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Il messaggio del capo dello Stato al circo italiano

Il presidente della Repubblica e la signora Clio al Teatro di Reggio Emilia all'apertura delle celebrazioni per il 150esimo dell'Unità d'Italia

 

“L’arte circense, nelle sue più alte espressioni, è una festosa sintesi di antiche tradizioni e suggestioni popolari: culture spesso lontane fra loro che arricchiscono lo spettacolo in un continuo fondersi e rincorrersi, creando una rappresentazione simbolo delle diverse identità e della loro feconda integrazione”. E’ quanto scrive il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ad Antonio Buccioni, dallo scorso 24 febbraio alla guida dell’associazione di categoria dei complessi italiani. Buccioni, all’indomani della sua designazione da parte dell’assemblea dell’Ente Nazionale Circhi, si era rivolto a Napolitano con una lettera di saluto e di apprezzamento. “Il circo è spettacolo tra i più antichi: quello italiano ha portato nel mondo le sue radici; unione, spirito di appartenenza e identità italiana, permeando di sé le analoghe forme espressive di altri Paesi”, sottolineava nella sua missiva il neopresidente Enc. “La nostra Accademia del Circo, fortemente voluta e diretta da Palmiri è scuola che non ha eguali nei Paesi occidentali, formando artisti che hanno onorato l’immagine dell’Italia vincendo i più prestigiosi premi internazionali, per ultimo, con Flavio Togni, il Clown d’oro del festival Internazionale del Circo di Montecarlo, nello scorso gennaio”. E Buccioni comunicava al capo dello Stato anche la volontà del circo italiano di partecipare alle celebrazioni per l’unità d’Italia: “Il circo è da sempre spettacolo nazionale e popolare nell’accezione positiva del termine. E, per rispondere a questa sua caratteristica, l’Enc, accogliendo il Suo invito alla Nazione, ha deciso di celebrare la giornata del 17 marzo nel modo più semplice e sentito: con l’inno nazionale all’inizio di ogni spettacolo e tutti gli artisti al centro della pista, e migliaia di piccole bandiere o coccarde consegnate ai nostri piccoli spettatori di oggi, cittadini adulti di domani. Nell’occasione, se possibile, desidereremmo molto leggere un Suo messaggio”.
Il presidente della Repubblica ha accolto l’invito e il suo caldo e affettuoso messaggio alla gente del circo è arrivato puntuale con le commoventi espressioni di sostegno verso l’arte circense, ed anche verso l’iniziativa “in pista col Tricolore”: “Nello spirito celebrativo che lega tutto il Paese nella solenne ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia”, si legge nella lettera del Quirinale a firma del segretario generale Donato Marra, “il Presidente della Repubblica ha molto apprezzato la scelta di affidare all’esecuzione dell’inno nazionale l’apertura degli spettacoli in programma il 17 marzo prossimo e rivolge a tutti gli artisti che hanno aderito all’iniziativa e al pubblico che prenderà parte agli eventi un sentito saluto e i suoi più fervidi auguri per il pieno successo delle manifestazioni, ai quali unisco i miei personali”.
Infine, Napolitano si congratula con Buccioni “per l’incarico di recente assunto alla guida dell’Ente Nazionale Circhi, raccogliendo la preziosa eredità del Signor Egidio Palmiri, che ha diretto l’Associazione per oltre cinquant’anni con grande passione ed immutata dedizione e che continuerà ad affiancarlo nella veste di Presidente onorario del sodalizio”.
E’ con questo bellissimo incoraggiamento che i circhi si preparano alla celebrazione dell’anniversario dell’Unità d’Italia sotto ai tendoni. Coccarde e bandierine saranno regalate al pubblico che assisterà agli spettacoli nella giornata del 17 marzo, aperti dagli artisti radunati in pista, con la bandiera italiana e sulle note dell’inno nazionale.

