di Alessandro Serena
Dalla nuova rubrica “corpo scelto”, pubblichiamo dalla Rivista Circo l’intervista a Giuseppe Curatola, che uscito dall’Accademia del Circo con il fratello Emanuel, ha iniziato una carriera internazionale ai massimi livelli.
Oggi potete vantare un curriculum d’eccezione con ingaggi nei più prestigiosi circhi del mondo, ma tutto è iniziato grazie ad un programma televisivo. Vuoi raccontarci come sono andate le cose?
La mia famiglia è di circo, ma mia mamma era una ferma. I miei avevano deciso di fermarsi, così io e mio fratello Emanuel siamo nati e cresciuti da stanziali, frequentando le scuole a Santa Vittoria (RE). Nell’estate del 1989, per caso, mi è capitato di guardare una trasmissione sull’Accademia del Circo di Verona e ho deciso di frequentarla. I miei genitori erano un po’ perplessi, visto che avevo 12 anni e loro erano fermi da quasi 30, ma mi accontentarono.
Quindi sei arrivato all’Accademia.
Spesso per gli adolescenti è il contrario, ma io non vedevo l’ora che fosse il primo giorno di scuola. Finalmente arrivò settembre. Ricordo le prime emozioni come fosse oggi. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua, il circo era un mondo del tutto nuovo per me. Sin da subito mi dedicai all’acrobazia a terra e alle verticali. Il mio istruttore era Lucio Nicolodi, un grande artista e maestro dell’acrobatica in banchina. Dopo solo due mesi saltavo un po’ a terra e riuscivo a stare in verticale. Ciò mi motivava molto.
Poi ti raggiunse tuo fratello minore, Emanuel.
Fu un tentativo del signor Nicolodi, sostenuto dal signor Palmiri. Dissero ai nostri genitori: “Lasciateci anche il piccolino che montiamo un’acrobatica a due”. A distanza di anni sembra incredibile la visione lucida di allora. Emanuel aveva solo nove anni e i miei genitori non erano sicuri che avrebbe resistito lontano da loro. Resistette eccome. In questo era essenziale lo straordinario clima familiare dell’Accademia, grazie soprattutto alla signora Leda, che si prendeva cura di tutti noi come fossimo suoi figli.
Anche Emanuel si dimostrò portato a saltare a terra e stare in verticale. Iniziamo ad esercitarsi nell’acrobatica e nelle verticali a due, sotto l’occhio vigile di Nicolodi. Dopo nove mesi avevamo montato un numeretto e passammo l’estate in Grecia, al circo di famiglia di mio zio Enrico Curatola.
Però poi foste costretti a modificare il vostro programma formativo.
A settembre tornammo all’Accademia per il secondo anno, ma Nicolodi nel frattempo era stato ingaggiato dal Big Apple Circus. Si presero cura di noi prima Rony Jarz e poi Igor Baykov, della celebre scuola di Mosca. Eravamo molto affezionati a Nicolodi, inoltre i diversi linguaggi e metodi sembravano essere un problema. Ma al momento di diplomarci, due anni più tardi, avevamo montato un buon numero, con esercizi piuttosto duri e spettacolari.
Per noi l’esperienza dell’Accademia è stata entusiasmante. La mia famiglia era ferma da tre decenni e abbiamo cambiato del tutto la nostra vita. Tre anni molto impegnativi, ma fondamentali.
Subito iniziarono le prime esperienze professionali significative.
Il signor Palmiri dava grande importanza all’esperienza lavorativa e al presentarsi in pista di fronte al pubblico. Faceva di tutto per stimolare gli ingaggi. Alla fine del secondo anno ci fece passare l’estate da Oscar Togni. Al termine del terzo convocò mio padre e gli comunicò che, pur mancando ancora due anni al diploma, eravamo già pronti per lavorare in maniera continuativa. Inoltre ci propose un contratto con il Circo di Moira Orfei. Era come per dei ragazzi appena usciti da una scuola di calcio venire ingaggiati dalla Juventus! Iniziammo da Moira il 4 Luglio 1994 in Slovenia. Festeggiamo in questi giorni 19 anni di carriera. Ricordo come fosse oggi il debutto, un’emozione indescrivibile.
Gli esami non finiscono mai.
