Un rapporto riflesso nelle scelte della vita che doppiano, ricalcano, in un certo qual modo, quelle del genitore. Cresciuta in una famiglia di artisti, con un commediografo e critico per padre, un pittore come zio e un continuo peregrinare di artisti, scrittori, attori a vario titolo che hanno fatto di casa Bassano una culla di espressioni creative. Lei che ha visto nascere articoli, libri, spettacoli, quadri, dialoghi sospesi tra le piste di uno chapiteau e illustri palcoscenici internazionali, viaggiando nei sobborghi delle più segrete mentalità artistiche, ne divenne voce e profonda estimatrice in seguito. Così, alla camera teatrale iniziata a Milano accanto alla figura di Strehler, di Gilberto e Rina Govi, dei quali ha creato e diretto a Genova la Fondazione, si affiancarono da subito quella giornalistica al Corriere Mercantile e al Secolo XIX e l’amore puro per il circo, quello stesso circo che aveva imparato a conoscere da piccolissima assieme al padre, non come spettatrice, ma come parte di una grande, ammirata famiglia di viaggianti. Perennemente presente nelle giurie, accanto a papà Bassano, dei Festival più o meno noti, vicinissima agli amici di sempre che ha avuto come collaboratori dopo quel tragico febbraio ’79: Rivarola, Alberini, Verdone, Cervellati e di tutti gli artisti conosciuti prima come uomini e poi come specialisti di numero.
La volontà paterna di consegnare alla gente “ferma” il circo di sempre spiegato a regola d’arte, venne per buona parte concretizzato dalla figlia. Ecco allora nascere la rubrica Una parola alla volta, nella quale si chiarivano termini tecnici o strettamente di settore: come il trapezino o il Washington. Ma la sua firma, talmente nota e amata dall’intero universo dei viaggianti, degli esperti e dei lettori, ridotta semplicemente al nome Serena, si lega fin da subito alla rubrica d’arte intitolata La nostra Galleria. Una sezione che, a scadenza quasi mensile, prendeva in esame i pittori più noti che avevano rappresentato la pista: dalle delicate versioni dei clown di Degas, al più variopinto universo della Parigi del Cirque Fernando di Toulouse Lautrec, al puntini stico Seurat, alle bizzarre figurazioni di Leger e poi ancora, Rouault, Picasso e lo stile singolare dell’olandese Van Dongen, del francese Bonnard, per giungere sino ai più contemporanei, che nella rivista avevano lasciato i colori come Serge, Caldanzano, il ligure Mangini, lo zio Luigi, Cervellati e i suoi acquerelli, le sue chine che ha saputo presentare nella mostra antologica a lui dedicata dalla città di Bologna, e Cesarino Monti.
Sotto la sua breve direzione della rivista Circo è fiorito anche lo studiop degli antichi manifesti seguito da Giuseppe Origoni, inaugurando una sezione visibile ancora oggi tra le pagine di Circo. Di lei restano le firme sui ritratti dei comici, come si legge in C’era una volta un clown, dedicato a Giacomo Cireni, gli acrobati d’oro, i fratelli volanti Eugenio e Renzo Larible, l’alta scuola e i numeri di elegante dressage dei fratelli Jarz, i grandi spettacoli che facevano onore alla pista italiana e quelli che allietavano le serate d’oltralpe, dal risorto Nazionale Togni al Circo Americano, al compleanno di Miranda Orfei, al centenario del Barum, il Circo di Mosca, quello di Vienna, lo svizzero Nock. Con il suo nome vennero dipinte le figure dei leggendari domatori da Eugen Weidmann a Thierry, da Oscar Togni alle memorie di Leonida Casartelli e Darix Togni. Sue anche le pagine dedicate all’editoria, a quei libri che ha saputo cesellare e che avevano immortalato la vita del cavallerizzo Andrew Ducrow e della fortuna di Barnum incentrata sul lillipuziano Tom Thumb.
Lo stile di Serena, così la vogliamo chiamare anche noi, era dettato da quello stesso rispetto per la pista che il padre le aveva trasmesso e insegnato, quell’affetto che ha potuto trasmettere nell’articolo dedicato agli 82 anni di Ugo Togni scritto con la stessa bontà d’animo con la quale si parla di un Amore ancora attuale, forse, mai come nel caso di Serena, lo possiamo dire, ad imperitura memoria di un idolo chiamato Papà.
Valeria Bolgan