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Il circo italiano rende omaggio a Serena Bassano

Serena Bassano in una immagine degli anni '50 (le fotografie del servizio fanno parte della collezione Valeria Bolgan)

Si sono svolti questa mattina a Genova i funerali di Serena Bassano, che si è spenta nella notte fra il 18 e il 19 febbraio. Torneremo sul resoconto della cerimonia funebre e sulla figura di questa straordinaria donna, che da subito vogliamo ricordare con il ritratto che di lei ha scritto Valeria Bolgan in occasione del quarantennale della rivista Circo, nel 2009. Aggiungiamo anche che tutto il circo italiano ricorda con affetto e stima Serena Bassano, come dimostra la decisione del Circo Americano della famiglia Togni, in questi giorni a Genova, di dedicare a lei gli spettacoli più affollati e frequentati dai genovesi, quelli pomeridiani di sabato e domenica prossimi, insieme ad una breve rievocazione della figura di Serena Bassano, per la quale si uniscono al lutto anche l’Ente Nazionale Circhi, nelle persone del presidente Antonio Buccioni e del presidente onorario Egidio Palmiri.

Serena abbracciata al papà Enrico

“Questo è il primo numero di Circo che porta la firma di mio Padre come direttore (…) io continuo il suo lavoro e cercherò di continuare anche con la Sua mentalità”. Così Serena Bassano nel numero di aprile 1979. Parole, !e sue, che evidenziano la volontà di mantenere in vita i’espressione del genitore. Non si potrebbero capire lo stile, le scelte editoriali, il carattere, la Vita di questa bambina, ragazza e poi donna, senza comprende appieno il rapporto di assoluta dedizione per quel faro prezioso che per lei fu il padre Enrico Bassano.
Un rapporto riflesso nelle scelte della vita che doppiano, ricalcano, in un certo qual modo, quelle del genitore. Cresciuta in una famiglia di artisti, con un commediografo e critico per padre, un pittore come zio e un continuo peregrinare di artisti, scrittori, attori a vario titolo che hanno fatto di casa Bassano una culla di espressioni creative. Lei che ha visto nascere articoli, libri, spettacoli, quadri, dialoghi sospesi tra le piste di uno chapiteau e illustri palcoscenici internazionali, viaggiando nei sobborghi delle più segrete mentalità artistiche, ne divenne voce e profonda estimatrice in seguito. Così, alla camera teatrale iniziata a Milano accanto alla figura di Strehler, di Gilberto e Rina Govi, dei quali ha creato e diretto a Genova la Fondazione, si affiancarono da subito quella giornalistica al Corriere Mercantile e al Secolo XIX e l’amore puro per il circo, quello stesso circo che aveva imparato a conoscere da piccolissima assieme al padre, non come spettatrice, ma come parte di una grande, ammirata famiglia di viaggianti. Perennemente presente nelle giurie, accanto a papà Bassano, dei Festival più o meno noti, vicinissima agli amici di sempre che ha avuto come collaboratori dopo quel tragico febbraio ’79: Rivarola, Alberini, Verdone, Cervellati e di tutti gli artisti conosciuti prima come uomini e poi come specialisti di numero.

Serena Bassano in teatro

La sua formazione circense rispecchia quell’atmosfera esperta che regnava tra le pareti di casa, lei che di quell’universo aveva spolverato, accanto al papà, i segreti e li aveva impressi nel cuore e successivamente sulla carta come dimostra la vasta produzione di articoli e il libro dedicato a Rosina Casartelli, Una donna un circo, cofirmato con Enrico Bassano. Anche la sua pista parlava la lingua della cultura. Spalla e consulente personale del padre nella revisione e nella stesura dei pezzi per Circo,Serena Bassano è colei che da subito realizzò ritratti e panoramiche artistiche destinate ad istruire i lettori.
La volontà paterna di consegnare alla gente “ferma” il circo di sempre spiegato a regola d’arte, venne per buona parte concretizzato dalla figlia. Ecco allora nascere la rubrica Una parola alla volta, nella quale si chiarivano termini tecnici o strettamente di settore: come il trapezino o il Washington. Ma la sua firma, talmente nota e amata dall’intero universo dei viaggianti, degli esperti e dei lettori, ridotta semplicemente al nome Serena, si lega fin da subito alla rubrica d’arte intitolata La nostra Galleria. Una sezione che, a scadenza quasi mensile, prendeva in esame i pittori più noti che avevano rappresentato la pista: dalle delicate versioni dei clown di Degas, al più variopinto universo della Parigi del Cirque Fernando di Toulouse Lautrec, al puntini stico Seurat, alle bizzarre figurazioni di Leger e poi ancora, Rouault, Picasso e lo stile singolare dell’olandese Van Dongen, del francese Bonnard, per giungere sino ai più contemporanei, che nella rivista avevano lasciato i colori come Serge, Caldanzano, il ligure Mangini, lo zio Luigi, Cervellati e i suoi acquerelli, le sue chine che ha saputo presentare nella mostra antologica a lui dedicata dalla città di Bologna, e Cesarino Monti.
Sotto la sua breve direzione della rivista Circo è fiorito anche lo studiop degli antichi manifesti seguito da Giuseppe Origoni, inaugurando una sezione visibile ancora oggi tra le pagine di Circo. Di lei restano le firme sui ritratti dei comici, come si legge in C’era una volta un clown, dedicato a Giacomo Cireni, gli acrobati d’oro, i fratelli volanti Eugenio e Renzo Larible, l’alta scuola e i numeri di elegante dressage dei fratelli Jarz, i grandi spettacoli che facevano onore alla pista italiana e quelli che allietavano le serate d’oltralpe, dal risorto Nazionale Togni al Circo Americano, al compleanno di Miranda Orfei, al centenario del Barum, il Circo di Mosca, quello di Vienna, lo svizzero Nock. Con il suo nome vennero dipinte le figure dei leggendari domatori da Eugen Weidmann a Thierry, da Oscar Togni alle memorie di Leonida Casartelli e Darix Togni. Sue anche le pagine dedicate all’editoria, a quei libri che ha saputo cesellare e che avevano immortalato la vita del cavallerizzo Andrew Ducrow e della fortuna di Barnum incentrata sul lillipuziano Tom Thumb.
Lo stile di Serena, così la vogliamo chiamare anche noi, era dettato da quello stesso rispetto per la pista che il padre le aveva trasmesso e insegnato, quell’affetto che ha potuto trasmettere nell’articolo dedicato agli 82 anni di Ugo Togni scritto con la stessa bontà d’animo con la quale si parla di un Amore ancora attuale, forse, mai come nel caso di Serena, lo possiamo dire, ad imperitura memoria di un idolo chiamato Papà.
Valeria Bolgan

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