Il circo e l’Italia unita: un po’ di storia

Silvio Pellico e Madame Saqui. L’eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi e la star dei numeri equestri Alessandro Guerra. Tragedie in versi dal sapore risorgimentale e funamboli, giocolieri e numeri a cavallo. Il Circo odora di patriottismo ed è per questo che celebrerà in grande stile il 17 marzo.
Andiamo con ordine. Agli inizi del 1800 gli spettacoli circensi irrompono sulla scena italiana e occupano i teatri mischiandosi con le nuove idee liberali che muovono verso l’indipendenza nazionale. Nel 1815 a Milano viene rappresentata Francesca da Rimini, la tragedia composta due anni prima da Silvio Pellico nel castello di Murisengo, nella quale reinterpreta l’episodio dantesco in chiave romantica e risorgimentale.
Le tragedie in versi entrano nei teatri e di lì a poco si inframmezzano con spettacoli più leggeri ma non meno apprezzati dal pubblico. I giocolieri fanno divertire il pubblico del Teatro alla Scala già nel 1819, ancora prima al Gambarino, nel salone teatrale in S. Radegonda, e poi nell’anfiteatro dei Giardini pubblici. Funamboli e saltatori di trampolino si alternano al Teatro Carcano con gli esercizi equestri che vanno in scena all’anfiteatro dell’Arena grazie all’abilità della “compagnia Guerra” che presenta numeri equestri di stampo militare e che non a caso riempie la sala di soldati. Ma qualcosa di analogo accade non solo a Milano ma a Roma, Firenze, Bologna, Torino.

Alessandro Guerra

Alessandro Guerra, i Chiarini (una delle più antiche dinastie circensi italiane), Franconi, Ciniselli, sono i nomi di artisti circensi più ricorrenti nei teatri italiani fra i primi dell’800 e la nascita del Regno d’Italia, nel 1861.
In mezzo e in seguito, in una fase di profonda trasformazione politica, sociale e culturale, l’arte che grazie a Philip Astley ha da poco fatto la sua comparsa a Londra (la data d’esordio è il 1768 ma la prima arena Astley’s Royal Amphitheatre of Arts prende forma nel 1799) in una pista circolare che permette di sfruttare la forza centrifuga per eseguire al meglio esercizi su cavalli lanciati al galoppo, contamina l’Italia, l’Europa e il mondo intero.
Durante il 1800 gli spettacoli popolari fanno il loro ingresso in società, osano calcare i teatri ufficiali, anche quelli più blasonati. I numeri circensi, così come le forme drammaturgiche che attirano di più l’attenzione della borghesia, ampliano gli orizzonti della civiltà teatrale soprattutto nelle città del nord, a partire da Milano, alle prese con l’opprimente occupazione austriaca e proprio per questo ancora più desiderosa di sperimentare nuove forme di intrattenimento, tanto che fra 1814 e 1859 ospita duecento spettacoli circensi. L’argomento è stato approfondito nella tesi di laurea di Agnese Cavaleri, “Vedere è credere. La civiltà circense milanese (1814-1859)”, discussa alla Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea Magistrale in Scienze dello Spettacolo e della Comunicazione Multimediale dell’università di Milano, cattedra di storia dello spettacolo circense e di strada del prof. Alessandro Serena.
Ammaestratori, acrobati, cavallerizzi, marionettisti e burattinai, condividono gli spazi scenici insieme a melodrammi, opere buffe e commedie.

Vittorio Emanuele II

Il circo nella prima metà dell’800 porta in un territorio diviso fra Regno Lombardo Veneto, Stato Pontificio e le altre porzioni di suolo italico dominato dai Borboni o da Casa Savoia, il vento nuovo di artisti che provengono da paesi lontani, e anche questo contribuisce ad ampliare gli orizzonti delle aspirazioni risorgimentali. Dai giocolieri indiani di Madras a quelli cinesi, dagli acrobati arabi ai cavallerizzi inglesi o francesi come Louis Soullier che si è già esibito in Francia, in Russia, in Cina e in Giappone. Sarà lui a catalizzare l’attenzione dei milanesi il 15 giugno 1848 e l’incasso andrà in beneficenza a favore degli “individui bisognosi feriti nelle 5 giornate di Marzo”.
I moti rivoluzionari danno forma alle pantomime portate in scena da Gaetano Ciniselli e dallo stesso Soullier, ad esempio con la Battaglia delle cinque giornate di Milano. Anche il circo dà forma al bisogno di libertà che percorre lo Stivale non ancora riunificato, tanto da essere avvertito come una minaccia dalle autorità regnanti e da finire spesso e volentieri relegato in teatri periferici.
Se Inghilterra, Austria e Francia fra la seconda metà del 700 e gli inizi dell’800 dispongono già di circhi stabili (il Royal Amphitheater, il Cyrcus Gymnasticus di Christopher de Bach nel parco del Prater di Vienna e il Cirque Olympique inaugurato da Victor Franconi a Parigi) in Italia accadrà molti anni dopo ma anche a Milano, nel 1864, Gaetano Ciniselli costruisce il Politeama che porta il suo nome. Rimarrà in piedi non a lungo per poi lasciare il posto al Teatro Dal Verme.
“Pare che il sentimento della celebrità e della gloria germogli nel cuore dei saltimbanchi egualmente che in quello dei Re”, disse Napoleone Bonaparte dopo aver assistito a uno spettacolo di madame Saqui.
“Mentre Napoleone trionfava a Marengo, la grande acrobata trionfava a Milano”, scrivono i giornali del tempo. Ma trionferà anche in seguito, fino ai primi del 1840. Il circo piace al popolo ma entusiasma anche le teste coronate. Vittorio Emanuele II, re d’Italia, nutriva una vera e propria venerazione per Gaetano Ciniselli. E ancora di più per la figlia Emma, la ballerina a cavallo. Pare che fra Emma Ciniselli e il «re d’Italia, per grazia di Dio e volontà della nazione» ci sia stata anche una relazione amorosa, come svelano le ricerche di Marion Henriette Didier, confluite nella tesi di laurea “Gaetano Ciniselli. Un cavallerizzo a Milano”, discussa alla Statale di Milano.

