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“Ho incontrato Moira, Nostra Signora della Speranza”

Katia, Moira e l'icona

“Mi chiamo Katia, ho trent’anni e credo nelle fiabe. Almeno, ci ho creduto per quasi tutta la vita. Faccio parte di quelle persone che posseggono un universo fantastico e fingono di non stare nel duro mondo reale. Tra gli abitanti del mio regno favoloso, immerso nei colori e le bolle di sapone, c’è sempre stato un circo, quello di Moira Orfei, perché lei è il Circo. La donna più bella del mondo, e non importa se gli anni disfano le linee pure del suo volto, in quanto nei milioni di manifesti stampati a fuoco ormai nella testa di tutti non invecchierà mai. Perché lei è immensa, perché Moira Orfei è l’ultima vera diva. Uno dei miei primi ricordi è il poster del suo Circo sul muro del portico che attraversavo per andare alle elementari. Spettacolo che non vidi, la mamma dice per la scarlattina, io sinceramente non ricordo. Ricordo però il giorno in cui mi feci confezionare una spilla con la sua immagine. Spilla che peraltro posseggo ancora e qualche volta la metto perfino per andare a lavorare, anche se mi guardano con certi occhiacci. Già, io alle fiabe ci credevo. Ma succedono cose, a volte, in cui non basta la forza di volontà più forte per rimanere in piedi se il destino ci scaraventa all’inferno. Allora si sente il sapore amaro nella bocca e il conto dal mondo vero è salatissimo. Franano macigni ferrosi in testa, a tonnellate: sangue, lacrime, fatica, sporco, menzogna. Un adulto abituato a stare nel regno delle fiabe crolla sotto il peso di tanto ferro. Quando i primi sassi hanno cominciato a cadere su di me, due anni fa, ho fatto un raccontino sul Circo di Moira. Un anno fa, nel momento più buio, le ho perfino spedito una lettera, e nella busta ci ho messo dentro un pezzetto di cuore.

Poster con dedica

Perché scrivere a una diva? Perché, siccome avevano distrutto il mio universo, avevo bisogno di sapere che almeno quello del Circo di Moira esisteva davvero, sentivo la necessità di un po’ del suo luccicore. Ci sono momenti nella vita in cui non rimane altro che aggrapparsi agli eroi, e Moira è sempre stata il mio. Io ci sono quasi morta sotto la frana ferrosa, come la strega cattiva di Biancaneve. Ma la signora Orfei ha risposto a quella lettera, scrivendomi su un suo manifesto rosa e chiassoso, che adesso è il vanto di casa mia. Ciascuno ha le sue icone di riferimento, per quanto strambo possa sembrare, assieme a Dante Alighieri e altre illustri menti per me brilla lei, il mio unico idolo ancora vivente. Perché Moira è la regina dei colori, la signora degli elefanti, che sono i miei animali preferiti da sempre. E quanto bene mi ha fatto quella risposta sul poster. Infine, l’ho vista dal vivo la divina, giovedì scorso. Sono stati mille gli angeli lì ad aiutarmi per realizzare quel sogno: l’intero Circo, dal suo braccio destro al guardiano degli animali, dai trapezisti ai clown, dal segretario fino alla cassiera. Quando Moira alla fine di una notte tutta da raccontare mi ha guardato con quei leggendari occhi, ho capito di nuovo che un senso il mondo ce l’aveva.
La Moira Orfei che ho incontrato era una divinità buona, in vestaglia e pantofole. Che mi chiedeva scusa perché non era agghindata da parata, che ha riso per il suo santino nel mio portafogli, che mi ha coccolato e ha detto di non piangere davanti alla macchina fotografica che ci immortalava, sennò non venivamo belle. Ho imparato quanto è straordinario scoprire che un mito può essere umilissimo. E soprattutto, Moira si ricordava della mia lettera di un anno prima, e questo mi ha commosso. E’ successo come nel mio raccontino, solo che stavolta era vero.
La scorsa notte ho parlato con un mito sì, ma pure con una vera persona. Anche se vive in un fiabesco carrozzone foderato di rosa, traboccante di fotografie e lustrini, Moira Orfei ha un’anima solida, integra, e tanto buona. Riesco a ridimensionare razionalmente la cosa, e so che in fondo era solo un incontro, che nella vita c’è altro. Ma quella mia icona porta in sé una serie di convinzioni che hanno sempre caratterizzato la mia esistenza, e che i dolori mi avevano sgretolato senza pietà. Moira non si è rivelata meno magnifica e immensa di come ho sempre sognato. Ho ritrovato un simbolo, che mi ha raccontato e ridato la speranza. Certe crepe dopo il terremoto infernale che avevano squarciato l’anima si sono risanate. Adesso la foto che abbiamo fatto assieme sta sotto al manifesto in casa mia, e lì rido come una principessa incantata. Allora non ho sbagliato tutto io per trent’anni, non avevo torto come mi è stato detto. La vita vera non è solo dolore: la “mia” Moira esiste davvero, il suo Circo esiste davvero, le fiabe esistono davvero, e ne ho avuto la prova”.
Katia Gallo
© Circo.it

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