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I 20 anni del Festival Internazionale del Circo d’Italia

di Flavio Michi

“Chi la dura la vince” dice un saggio proverbio. La determinazione, l’impegno e la caparbietà sono solo alcuni degli ingredienti che hanno permesso alla famiglia Montico di poter tagliare il traguardo del Festival del ventennale.
Un grandissimo successo in senso assoluto, ma anche se si confronta con altre esperienze della scena circense italiana. I primi anni ’90 ci regalarono, infatti, grandi manifestazioni che però si esaurirono nel giro di pochi anni. Parliamo del bellissimo Festival Internazionale Città di Verona e delle edizioni del 1992, ’93 e ’94. Ricordiamo sempre con grande piacere la prima edizione con la stella di Platino consegnata al mito Tamerlan Nougzarov, in pista con i suoi cavallerizzi cosacchi. E mai dimentichiamo che alla grande serata di Gala non ci fu posto per la produzione dei Kornilovi, con i loro elefanti. Durava 25 minuti, ma era un capolavoro! E ancora ringraziamo i Giarola per quanto hanno fatto.
Grazie anche a Walter Nones per il Gran Premio del Circo che si svolse a Milano nel 1993. In questo caso non potremo dimenticare la performance degli acrobati alle basculle Privalovi. Fantastici! Walter continuò nel 1994 spostandosi a Genova con un cast stellare che comprendeva, tra gli altri, i Cranes, le gemelle Steben, Anthony Gatto, Mstislav Zapashny con tigri ed elefanti nella stessa gabbia, il grande ospite David Larible! La manifestazione continuò a Riva del Garda, nel 1995, e poi a Viareggio per le edizioni 1996 e 1997.

Abbiamo voluto citare questi due festival, con caratteristiche molto simili a quello di Latina: la durata di pochi giorni, la giuria internazionale, da 20 a 24 artisti in gara. Fa eccezione solo Genova che ebbe una durata maggiore (nelle festività natalizie), ma con un numero di artisti incredibile, tale da farli alternare in pista nei vari spettacoli.
C’è una grande differenza, però, con il Festival di Latina. Le riprese televisive! Latina non ne ha avute, a parte una diretta del Gala diversi anni fa su una rete regionale.
Tutti i Gran Premi del Circo sono stati trasmessi dalle reti Mediaset e dalla RAI. Il 1° Festival di Verona andò in onda su Canale5 e, comunque, tutte e tre le edizioni furono vendute a tv estere.
E’ importante pensarci perché la tv porta denaro e questo contribuisce non poco alle tante spese che ci sono per allestire una manifestazione di questo livello.
E’ sì vero che il Festival di Latina ha avuto contributi dal FUS (sempre in calo, però, negli ultimi anni), dal Comune, dalla Provincia, ma soprattutto per le ultime due edizioni l’impegno economico sostenuto dalla famiglia Montico è aumentato proprio per la diminuzione di altri introiti. Tutto questo per realizzarlo, in mezzo a mille difficoltà, ogni giorno. Molti vedono gli spettacoli, ma non pensano al lavoro enorme che c’è dietro. Per tutti.

La ventesima edizione è stata molto commentata, discussa. Molti hanno lamentato l’assenza di grandi troupes. In realtà abbiamo potuto vedere i tre grandi quadri presentati dal Royal Circus di Gia Eradze: “Gold Fish”, “Flags” e “The Veda”. Molto belli coreograficamente, non molto forti a livello tecnico, a parte “Flags”, con gli acrobati al fast track. “Gold Fish” è forse il migliore dei tre, con una bellissima coreografia acquatica: pesci, stelle marine, la piovra, un vascello aereo e le due ragazze impegnate in esercizi nella rete. “Flags” porta in pista ben 25 persone! 18 ballerine con mantelli ispirati alle bandiere di tanti stati e gli acrobati al fast track. L’insieme è d’effetto, con la sfilata iniziale delle bandiere, una sorta di sfilata di moda che ci ha riportato indietro di qualche anno all’esibizione della Troupe Khoubaev con “Fashion”, poi ritrovata a Montecarlo al 35° Festival, nel 2010.
Un bel quadro dove, forse, c’è un po’ troppo spazio per la parte coreografica, durante le acrobazie.

