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Il cuore dei Pirati diviso fra Italia e Romania

di Antonio Fabio Lettieri
Servizio fotografico Lara Maffioletti

Sandy Medini

Incontrare la famiglia Medini in un freddo sabato sera di dicembre e poterla intervistare dopo lo spettacolo “Pirati”, è un’esperienza umana che darebbe calore anche a chi si mostrasse scettico o prevenuto nei confronti del mondo circense. Al di là dei successi straripanti arrivati in Romania anche grazie al reality Serviti Varog e della crisi che decurta il numero degli spettatori, il Circo Acquatico Bellucci porta avanti la propria idea di spettacolo a metà tra circo e teatro in un mix di comicità, fiabesco e numeri classici, senza tralasciare il coinvolgimento del divertito pubblico.
Abbiamo incontrato Sandy Medini, che ha risposto con grande slancio alle nostre curiosità.
La formula del vostro spettacolo è fissa o cambia nel tempo?
Non è nella cultura del circo apportare grossi cambiamenti, specie nella tradizione italiana. Noi possiamo farlo grazie alla propensione verso il teatro ed alla collaborazione con il grande amico Andrea Bertinelli, che ci ha seguito per cinque anni. I suoi consigli sono stati preziosissimi per poter fondere i due modi di fare spettacolo, facendoli convivere.
Da “Voyager” a “Pirati”: la regia e le scelte stilistiche sono frutto di una mente sola o del lavoro a più mani?
Negli anni gli artisti che si sono assecondati nella nostra compagnia hanno tutti saputo lasciarci una parte della loro professionalità; le idee partono spesso da noi fratelli Medini, ma nel migliorarle e svilupparle collaborano tutti. Il lavoro di persone che non provengono solo da famiglie circensi ci permette di non essere troppo settoriali: credo che la nostra forza sia quella di lasciare piena libertà a tutti gli attori. D’altro canto ognuno può misurarsi con gli altri, rimettendosi in gioco e divertendosi in continuazione.
Uscite dall’esperienza televisiva del reality in Romania e da una lunga tournée: trovate differenze sostanziali nel pubblico italiano e rumeno?
Il pubblico romeno è semplicemente meraviglioso: sicuramente è più attivo nello spettacolo. La partecipazione al reality ci ha dato una visibilità che prima era impensabile. Amiamo molto anche il pubblico italiano, chiaramente. Di certo la sinergia durante lo show non manca, ma è una questione di attitudine al divertimento. In Romania è senza dubbio altissima. La cosa che ci ha destabilizzato di più di questa esperienza è che agli occhi della gente siamo diventati delle vere star: ci fermavano per strada chiedendo foto ed autografi, cose che non sarebbero mai successe senza quell’avventura. Possiamo tranquillamente affermare che il nostro cuore è diviso a metà tra il nostro paese e la Romania.
Avete anche partecipato all’incontro del 1° dicembre al Vaticano, di fronte a Papa Benedetto XVI. Quali sensazioni restano di un simile avvenimento?
La cosa più bella è stata senz’altro aver incontrato o rivisto così tanti colleghi. Ricordo il caos che si è formato! Il Papa è stato incredibile, specie nel siparietto divertentissimo nel quale ha avuto un incontro ravvicinato con il cucciolo di leone, ribattezzato poi proprio Benedetto. È stata molto bella anche l’esibizione dell’Accademia d’Arte Circense di Verona, per non parlare delle emozioni provate durante l’udienza alle parole di Sua Santità. Se è vero che il circo è dialogo tra generazioni, sacrificio, gusto per il lavoro di squadra e premura per piccoli, anziani e disabili, aggiungo che dell’intervento papale ho apprezzato soprattutto il monito alle pubbliche Amministrazioni affinché riconoscano veramente – e definitivamente – la funzione culturale e sociale degli spettacoli viaggianti.
Qual è il vostro rapporto con il tema degli animali? Vi sentite bersagliati dai gruppi animalisti?
Quello delle accuse di maltrattamento è un problema che ci tocca come appartenenti al mondo circense, ma non ci riguarda affatto: sappiamo quanto amore e quanta cura riponiamo nei nostri compagni di viaggio, siano essi umani o meno. Non si può dire di certo che gli addestratori non facciano un lavoro durissimo: spendono più della metà della loro giornata a curare le nostre “creature”. Il Circo Acquatico Bellucci si basa sull’assoluta uguaglianza tra tutti i suoi membri. Le squadre vincenti, come asserito da Benedetto XVI, non possono fare a meno del lavoro di tutti.

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