I comici musicali Sterza si sono distinti di recente in alcuni importanti festival, come quello di Budapest, anche grazie al costante obbiettivo che si pongono di rinnovarsi nella tradizione. Come ci racconta Alessandro Sterza in questa intervista.
Alessandro, il tuo nucleo famigliare ha origini antiche, mi puoi fare una breve ricostruzione del vostro albero genealogico?
Mio nonno Alessandro Sterza, classe 1902, fu il primo ad inserirsi nel mondo del circo. Era originario di Brescia e di famiglia contadina, come del resto sua moglie Giulia Chiari (classe 1902). Forse per questo avevano ben chiaro il valore del lavoro quotidiano e il rapporto con le stagioni. Alessandro e Giulia ebbero cinque figli, Gentile (1922) che, sposatasi giovanissima percorse una propria strada. Poi Giuseppe (1928), mio padre Luigi (1932), Ezio (1934) e Ivan (1943). Tutti insieme gestirono l’Arena Ginnastica Sterza, in seguito cresciuta nel Circo Ginnico Sterza.
Mio padre Luigi ha poi sposato Portesina Onofrio (1930) dalla quale ha avuto me, Alessandro e mio fratello Liliano, che tutt’ora con la moglie Patrizia Caroli ed il figlio Neil gestisce il Circo Sterza.
Ora il vostro nucleo famigliare da quante e quali persone è composto?
La mia famiglia è composta da cinque persone. Io, mia moglie Gulzhan Satybaldiyeva (1973) ed i miei figli David (1984), Bryan (1987), Steven (1991) che ha scelto dopo gli studi di svolgere un altro lavoro e Ameli (2007). Siamo cresciuti nel circo di famiglia prima di intraprendere di recente una nostra nuova strada come artisti.
Presentate una versione molto originale della classica entrata musicale. Come ci siete arrivati?
Prima di tutto riteniamo importante la formazione musicale. Quindi David e Bryan hanno studiato musica privatamente per tre anni. Mentre io ho acquisito le mie estrosità con i vari e strani strumenti che utilizzo dai miei famigliari. Infine mia moglie ha imparato da noi.
Un lavoro importante è stato quello sui personaggi, che sono diversi da quelli, pur efficaci, delle entrate tradizionali. I nostri personaggi sono frutto di un percorso creativo che nel corso degli anni ha portato ciascuno di noi a sviluppare una propria identità che in qualche modo ricalca le proprie caratteristiche. Del resto ci piace prendere spunto costantemente da ogni tipologia di artisti. Nel tempo abbiamo visionato tantissimi spettacoli di tipologie differenti, tantissimi filmati di comici di diverse epoche e siamo comunque sempre alla ricerca di ispirazione. Quindi stimiamo molto il repertorio classico e partiamo da lì, ma cercando di arricchirlo con alcune novità.
Qual è stata la vostra traiettoria professionale recente?
Per alcuni anni abbiamo in pratica lasciato le piste per intraprendere un percorso diverso, più teatrale, che ci portava a presentare degli spettacoli interi (da noi creati) in festival e rassegne di comuni o altri enti pubblici. Lo scorso anno, più precisamente da ottobre 2011 a febbraio 2012, siamo stati con Lerry Rossante nel suo Circo di Mosca. Poi, nel febbraio del 2012, è arrivata la partecipazione al 9° Festival Internazionale del Circo di Budapest in Ungheria. Lì siamo evidentemente piaciuti ai responsabili che ci hanno poi chiesto di rimanere nello spettacolo Festival Plus composto dai migliori artisti della rassegna. Partecipare al Festival di Budapest è stata un’esperienza molto formativa. Abbiamo conosciuto molti artisti e operatori e abbiamo avuto modo di confrontarci con una nuova realtà che ci ha permesso di farci conoscere. Grazie anche alla partecipazione all’evento ungherese, siamo stati per la stagione 2012 in Norvegia, con il Cirkus Arnardo. Poi siamo tornati in Italia ancora con Rossante per il Natale 2012 – 2013. Ora e fino a tutto ottobre siamo di nuovo in Ungheria con Magyar Nemzeti Cirkusz della famiglia Richter. A novembre saremo in Giappone per il Daidogei Worl Cup Festival e per le feste nel Weihnachtcircus di Ulm in Germania.
Vi sentite più a vostro agio nelle piste del circo o quando presentate tutto uno spettacolo in una piazza o sulle tavole di un palcoscenico?
In realtà ci sentiamo a nostro agio in qualunque contesto a contatto con il pubblico. Anche per questo siamo contenti del nostro attuale contratto in Ungheria. Perché il circo della famiglia Richter ha sempre un’ottima affluenza di pubblico e ciò ci dà modo di esprimerci al meglio. Si tratta, per altro, di spettatori molto partecipati.
Meglio l’estero o l’Italia?
Nell’anima dell’artista c’è anche la disponibilità e la voglia di viaggiare e di conoscere nuovi popoli e nuove culture. Ma anche il costante desiderio di tornare, poi, in patria. E’ sotto gli occhi di tutti che il circo in Italia sta vivendo un periodo difficile. La crisi rende difficile persino per gli spettatori più appassionati frequentare le forme di spettacolo dal vivo. E i soliti problemi burocratici rendono la vita dura ai direttori. Ma i circensi italiani, come dimostra la storia, trovano sempre una maniera per risorgere e per continuare a crescere. È questa la speranza che coltiviamo.
Alessandro Serena
L’intervista è stata pubblicata sulla rivista Circo di luglio 2013.