“The Veda” combina antipodismo e barre orizzontali. Crediamo che la combinazione non sia tra le più azzeccate da Gia Eradze. Sia l’antipodista, sia gli sbarristi sono bravissimi. Il ‘contorno’ delle ballerine è bello. Quello che non convince è aver collocato un’antipodista su una pedana aerea, ben poco visibile dal basso. Si vede la bravura per gli esercizi che esegue, ma mai lei. Gli sbarristi sembrano schiacciati dalla pedana che sta sopra di loro: toglie ‘respiro’ ai loro esercizi. Forse può funzionare nei circhi stabili russi, molto verticalizzati, ma non nei nostri chapiteaux.
Ottima la scelta della Giuria di assegnare il Grand Prix, nato per l’occasione, al complesso delle tre esibizioni, ai tre grandi quadri. Un bel premio lo meritavano, aldilà di qualche critica. Il livello tecnico non poteva essere paragonato a quello di due anni fa, quando abbiamo tanto applaudito il “Quadro bianco”, le cavallerizze cosacche guidate da Russlan Gazaev, la doppia altalena russa della Troupe Filinov.

Un solo Oro, meritatissimo, per il grande Zhang Fan, al filo oscillante.
Ha conquistato il pubblico da subito per la sua bravura, per la presenza, per il sorriso. E’ un grandissimo artista cinese, ormai da anni in Europa. La tecnica è ai massimi livelli: verticale sul filo, camminata con le mani, impalo senza cuscinetto, l’incredibile equilibrio sulla scaletta, la camminata col monociclo guidato dalle mani, la grande oscillazione e il salto mortale dal filo alla pista, nel finale. Una bomba, con ovazione del pubblico ad ogni spettacolo!

La Giuria ha assegnato 4 Latina d’Argento.
Uno è andato alla bravissima Mariia Schevchenko per l’ottimo numero alle cinghie aeree. Un secondo ad Alfredo Silva e Aleksandra Kiedrowicz, lui brasiliano, lei polacca. Il loro crossbow è un classico che diventa modernissimo. Grande abilità e professionalità in esercizi nuovi e originali. Oltre all’Argento si sono portati a casa un invito a partecipare al Festival International du Cirque de Montecarlo, dove saranno nel 2021.
A parte i grandi quadri di Gia Eradze c’erano comunque due troupes in gara. Non mancavano! Entrambe hanno conquistato un Latina d’Argento.
Si tratta dei colombiani Gerlings al filo alto e dei tedeschi Spindler, dalla Germania, col jockey.
I funamboli sono bravi, presentano la piramide a sette, tra l’altro. Qualche pecca nei costumi e nella presentazione. Il coraggio che dimostrano, però, andava premiato.
I tedeschi sono andati in crescendo nei vari spettacoli. Sono bravi e rappresentano il circo tradizionale con uno dei numeri classici per eccellenza che, purtroppo, si vede poco nelle piste.
I Latina di bronzo hanno premiato, tra l’altro, i due fratelli Nicol Nicols e Michael Olivares.
Il primo è stato impeccabile al filo teso. Una bellissima presentazione classica.
Il fratello Michael Olivares ha presentato un’elegante performance ai tessuti con la compagna Helena Kaiser, già a Latina anni fa come giocoliera con i palloni. Premiazione densa di commozione per i due fratelli che hanno conquistato insieme il Premio Speciale dell’Eca “per aver trovato il modo di portare avanti un’antica famiglia circense”.
L’altro bronzo è andato al Duo Cabaret, per l’esibizione ai lacci aerei, con bei passaggi anche pericolosi.

La categoria “Children” ha premiato con l’Oro la straordinaria Sofia Tepla, contorsionista ucraina di nove anni: ottima tecnica, sicura, grande presenza e sorriso accattivante.
L’argento è andato a Oscar, 10 anni, che ha stupito per il numero di ‘mano a mano’ col papà Danilo.
Un grande numero, che entusiasma.
Personalmente non avrei inserito l’esercizio finale dove Danilo, il padre, tiene un grande pugnale in bocca e Oscar sta in equilibrio con la testa, con un opportuno cuscinetto, che lo protegge, proprio sul pugnale. Niente da discutere se fosse stato eseguito da due adulti, ma in questo caso non ci è parsa una scelta indovinata. A mio parere interrompe tutta la solarità che ha caratterizzato il numero fino a quel punto.