Emma Ciniselli (foto Archivio Cedac)

“Il sovrano non nascose mai di provare particolare interesse ed ammirazione nei confronti di Emma, al punto di metterle a disposizione per i suoi esercizi, i cavalli delle scuderie reali. Durante le tappe di Torino e Firenze, Vittorio Emanuele II donò alla compagnia quattro “prestigiosi stalloni” conferendo al Ciniselli il titolo di Cavallerizzo Onorato di Sua Maestà il Re d’Italia, con il permesso di fregiare l’insegna della compagnia con lo stemma reale”, scrive Marion Henriette Didier.
Sarà proprio in conseguenza dell’interessamento, dell’amicizia e dell’ammirazione dimostratagli da Vittorio Emanuele II che Gaetano
Ciniselli chiamerà la sua compagnia “Real Circo Italiano”. Vittorio Emanuele III, invece, insignì del titolo di Circo Nazionale il complesso fondato da Aristide Togni nel 1853, dal quale discendono Ercole, Ugo e Ferdinando, poi la generazione di Darix, Cesare e Ennio Togni, per arrivare a Livio, Davio e Flavio.
Una cronaca del Corriere della Sera del 1881 racconta di un non meglio identificato circo Suhr: “Al teatro Castelli, il circo equestre Suhr rappresenta una pantomima di carattere eroico l’Eroe di Palestro, che non ha bisogno di spiegazione e che al pubblico piace. Riscossero soprattutto fragorosi battimani due ballabili: quello degli zuavi e bersaglieri e quello dei piccoli zampognari. Piacque anche il ballabile dell’attacco alla baionetta. Appena, al suono dell’inno reale, apparve il personaggio che raffigurava Vittorio Emanuele, il teatro si levò ad entusiasmo. Questa pantonomia verrà ripetuta e piacerà sempre” .
Anche gli animali ammaestrati calcano le scene: elefanti, scimmie, uccelli, cani, non ultime le “pulci umane” (invenzione dello svizzero Heinrich Degeller ma il genere fa la sua comparsa al circo in Austria). I confini del mondo, e con essi le conoscenze scientifiche, si ampliano anche grazie all’arrivo dei serragli che portano nelle città alle prese con moti carbonari e insurrezioni, le specie esotiche. Gli uomini di diverso ceto cominciano a familiarizzare con foche, leoni, elefanti, zebre, giraffe. Il circo rende meno pesante la quotidianità ma insegna anche che i limiti umani, fisici e conoscitivi possono essere superati.

Antonio Buccioni

Le celebrazioni del 17 marzo: coccarde e inno nazionale sotto tutti i tendoni
“La ricorrenza del 150esimo dell’Unità d’Italia sarà vissuta dalla grande famiglia del Circo come un evento da ricordare e da festeggiare insieme al pubblico e alle istituzioni”, annuncia il neopresidente Antonio Buccioni. Lo slogan coniato per l’appuntamento è questo: “In pista col Tricolore. Il Circo per il 150° dell’Unità d’Italia”.
“L’invito che rivolgo a tutti i complessi nazionali, dunque non solo agli associati all’Ente Nazionale Circhi, è quello di realizzare il 17 marzo, anniversario della proclamazione ufficiale del Regno d’Italia, alcune iniziative: regalare ad ogni famiglia che prenderà parte agli spettacoli nella giornata del 17 marzo una bandierina o una coccarda tricolore; iniziare gli spettacoli con l’inno nazionale e la bandiera italiana alla presenza di tutti gli artisti al centro della pista. Conto sulla collaborazione, l’impegno e la partecipazione di tutti per far sentire il calore del Circo all’Italia e agli italiani, e per stringerci tutti insieme attorno al Tricolore”.
Claudio Monti

La Compagnia Guerra si esibisce nel Gran Torneo Antico, presso l'Anfiteatro dell