Confesso, in premessa, di provare un certo imbarazzo nel trattare inevitabilmente di attualità, nell’ambito di un numero della nostra Rivista che ritengo, già oggi prima che domani, di altissimo spessore tanto per il ritratto complessivo del circo moderno che scaturisce dalla sua lettura, quanto per la qualità dei singoli interventi, tutti sottoscritti da prestigiosi studiosi e sostenitori dell’Arte Circense.
Il ruolo che a tutt’oggi ricopro, tuttavia, e vale la pena di ricordare che più di un anno fa ho messo a disposizione della Categoria carica e funzione, mi impone inesorabilmente di ripercorrere le tappe del tramontante 2018 cercando, per quanto possibile, di sterilizzare la propensione personale al pessimismo della ragione propria del mio carattere. Voglio innanzitutto intonare un inno sicuramente di affetto ma altrettanto sinceramente di stima e di ammirazione, nei confronti del Giovane Circo Italiano, fervido di vigorosa energia, puro nel pensiero, determinato nell’azione.
Non avevo risparmiato in passato negative osservazioni, avuto riguardo in particolare alla latitanza dalla lotta di troppi giovani del Circo italiano: nel 2018, cito a mo’ di esempio, ho assistito all’organizzazione e alla conseguente realizzazione, di un memorial di calcio a 8 nel quale ho riscontrato educazione, compostezza, capacità, socialità tra i nostri giovani.
Ma il dato che tracima da una attenta osservazione del panorama nazionale e che mi inorgoglisce e mi consolida nella volontà di combattere, è costituito dall’approccio altamente professionale, profondamente avvertito nelle scelte dei nostri giovani meravigliosi artisti. Alcuni di loro hanno glorificato l’Arte Circense italiana primeggiando nelle più importanti competizioni europee, altri, diversi altri, con una dedizione e con un rigore davvero ammirabili, hanno prodotto delle performance che, è plausibile pronosticare, rinnoveranno la storia e forse il mito del Circo italiano nel mondo.
Spero sinceramente, e l’affermazione vale impegno, di poter realizzare in gennaio a Roma, alla presenza di senatori e deputati che saranno invitati per la circostanza, la prima serata del Giovane Circo Italiano nell’ambito della quale istituire riconoscimenti che si richiamino alle nostre antiche eccelse glorie (a titolo di esempio Giovanni Palmiri, Darix Togni, Orlando Orfei) e che rendano testimonianza della qualità del lavoro dei nostri giovani nelle diverse discipline dell’Arte Circense. E spero che ne esca una grande festa perché, tutto sommato, i nostri giovani la meritano.
Per il resto, il 2018 ci lascia all’insegna dei seguenti contraddittori segni:
– una inconsueta e quindi eccezionale tranquillità dell’autorità centrale, parlamento, governo, ministero;
– una lotta senza quartiere presso i Comuni nella difesa quotidiana del diritto al lavoro;
– una dignitosa e fiera rivendicazione del diritto alla percezione di provvidenze FUS.
Quanto al primo aspetto, la campagna elettorale e le elezioni politiche dello scorso marzo, la difficile gestazione del parto che ha condotto alla formazione del governo Conte, la particolare contingenza dell’azione politica con le problematicità originali nei rapporti con l’UE e nella calibratura della manovra finanziaria, hanno fatto sì che il governo, a tutt’oggi, non abbia esercitato la delega prevista dal Codice dello Spettacolo, dispensandoci, per i paradossi dei tempi che corrono, una serenità di periodo quasi dimenticata. A mio avviso il parlamento accorderà al governo ulteriori 12 mesi per l’esercizio della delega: dovremo pertanto approcciare il 2019 con la consapevolezza che molto probabilmente la “ricreazione è finita” e una nuova stagione di lotta ci attende.
Con riferimento al secondo aspetto, abbiamo difeso, o quanto meno tentato di difendere, ogni metro quadrato di plateatico sul territorio nazionale, spesso ma non sempre aiutati da direttori accorti ed in sintonia con la linea associativa. In più di una occasione abbiamo riconquistato posizioni: il ritorno del circo a Imola, per l’alto significato simbolico della tournée, può considerarsi il fiore all’occhiello di una stagione di sacrifici, frustrazioni ma anche soddisfazioni. Non abbasseremo la guardia, saremo per quanto possibile accanto a chi sulla piazza e per la piazza vorrà combattere.
E atterriamo sull’ultimo punto: “Siam guerrieri di un cammino che al destino non si piega”. Le deliberazioni in materia di assegnazioni di contributi FUS della scorsa tarda primavera, hanno mortificato ingiustamente con l’Associazione una quindicina di imprese circensi tutte oggettivamente meritevoli di diversa e migliore considerazione. Abbiamo assecondato la lotta di queste imprese che è andata a fare squadra, ad unirsi, a quella di operatori del teatro di prosa, della musica, della danza. Il ministro Alberto Bonisoli ha mostrato in linea di principio attenzione e rispetto ed ha assicurato concreto impegno per riparare alle ingiustizie patite da troppi, certamente non per cattiva volontà dei commissari ma per deficienza endemica del sistema introdotto nel 2014 e da noi costantemente avversato.
Siamo vivi e senza voglia di morire e in un’Italia che sembra giorno dopo giorno darsi via, il Circo italiano è una speranza di futuro migliore.
Antonio Buccioni