Il Premio della Critica è andato al giocoliere russo Victor Moiseev. La Giuria ha voluto premiare l’originalità, l’estetica, la novità del suo numero. Victor ha calcato importanti scene con la giocoleria tradizionale. A Latina si è presentato con la sua ‘giocoleria orizzontale’. L’obiettivo è completamente raggiunto se il circo è completamente al buio. Le sfere rosse fluorescenti vengono lanciate orizzontalmente e ritornano nelle sue mani. Il trucco c’è e non si deve vedere! Molto interessante e d’impatto sul pubblico.

L’Italia era rappresentata da Walter Orfei Nones Malachikine, figlio di Lara Orfei e Misha Malachikine, e quindi nipote di Moira Orfei e Walter Nones.
E’ cresciuto molto artisticamente negli ultimi anni. Il suo numero di verticali è molto buono, sia per la tecnica, sia per la presentazione. C’è anche da sottolineare che un ragazzo di 1,86 non si vede in un numero di verticali perché l’altezza complica molto l’esecuzione di certi esercizi. Bravo! E Brava Moira Jun. che lo affianca.

Ancora Italia con Holler e Kimberly Zavatta, della storica dinastia circense. Hanno presentato un bel numero di pattinatori acrobatici con cui vinsero il bronzo due anni fa alla New Generation di Montecarlo. Provengono dall’Accademia d’Arte Circense di Verona e da lì hanno fatto già tanta strada. Bravi.
Per i nostri artisti italiani il Premio Speciale dell’Ente Nazionale Circhi.
Tra i numerosi Premi Speciali che sono stati attribuiti alla famiglia Montico anche quello del Club Amici del Circo. La famiglia protagonista di questo importante festival li ha meritati tutti.

Redy Montico, figlio di Gaetano, bravo addestratore di felini, è stato ospite di questa edizione del ventennale. Ha presentato un nuovo numero con due leonesse bianche, due tigri bianche e un leone, bianco anche lui. Gli animali sono entrati in un circo per la prima volta e per la prima volta si sono trovati davanti ad un pubblico, alle luci e alla musica.
Redy è stato bravo perché avrebbe dovuto avere più tempo per terminare il suo lavoro. Ha affrontato coraggiosamente la pista.

L’altro ospite era il grande Fumagalli, con suo fratello Daris e con suo figlio Niko.
Purtroppo è sempre all’estero e quindi grazie a Fabio Montico per averlo portato in Italia. Di loro ricordiamo solo una parentesi di quindici giorni al Circo Medrano a Milano nel 2001.
Fumagalli rappresenta la grande commedia italiana, la comicità classica di grande impatto sul pubblico. Ci ha deliziato con alcune riprese e con “Ape dammi il miele”, divertentissima entrata comica che loro rappresentano al meglio!

Gli spettacoli sono stati curati dallo staff di Tommy Cardarelli, con Fabrizio Montico e Ruby Merzari: impeccabile Andrea Giachi in veste di presentatore, ottima regia di pista, e se c’è stato un problema è stato risolto alla grande, tra gli applausi del pubblico.
Buona anche l’orchestra come sempre.
Una madrina d’eccezione per questa ventesima edizione: Manuela Arcuri, che ha presenziato prima alla Conferenza Stampa di presentazione del Festival, poi agli spettacoli, con la sua famiglia.
Un Festival con un buon livello artistico medio, indubbiamente.
Un Festival dove avrebbero potuto andare più in alto anche altri artisti, ma succede ogni volta. E’ così.
Un bravo quindi anche al Duo Unity, alla ruota Cyr, al “mano a mano” del Duo Paradise, al rullo di Keniel Rodriguez Mesa, all’altro “mano a mano” degli Acrodreams, Aleksandra Kiedrowicz al cerchio aereo, Milena e Christopher al doppio trapezio.

Grazie ai Montico che ci fanno vedere ogni anno degli artisti che molto difficilmente vedremo in Italia, dove questo Festival rappresenta un’eccellenza.
Grazie di cuore e continuate questa straordinaria e ‘folle’ esperienza.

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