Per fortuna trovammo anche lì una persona importante per la nostra formazione, a cui siamo molto grati. Si tratta di Michail Malachikini, marito di Lara, figlia di Moira. Ricordo che ci prese subito in simpatia e chiese a mio padre se ci poteva aiutare nelle prove. Era duro, provavamo mattina e pomeriggio e spesso avevamo due spettacoli al giorno. Ma fu fondamentale. Inoltre in due anni di tournée avemmo la possibilità di visitare circhi importanti, come Louise Knie in Austria o Roncalli in Germania. Quest’ultimo divenne per me subito un sogno. Evidentemente anche i sogni, come gli esami, non finiscono mai. Ed è bene che sia così.
Poi ci fu il Festival di Budapest.
Un’altra grande esperienza. Stava per concludersi il nostro secondo anno da Moira e mio padre ricevette una telefonata da un grande impresario e uomo di circo, Eduardo Murillo, che ci chiese di partecipare alla prima edizione di quello che ora è fra i maggiori festival del mondo. Così nel marzo del 1996 scendemmo in pista al circo stabile della capitale ungherese. Una vetrina dove avemmo modo di metterci in luce ed iniziare numerosi contatti che poi, nel breve o lungo periodo, riuscimmo a finalizzare.
Poi tornammo in Calabria nel circo di famiglia dei miei cugini Mavilla, il Circo di Venezia. Presto ricevemmo una telefonata da parte di Livio Togni, che ci chiedeva di raggiungerli per una tournée di sei mesi in Olanda e Belgio. Ci facemmo un bel viaggio, ma ne valeva la pena.
Iniziò così il vostro percorso internazionale in case di assoluto prestigio.
Mentre eravamo a Bruxelles con il Florilegio, ci chiamò l’agente del Moulin Rouge chiedendoci se eravamo disposti a sostituire per due settimane i Liazed. Non credevamo alle nostre orecchie. Mio fratello Emanuel era tredicenne ed io appena maggiorenne. Lui, per altro, è sempre stato un po’ più agitato di me, sente molto i debutti e le cose nuove in generale. Fu una grande emozione, ma tutto andò bene. Avemmo poi altre occasioni per esibirci nel celebre locale di Montmartre.
Da lì una serie di contratti in Europa e oltre.
Con il Florilegio facemmo Amsterdam, e subito dopo prendemmo parte alla prima edizione del Weinachtcircus di Offenburg. Un’altra bella esperienza in uno spettacolo con ottimi artisti, mi ricordo dei tre numeri dei Randols, gli icariani di Juan Carlos e Antonio, le contorsioni di Evelyn e gli hula hoop di Denise.
Poi il Medrano in Svizzera, dove però decidemmo di rescindere il contratto perché gli affari non andavano molto bene. Fu una delle poche volte, in verità, che ci trovammo in una situazione spiacevole. Raggiungemmo quindi Maximum in Svezia.
Fu ancora una volta Edoardo Murillo ad offrirci il nostro primo contratto oltre oceano, sei settimane nel famoso NGK Theater, a Osaka in Giappone, dove poi tornammo altre volte.
Dopo arrivò un ingaggio di otto mesi con Zippos, che ci fece conoscere a fondo Londra. Cominciammo, poi, ad accettare contratti per i gala invernali parigini, che ripetemmo più volte. Altre belle case di quel periodo furono l’Hansa Teater di Amburgo, il Benidorm Palace in Spagna e l’Agora in Norvegia.
Provammo anche l’esperienza delle crociere, con la Costa Romantica, ma non faceva per noi. La vita che si conduce a bordo è troppo diversa da quella del circo.
Partimmo per l’Australia, dove restammo per tre settimane in un Casinò di Sidney. Una mezza vacanza, dato che lavoravamo solo venerdì e sabato e avevamo un appartamento sul mare. Di ritorno nel vecchio continente andammo in altre due case “storiche” il Pinder in Francia e il Blackpool Tower Circus, in Inghilterra. A seguire l’Heilbornn Weinacht Circus.
Una girandola di nomi di circhi e luoghi. Sino al Roncalli e ad un nuovo stile.
