di Alessandra Litta Modignani
La lunga e ricca ricerca genealogica effettuata da Alessandra Litta Modignani ha permesso la ricostruzione della storia di oltre 240 famiglie circensi, ora raccolte nel libro “Il Circo di Ieri e di Oggi”. Grazie a questo studio si evince anche la vocazione di accoglienza tipica del circo, da sempre luogo aperto a tutte e tutti, senza pregiudizi.

Il Circo di Ieri e di Oggi
Il nuovo volume “Il circo di ieri e di oggi”, fresco di stampa, non è l’edizione ampliata del precedente, anche se la metodologia di base rimane la stessa, ma con importanti novità. Il primo valore aggiunto al volume sono gli 11 film monografici su altrettanti personaggi del circo che possono essere visti grazie a un QR code che rimanda a YouTube, mentre la seconda novità riguarda l’apparato fotografico. Durante le interviste gli artisti mi hanno mostrato molte fotografie, di gruppi familiari, o di artisti in azione per pubblicizzare il proprio numero, alcune di esse erano molto vecchie o rovinate, molte altre ancora su cartoncino, così tutte le 500 foto presenti nel nuovo volume sono state restaurate con un software che usa l’intelligenza artificiale, per poter dare nuova vita a queste immagini. Anche il glossario presenta una novità; è composto da 150 voci, dedicate al “gergo” (preso in prestito dalla lingua sinta e rom, che gli artisti usano per parlare tra di loro) e alla spiegazione di ogni singola specializzazione artistica, ognuna corredata da una fotografia. I 210 alberi genealogici sono stati realizzati attraverso il software Mac Family Tree, grazie al quale ho inserito tutte le notizie che riguardano la vita artistica delle singole persone e, in alcuni casi, anche contenuti multimediali. Attraverso la lettura dell’albero genealogico ho potuto ricostruire la data di fondazione della famiglia e come si è formata, analizzando i legami parentali già presenti nelle prime generazioni. Un argomento interessante che mi ha colpito durante gli anni della ricerca è il percorso dei ragazzini per l’apprendimento dei futuri numeri; che avveniva esclusivamente all’interno del circo.
Nelle arene prima e poi sotto i tendoni, erano gli adulti ad esibirsi, mentre i bambini entrano in pista per gradi, già molto giovani appaiono per il saluto finale, così da abituarsi a stare davanti al pubblico. Nel contempo i genitori, o gli anziani del circo, insegnano le diverse discipline, tramandando la loro esperienza alle generazioni. Già a partire dagli primi anni della mia ricerca e fino ad oggi molte abitudini sono cambiate anche nel mondo del circo, che in alcuni casi è lo specchio della società: meno matrimoni nati all’interno del circo o nell’area familiare, ad esempio, e più unioni con stranieri; ma anche convivenze, e separazioni, un tempo impensabili. Come accennato anche la composizione della troupe, e del nucleo familiare è mutata, un tempo l’intera famiglia, composta da nonni, figli e nipoti viveva sotto lo stesso tendone per tutta la vita, formando spesso dei grandi gruppi di cavallerizzi, con numeri come le piramidi a cavallo, molto in voga tra le famiglie italiane di circo come i Caroli, Zamperla e Togni, ma anche entrate con giocolieri, ciclisti e comici. Un’altra disciplina che è andata a perdersi è quella delle troupe di ciclisti poiché richiedono, da una parte, molto allenamento, più difficile da effettuare a causa dei frequenti spostamenti, mentre dall’altra non ci sono più famiglie così numerose. Mi riferisco sempre al circo italiano, ma è noto come troupe di ciclisti asiatici (in particolare cinesi) presentino dei notevoli numeri di troupe di ciclisti, come si è visto all’ultimo festival di Monte Carlo, dove hanno conquistato il Clown d’Oro.
Il Circo, un posto sicuro
Il circo è sempre stato un luogo dove persone meno “fortunate” hanno trovato rifugio e hanno avuto la possibilità di vivere una vita dignitosa senza essere derisi ed emarginati. Ad esempio le persone affette da nanismo sono presenti nel circo già all’inizio del Novecento. Sono state soprannominate “bagonghi”. Alcuni studiosi dicono che il termine venga da “Ba Kango” che era una tribù pigmea africana. In Italia il primo nano a cui viene dato questo soprannome di “bagonghi” è Andrea Bernabè, nato a Faenza nel 1850. Dopo aver fatto qualche anno di elementari non si sentiva a proprio agio in questa città per cui “scappò” con il circo Zavatta diventando giocoliere acrobata e prestigiatore. Venne ingaggiato in America dove rimase per sette anni avendo grande successo, portando successivamente i suoi numeri in tutta la Russia. Si fermò quando tornato in Italia si ruppe una gamba durante il suo numero. Altri bagonghi famosi sono stati Checco Medori al circo Togni e Filippo Ruffa al circo Orfei. Durante la ricerca ho incontrato nani, omosessuali, renitenti alla leva; persone che hanno sempre trovato “rifugio” nel circo, dove convivono da sempre religioni e culture diverse. Nonostante la guerra sia in corso ancora oggi, troviamo artisti ucraini e russi che si esibiscono nella stessa pista. Il personale addetto agli animali ad esempio proviene in genere dall’Europa orientale e quindi è di religione ortodossa; oppure dall’India e quindi di religione Indù, oppure dal Pakistan e quindi è musulmano. Un’altra componente sociale va ritrovata nella fondazione nel 1988 dell’Accademia circense, fortemente voluta dal presidente dell’ente nazionale circhi Egidio Palmiri. Non necessariamente gli allievi dell’Accademia sono figli di artisti, anche se questi costituiscono in genere la maggioranza; alcuni sono ragazzi esterni che frequentano la scuola nel pomeriggio come attività sportiva. I ragazzi del circo iscritti all’Accademia rimangono in convitto; la mattina frequentano le scuole dell’obbligo e al pomeriggio seguono tutte le attività artistiche. Una maggiore scolarizzazione dei ragazzi sta aiutando senz’altro ad affrontare i tanti problemi “del mondo esterno”. I giovani usciti dall’accademia che si sono presentati a varie competizioni internazionali del settore dello spettacolo hanno vinto premi significativi. Due dei miei film (Andrea Togni ed Egidio Palmiri) raccontano di come è nata l’Accademia e della sua importanza.
Il Circo di Domani
Non so fare previsioni su cosa sarà il circo fra pochi o tanti anni; il processo di cambiamento secondo me è già iniziato, ma non deve essere necessariamente negativo. Ogni famiglia cambia la propria idea di numero o addirittura di vita, scegliendo ad esempio di lavorare nei night club, sulle navi da crociera o nei parchi divertimento. Tante famiglie si dividono e vanno all’estero dove c’è un’attenzione migliore. Nei vari festival del settore ho visto che i numeri sono quasi sempre al trapezio in versione singola o in coppia, di acrobazia a terra come il “mano a mano” o numeri comici e, molto diffuso, il numero della “ruota cyr”. Numeri facili da portare in giro che si possono svolgere sia in circo che in teatro. Nei giovani c’è una grande volontà di continuare questa tradizione che nasce molto lontano nel tempo e che è stata tramandata di padre in figlio. Pur potendo oggi più facilmente scegliere una vita diversa fuori dalla pista, questi ragazzi continuano a rimanere nel circo, arrivando, per alcune famiglie, alla settima generazione. Tanta parte della nostra cultura popolare è andata a sparire; io mi auguro che l’arte circense non condivida questo destino.