L’opinione pubblica italiana sembra improvvisamente risvegliarsi da un lungo sonno della ragione che, come insegna Francisco Goya, genera mostri.
L’occasione è fornita da una giovane studentessa di veterinaria all’Università di Bologna, Caterina Simonsen. Colpita da quattro malattie genetiche rare (immunodeficienza primaria, deficit di proteina C e proteina S, deficit di alfa-1 antitripsina, neuropatia dei nervi frenici), agli occhi del fanatismo animalista è colpevole (al punto da meritarsi insulti e minacce di morte) di aver difeso la sperimentazione animale perché, sostiene lei, “ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete regalato un futuro”.
Non l’avesse mai detto. Agli occhi dei violenti che professano una visione del mondo nella quale gli animali vengono prima degli uomini, Caterina ha bestemmiato. E così sulla sua pagina facebook parte una vera e propria scarica di offese e minacce. “Per me puoi pure morire domani. Non sacrificherei nemmeno il mio pesce rosso per un’egoista come te”, scrive una che si firma Giovanna. “Per me potevi pure morire a 9 anni, non si fanno esperimenti su nessun animale, razza di bestie schifose”, commenta un altro. “Magari fosse morta a 9 anni, un essere vivente di m… in meno e più animali su questo pianeta”, dice Perry. E un altro: “Meglio 10 topi vivi di te viva”. Oppure: “Se devo campare 16 anni con un respiratore… e girovagare per ospedali, meglio andare al creatore”. O anche: “Se per darti un anno di vita sono morti anche solo 3 topi, per me potevi morire pure a 2 anni”.
Per chi conosce il mondo animalista e chi lo popola ormai nella maggioranza dei suoi adepti (non tutti, ovviamente, arrivano a tanto), ogni giorno in trincea anche con vere e proprie campagne d’odio, non è una sorpresa. Basta vedere cosa accade a chi alleva animali, ai circhi, agli organismi scientifici impegnati nella ricerca e tanto altro. Ma Caterina fa rumore perché porta a galla la bestialità di un pensiero fanatico che arriva a disprezzare la vita umana per una presunta liberazione animale.
Caterina è stata costretta a rivolgersi alla polizia postale e a segnalare l’aggressione subita. Non solo. Ha pubblicato sulla sua pagina facebook un video nel quale, con serietà, realismo e una umanità toccante, spiega le sue ragioni. Tanto più che lei gli animali li ama davvero e vuole laurearsi in veterinaria proprio per prendersene cura.
“Non capisco il perché di tanta cattiveria. Loro non sanno chi sia io, cosa faccia io, e probabilmente sono così ingenui da non sapere che tutti i farmaci che prendono, che danno ai loro figli e che danno ai loro animali sono stati testati sugli animali”, spiega Caterina, che fra l’altro non mangia carne. Le sue giornata trascorrono quasi interamente attaccata ad un respiratore (16 – 22 ore), quattro volte è arrivata ad un passo dalla morte.
Caterina, combattiva come pochi, quasi non crede possibile che chi dice di amare gli animali possa augurarle la morte. E allora ha deciso di rivolgersi ad alcuni emblemi dell’animalismo italiano, Michela Brambilla, il Pae (partito animalista europeo) e la Lav per chiedere loro di dissociarsi: “Invito Brambilla, Lav e Partito animalista europeo a combattere contro l’utilizzo degli animali dove non è fondamentale per l’esistenza umana: la caccia, i macelli, gli allevamenti di pellicce. Anziché fare tanto rumore mediatico, e ostacolare il lavoro dei ricercatori potreste raccogliere fondi e investire soldi per cercare un metodo alternativo valido agli esperimenti sugli animali. Una volta trovati questi metodi, per legge dovranno sostituire i test sugli animali. Vi chiedo di chiedere all’Aifa di mettere grande sulle confezioni dei farmaci che il medicinale è testato sugli animali a norma di legge, così che chi si cura possa fare una scelta consapevole”. Per ora però nessuno si è espresso. Silenzio. Assordante e preoccupante. Le uniche reazioni arrivano da altri: “È una vergogna quello che sta succedendo a Caterina. Non è ammissibile che persone disinformate e prepotenti si permettano di minacciare e augurare la morte a una persona gravemente malata”, commenta Dario Padovan, presidente di Pro-Test Italia, associazione non profit per la difesa della ricerca bio-medica. E anche lui chiede “che le associazioni animaliste prendano pubblicamente le distanze da questi comportamenti vergognosi e incivili di chi si professa sostenitore della loro stessa causa”. Associazioni riverite anche da tutta la grande stampa italiana. Associazioni che siedono ai tavoli ministeriali, che gestiscono canili e centri vari, che hanno messo insieme fortune, come documentano i loro bilanci (almeno a leggere quei pochi che sono consultabili online).
Cara Caterina, non solo hai tutta la solidarietà del circo italiano, ma siamo con te e ti diciamo: sei una splendida testimonianza di vita. Auguri perché la tua esistenza sia lunga e piena di amore e di soddisfazioni.
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