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Il circo sul piccolo schermo

Ogni tanto ci ricasco. Con la televisione, intendo. Mi dico, mi ripeto che un frequentatore di antica data delle piste circensi quale io sono non deve vedere circo sul piccolo schermo, e poi invece accade che vedo un Montecarlo in programma su Raitre e su quello mi sintonizzo. Così è accaduto alle ore 21,05 anche la sera di martedi 17 luglio.
Intendiamoci bene. Il fatto in sé non è grave. Si vedono spesso dei numeri che non abitualmente appaiono sulle piste italiane. E si vedono, grazie alle risorse di una telecamera che inquadra ora il tutto e ora il “particulare”, forse in maniera più razionale rispetto al colpo d’occhio di chi sta in platea accanto a sputacchiatori di noccioline masticate. Però questa è prelibatezza non per gli appassionati di circo ma per i malati di circo, fieri un giorno di poter ferire a morte altri malati di cose circensi del suo livello annunciando che lui, e soltanto lui, il giorno tale nell’ora tale vide l’artista tale fare quella tale prelibatezza di cui conserva, magari sbiadita, anche la fotografia. E no, il circo come collezionismo non fa per me. Per me è immersione in libertà totale, coinvolgimento dove mi pare e piace. E vedo con soddisfazione che ho trasmesso a mio nipote questi principi diseducativi quando, al circo, tento di spiegargli quello che vede. Mi risponde con un “Ssssst” perentorio con cui in sostanza mi dice: “Risparmiami le tue spiegazioni. Io non sono a scuola. Io sono qui per essere dentro a questa oasi di fantasia che è il circo, dove tutto è possibile se nessuno mi distrae”. Un discorso che mi piace moltissimo perchè lo condivido. Chiaro però che, in quest’ottica, lo strumento televisivo è oggetto ingombrante.
Detto questo, è chiaro tuttavia che anche l’altra sera non mi è mancata qualche occasione per riflettere sulle sempre nuove fantasie circensi. Per esempio, l’esibizione dei Clown KGB, provenienti ovviamente dalla Russia. Già l’idea di vedere quell’inquietante marchio applicato alla fabbrica della risata era particolarmente stimolante. Ma poi, che spettacolo ragazzi! Mimica e acrobazia espresse da un duo in tale sintonia da far pensare a un tempismo ad orologeria. Ma potrei parlare anche di altre esibizioni. Invece – e il cielo sa quanto mi costa dirlo – non mi hanno entusiasmato i duetti fra un esibizione e un’altra scambiati fra una gentile signorina e il “mio” David Larible. Alla Rai che si interessa a Montecarlo è difficile dire no, e posso ben capire le ragioni per cui David ha accettato l’incarico. Ma io ho una gran fretta di rivederlo su uno di quei palcoscenici in cui, anche di recente, mi sono spellato le mani per lui.
Ruggero Leonardi

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