le sta già dando enormi soddisfazioni. “Grazie al sostegno di tanti amici che mi hanno incoraggiata, e fra questi anche gli amici del circo, e alla collaborazione con il circo Medrano, l’estate del delfinario di Rimini è all’insegna delle otarie. Bellissime e intelligentissime”, dice con orgoglio Monica Fornari. E in effetti il pubblcio dimostra di gradire. “Siamo molto contenti della fase iniziale (gli spettacoli sono iniziati solo da una decina di giorni), le otarie sono splendide e attirano simpatia e interesse, piacciono tantissimo. I bambini piangono perché non se ne vogliono più andare una volta che hanno visto lo spettacolo, e molte mamme con loro”.
Non è stato facile riaprire. Le pressioni, a tutti i livelli, sono state enormi. Ma alla fine l’amministrazione comunale di Rimini ha dato tutte le autorizzazioni. Passare dai delfini ai leoni marini ha comportato la necessità di avere la licenza di spettacolo viaggiante e l’esenzione da giardino zoologico. Come confrma lo stesso Comune: «Il dirigente della Sportello unico per le Attività produttive ha autorizzato, secondo quello che prescrivono le leggi vigenti, il legale rappresentante della società Delfinario Rimini srl ad esercitare l’attività temporanea di spettacolo viaggiante nella struttura di Lungomare Tintori sino al 31 ottobre 2014 con attrazione denominata “acquario”, che rientra nella tipologia delle “medie attrazioni”, diversa per legge da quella di “giardino zoologico”».
Gli animalisti pensavano forse di averla avuta vinta una volta per tutte. E infatti si sono lamentati per la decisione del sindaco, come se la legge fosse applicabile o meno a seconda del gradimento degli animalisti. E quindi eccolo lì il delfinario, a due passi dal portocanale e dalla gigantesca ruota panoramica. Riaperto. Ed ora fa parte della grande famiglia del circo e dello spettacolo viaggiante, nella quale Monica Fornari vuole inserirsi attivamente.
E’ un fiume in piena quando racconta questo nuovo inizio e quando esprime i suoi progetti futuri. “Credo sia giunto il momento di un impegno comune per tutti coloro che non intendono piegarsi al pensiero unico animalista e che hanno alle spalle una tradizione di conscenze e amore per gli animali che nessun altro può vantare. Mi riferisco ovviamente al mondo del circo e dello spettacolo viaggiante. Ormai non ci sono più distinzioni fra circhi, delfinari, palii e così via: le ingiustizie e gli attacchi discriminatori li subiscono ogni giorno i circhi e chiunque svolga una attività con la presenza degli animali non gradita agli animalisti. Forse gioca anche l’invidia… Bisogna finirla”. E aggiunge: “Dobbiamo essere tutti uniti sotto uno stesso tetto per difendere e affermare una cultura del rispetto degli animali che combatta allo stesso tempo l’ideologia del fanatismo animalista. E la stragrande maggioranza della gente è con noi, non con la lobby elittaria rappresentata da certe sigle”. A partire da queste considerazioni, Monica Fornari lancia anche una proposta: “Perché non riunire il prossimo inverno tutto il mondo del circo e dello spettacolo viaggiante, non solo italiano ma europeo, nel Palazzo dei Congressi di Rimini, e tracciare una sorta di linea di impegno, una carta programmatica, che dovrebbe contenere anche idee per adeguare le normative vigenti?”.
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