“Un artista internazionale incredible, il clown più grande del mondo… Ha fatto il tutto esaurito al Madison Square Garden di New York. Abbiamo l’onore di avere con noi David Larible”. Così Lorella Cuccarini l’ha introdotto ieri pomeriggio nello studio di Domenica In, e la brava conduttrice televisiva si è divertita parecchio con le gag di David. Insieme a lei anche Paola Barale, Wilma De Angelis e alcuni ospiti del pubblico che sono stati coinvolti nel numero dei piatti lanciati in quantità sempre maggiore e a ritmo crescente. Un ottimo lancio anche per la prima nazionale dello spettacolo di David Larible, da domani sera e fino al 27 febbraio al Teatro Vittoria di Roma (una produzione Circo e Dintorni di Alessandro Serena) con Il clown dei clown, un mix del meglio del clown veronese. Lo si vedrà in scena con lo stesso vestito grigio che è ormai la sua pelle artistica, un trucco leggero e l’immancabile naso rosso. Sin dal suo ingresso è un susseguirsi di gag visuali e brani musicali (suona cinque strumenti) che danno pieno sfogo alla sua straordinaria capacità di rinnovare il repertorio classico della clownerie attingendo dal cinema come dalla danza e dall’opera lirica.
Circo.it l’ha intervistato. Dietro le quinte, qualche minuto prima dello show.
David Larible è nato a Verona nel 1957. A Montecarlo ha ottenuto prima l’argento e poi l’oro. A Budapest gli è stato conferito il Pierrot d’oro, il Trofeo Grock a Imperia nel 2007. Ma il tributo più grande è il successo che sin dagli esordi riesce a riscuotere e che gli ha permesso di avere una carriera sfolgorante a livello internazionale.
David Larible è impegnato con una tournée tutta italiana che ha già toccato le città di Barletta, Ivrea, Cossato, Ferrara e che da domani sera lo vedrà impegnato a Roma. Durante il tour presenta due spettacoli: Destino di Clown, ovvero “l’arte di arrangiarsi” di un clown che giunto in teatro per esibirsi scopre che il palcoscenico è già stato occupato da un concorrente, e Il clown dei clown che vede in scena un susseguirsi di gag durante le quali David affronta e si confronta con un altro clown. In entrambi i casi il rivale è impersonato dal “bianco” Gensi, artista catalano che da tempo collabora con David Larible.
Ho l’opportunità di assistere alla fase preparatoria, quando David inizia a truccarsi e a prepararsi per diventare il clown dei clown e incontrare il pubblico. E a vedere quello che sta dietro lo spettacolo, viene naturale affrontare gli argomenti che tradizionalmente sono elementi basilari nella costruzione e nella buona riuscita di una serata.
Il trucco.
Sparsi in giro diversi tipi di trucco e tanti nasi, segni distintivi del suo ruolo. Un trucco che nel corso degli anni ha mantenuto un fil rouge, sebbene quello di adesso non sia lo stesso tipo di trucco usato agli inizi: “Si vede sempre che sono io, ma con gli anni anche il tratto del proprio makeup si evolve, se non altro perché anche i tratti del viso cambiano”, spiega David.
Un segno distintivo, così come lo è il costume quadrettato… L’abito a differenza del makeup non ha subìto cambiamenti. I quadretti sono stati scelti per caso: “All’inizio non era così, ma quando ho deciso di mettermi seriamente a fare il clown ho dovuto scegliere un trademark. Così in Germania andai da un sarto circense e anziché scegliere il solito tessuto a quadrettoni colorati ne preferii uno semplice grigio, che però costava troppo. Il sarto mi consigliò allora questo tessuto a quadretti piccoli bianchi e neri che da lontano poteva comunque sembrare grigio”. Così il celebre costume di David Larible nasce dal caso. Destino di clown.
Manca poco all’inizio.
Prima di uno spettacolo è naturale pensare alla tensione o all’emozione di un diverso pubblico, ma man mano che la preparazione procede David non tradisce nessun tipo di tensione, quella viene sempre qualche minuto prima e meno male che c’è, “perché il giorno che non hai più nessuna agitazione allora vuol dire che non hai più nessun motivo per andare in scena”.
La scena.
David viene dal circo, ma si esibisce anche in teatri tradizionali, come nel caso di questa tournée.
Che differenze ci sono? A quanto pare molte. Oppure poche ma fondamentali, sicuramente sono due modi di lavorare completamente differenti: “Il teatro è più facile. Non ho preferenze tra i due se non una naturale propensione verso il circo, perché lì ci sono nato”. La vera differenza è da ricercare nel rapporto con il pubblico, un elemento importante per qualsiasi artista ma che per David ha un valore particolare vista l’interazione e il coinvolgimento che durante lo spettacolo si instaura (e che è stato cifra stilistica di spettacoli passati, come nel caso di Scusi vuol partecipare?). “Il pubblico si approccia in maniera differente, che vada al circo o a teatro. In teatro si sta seduti, tranquilli, il buio avvolge e soprattutto si è posti frontalmente al palco. C’è protezione. Il circo è più difficile perché lì la presenza scenica che è necessario avere è totale: il pubblico ti circonda e ovunque tu ti giri darai sempre le spalle a qualcuno. Ciò significa che devi saper essere espressivo anche con il tuo didietro! E non c’è buio in sala a separare me da loro, ovunque io mi ponga in pista vedo sempre gli spettatori dalla parte opposta. In ogni caso lo spettacolo è lo spettacolo, e se sei un professionista ci tieni a farlo bene sia che ti trovi in teatro o al circo”.
Lo spettacolo, il momento atteso.
Come in ogni spettacolo circense che si rispetti ci sono dei numeri che si susseguono e un’attenzione da mantenere alta perché fuori programma, spiacevoli o meno, non avvengano e naturalmente è necessario un team affiatato perché tutto si orchestri bene e armoniosamente. “Durante uno show ci sono momenti che si preferiscono rispetto ad altri, ma si ha sempre la consapevolezza che tutto è importante per assicurarsi la buona riuscita. Non posso scegliere cosa preferisco fare, tutti i miei numeri sono come dei bambini, non puoi chiedere a quale di loro vuoi più bene!”. I fuoriprogramma di cui sopra sono naturalmente inevitabili, “dal momento che il mio spettacolo si basa soprattutto sull’interazione col pubblico è normale che una buona parte sia affidata all’improvvisazione. Le reazioni delle persone sono molto diverse, bisogna saper controllare tutto e agire a seconda delle circostanze ma a volte è difficile. Devi mantenere sempre la guardia alta altrimenti possono succedere anche cose spiacevoli”.
E poi la fine…
“Io sono sempre soddisfatto perché so di dare il massimo, faccio sempre del mio meglio. E’ normale che però, alle volte, possa anche capitare che per stanchezza o per altri motivi non ci si senta soddisfatti al cento per cento”.
Con pochi, anche piccoli, elementi si traccia la breve storia di una serata frutto di una preparazione e una capacità che si nutre di una vita vissuta e creata. A tal punto da saper davvero controllare ogni minimo elemento per renderlo al massimo (a proposito della tensione precedente lo spettacolo: traspare appena, perché David riesce a scherzare con chi gli sta intorno davvero fino a pochi secondi prima dell’apertura del sipario), ed è garantito che il divertimento sorge spontaneo per tutta la durata dello spettacolo. Anche dietro le quinte.
Stafania Ciocca