Si aprì per noi il circuito del varietà in Germania. Facemmo anche il Tivoli di Copenaghen, il Tatyala di Istanbul e molti altri. Nel 2003 lo stabile di Krone a Monaco. Poi un altro piccolo contrattempo. Avevamo firmato un contratto di due anni con Lothar Kastein, fratello di Benno, direttore del Flic Flac che spopola in Germania. La sua idea era 180°, uno spettacolo innovativo, ma non funzionò. Dalla sfortuna venne un fatto positivo. Finalmente potemmo lavorare, anche se solo per tre giorni, da Roncalli, per una sostituzione. Chiedemmo al direttore, Bernahrd Paul, se fosse interessato a tenerci. Lui disse di sì, a patto di modificare lo stile, la musica, i costumi, etc. Voleva farci apparire ancora più “italiani”. In quel contesto funzionò molto bene e rimanemmo per tre bellissime stagioni. Un’altra importante vetrina che ci permise di continuare a crescere.
Ma non vi fermaste troppo.
Durante le feste avevamo la possibilità di prendere parte a buoni spettacoli di Natale, come nel celebre Teatro Carrè ad Amsterdam. Nel frattempo Emanuel conobbe, da Roncalli, la ballerina Tatyana Levkova e nel 2004 convolò a nozze. Poi andammo in Sud Africa. Di ritorno in Europa fu la volta del Mundial in Spagna e, per due volte, la Fete Lilloise a Lille. A seguire il Festival di Grenoble di Alex Nicolodi e l’ottimo Stuttgart Weinacht Circus della Stardust Production. Poi ancora allo stabile di Budapest e di nuovo nei paesi nordici, in Danimarca, al Dannebrog. Poi ancora Charles Knie in Germania e di nuovo un’altra bellissima soddisfazione, il programma dei Bouglione al Cirque D’Hiver di Parigi, uno dei più belli ed antichi stabili del mondo.
Tutte case molto importanti.
Siamo contenti di esserci esibiti in molti posti diversi. Ciò ci ha dato modo di portare l’arte circense italiana nel mondo, con modestia ma con tanta passione. Nel 2008 siamo stati da Cirkus Finlandia, poi a Zurigo al Conelli. Poi un gradito ritorno alle origini con tre mesi passati da Moira Orfei.
Altro contratto interessante quello del 2009 con il Big Apple Circus. Un complesso che monta il proprio chapiteau nel centro di Manhattan, al Lincoln Center, accanto al Teatro dell’Opera. Tornati in Europa, siamo stati un mese e mezzo in Italia con l’Apollo degli Anselmi. Un piccolo circo, fatto alla grande, con molta attenzione all’interno, ai costumi e allo spettacolo.
Altra esperienza interessante all’Europa Park dove lavoravamo sia nella produzione natalizia che al dinner show, con 98 spettacoli in un mese, il nostro record.
Poi in Danimarca al Nemo, in una piccola tenda, presentata da due comici danesi famosi della televisione. Di nuovo in America dieci mesi con gli Hermanos Vazquez con i quali abbiamo visitato Houston, Dallas, Miami, Atlanta, Chicago e New York.
Ora siamo in Danimarca di nuovo da Dannebrog. In autunno saremo di nuovo al Festival di Massy e per la seconda volta al Cirque d’Hiver.
Ma l’evento recente più importante non è stato professionale.
Il matrimonio con la mia adorata Allison Togni (figlia di Italo e Paola Papi e nipote del grande Cesare). Con una luna di miele di soli due giorni perché eravamo, tanto per cambiare, tra un contratto e l’altro fra Belgio, Francia e Olanda.
In mezzo a tutti questi ingaggi ci sono stati un sacco di partecipazioni a programmi TV, gala, eventi speciali. Non si tratta solo di firme su contratti o di nomi di circhi o varietà. Si tratta ogni volta di incontrare gente del nostro mestiere da conoscere e dalla quale spesso imparare. Siamo stati fortunati perché abbiamo incontrato molti grandi artisti e soprattutto molte grandi persone.
Tutto questo è nato perché da bambino ho guardato alla TV un servizio sull’Accademia d’Arte Circense. Non immaginavo di stare guardando il programma che avrebbe cambiato la mia vita in modo così radicale e buono. Bisogna sempre credere nei propri sogni. Se si ha poi la fortuna di imbattersi in persone che ti aiutano a realizzarli è fatta. Per noi è stato così e siamo molto grati a tutti costoro e in particolare all’Accademia, che raccomandiamo a tutti i giovani che vogliono seguire questa strada.