di Ivan Eotvos
Nell’impresa del circo russo regna la “ragion di Stato”, laddove il circo viene visto come un’arte di grande importanza, una vera emanazione dello spirito prima sovietico e poi più propriamente russo. Non i nomi, ma il complesso che questi nomi sono in grado di generare, sono la parte sostanziale della grande opera che il Circo di Stato russo cerca di mettere in piedi. E per farlo si affida ad una signora elegante e gentile, del tutto simile nell’aspetto e nei modi all’immagine di una tranquilla casalinga russa, di una madre attenta ai soldi della spesa e agli ingredienti per la tavola. Ma con una laurea con lode in economia aziendale e una carriera trentennale nell’amministrazione circense in Russia.
Naturalmente non basta lo sguardo dolce e le quasi languide parole di questa elegante signora per convincerci del fatto che una azienda che produce fatturati importanti in diversi ambiti, che ottiene finanziamenti, come dichiarato dai collaboratori del nuovo amministratore, per oltre 20milioni di euro, che fa importanti investimenti, incorpora 70 aziende tra cui 38 circhi stanziali e 12 itineranti, conta 8000 dipendenti, amministra, cura e sposta più di 2000 animali di 140 specie diverse in 207 numeri in tutto il mondo, possa reggere tante responsabilità vestendo i panni della mamma di famiglia.
Evidentemente in questa tranquilla signora c’è molto più di quello che vuole dare a vedere, e traspare dal sorriso diplomatico con cui seppellisce il nome dell’artista più rappresentativo del circo russo. Sono tutti principi, dice, e con questo non annulla affatto l’idea che taluni siano migliori di altri, ma dimostra il rigore della “ragion di Stato” che descrivevamo in principio, contrapposto alla splendida avventura delle singole famiglie del circo europeo, che però appaiono, di fronte alla ragguardevole macchina culturale del circo russo, una costellazione di Città Stato di stampo rinascimentale.
E’ inevitabile che questa differenza di vedute si ripercuota anche negli spettacoli, e come ci spiega la delegazione russa, presente a Roma per assistere la comitiva degli artisti russi al quindicesimo festival di Latina, le differenze in pista sono varie. Una delle principali è l’assenza quasi totale di commento. Secondo i responsabili artistici del Rosgostsirk nelle piste italiane in particolare “si parla un po’ troppo” riferito al largo uso che si fa di presentazioni, sebbene si ribadiscano i complimenti per le eccellenze nostrane, primo fra tutti l’applauditissimo clown Larible, che in Russia ha ottenuto un grande successo di pubblico.
“Il nostro obbiettivo primario è migliorare ulteriormente la nostra stabilità finanziaria – ci dice la neo amministratrice delegata – e per questo il nostro piano di azione copre una fascia temporale che arriva al 2020”. Le previsioni finanziare per la stagione 2014-2015 parlano di altissimi ricavi e di spese contenute, per lo più, ripianate in una delle molteplici attività che questa grande azienda comporta. Perché non ci sono solo gli spettacoli, ma anche un grande indotto di persone che gli spettacoli li creano, ne fanno i costumi, ne amministrano le sale, ne fabbricano gli scenari, amministrano l’aspetto burocratico, gli agenti degli artisti, la promozione. Insomma, una azienda che si presenta al mondo fiera della sua radice ben salda nel ministero della cultura russo, che dichiara di scoppiare di salute e di volontà di crescere. Certo, tutto questo potrebbe essere preso ad esempio dai ministeri europei, alcuni dei quali – e l’Italia tra questi – non si rendono conto di quale grande opportunità potrebbe essere il circo nell’ambito culturale.
Mentre il circo russo “confedera” in un certo senso migliaia di operatori, rendendoli “arte di Stato” e facendoli rientrare nella “ragione di Stato”, il circo tradizionale europeo si muove su un fronte più rivolto al singolo. Al singolo circo, alla singola famiglia, quando non alla singola persona. In Europa tutti vogliono davvero essere i principi, forse, e per riuscirci si muovono gli sforzi e le passioni dei singoli, si fanno grandi disastri, ma anche gloriose architetture. Si aprono grandi fronti polemici, a volte addirittura delle “guerre”. Ma anche dei veri periodi d’oro. Per il circo russo invece il vero principe è il circo russo stesso e, allargando la veduta, la Russia in generale. E questo genera una grande organizzazione, in grado di presentare le prospettive economiche per i decenni avvenire, e siano benedette le aziende che al giorno d’oggi dichiarano di essere già fuori dalla crisi. Ma laddove sono tutti principi per logica conseguenza nessuno è davvero nobile, il rischio di uniformarsi diventa grande. I pro e i contro di due modi di intendere l’amministrazione dell’arte circense.
La manager del Rosgostsirk, Farzana Khalilova ha definito la kermesse di Latina (della quale è membro di giuria) “il festival del circo al momento più importante dopo Monte-Carlo”, aggiungendo che “loro sono alla 15esima edizione, in Russia solo alla sesta, ma presto arriveremo al loro livello”. Un po’ come dire che è solo questione di tempo, e anche questa è una promessa più da capitano d’azienda che da tranquilla madre di famiglia. Doti che può darsi coesistano entrambe in Farzana Khalilova ed entrambe emergano nei momenti più opportuni.